domenica 31 maggio 2009

San Benedetto in Perillis

Ieri, grazie ai buoni uffici di un nuovo amico che ci ha accompagnati, siamo finiti a San Benedetto in Perillis, dove Occhiomagico ha cominicato a scattare come un invasato.

Abbiamo incontrato persone carine che ci hanno aperto case e la chiesa. Occhiomagico ha deciso che io non devo vedere le sue foto, un approccio metodologico che mi trova d' accordo, ma io sono prevalentemente visiva: capisco solo le cose che vedo, e quindi mi sono fatta io le mie di foto, che vi faccio vedere qui, come degli appunti volanti.

Da chiarire una cosa: noi non stiamo cercando di fotografare ruderi, perché quelli sono uguali dappertutto. E di sassi crollati qui ce ne sono da sempre, qundi bisogna guardare con un altro occhio ai danni del terremoto. per esempio, questa porta sospesa sul nulla, da mò che ci sta.

Ve lo dicevo ieri, a un primo colpo d' occhio sembra che non sia accaduto nulla. E comunque questo paesino è bellissimo in sé, quindi se non vi dispiace, io stavolta faccio la guida turistica.

A cominciare da San Benedetto: Ora lo vedete messo un attimo in sicurezza, ma quanto ha dovuto incazzarsi il sindaco per arrivarci. A un certo punto ha fatto notare ai vari interlocutori che visto che le chiese dell' Aquila comunque erano già cadute, cosa aspettavano a non far cadere quello che c' era rimasto?


Il problema di San Benedetto in Perillis è che, nonostante almeno 103 dei 180 immobili di cui è stata fatta la perizia siano stati dichiarati inagibili, il comune non è nella lista magica. Quindi la gente non può vivere in molte delle case, ma le dichiarazioni dei redditi, da fare in base a documenti per le detrazioni che stanno sotto i sassi e quindi non detrai, le volture, tante piccole seccature di cui tu pensi, "c'è un' emergenza, non costringere questa gente a fare code inutili e avvilenti in uffici ormai tanto lontani", ma no, la macchina burocratica va avanti inflessibile.

Non è l' unico comune che nonostante danni ingenti non n è rientrato nella lista. Il perché dei criteri, chi legge blog come il mio ormai li sa, gli altri mi sto scoraggiando dallo spiegarli, quindi che lo dico a fare?

Continuiamo a dare addosso a questa gente, continuiamo a costringerla ad andare al mare, in crociera, a Disneyland, tutto purché si tolgano dai piedi mentre altri stanno decidendo della loro pelle nella loro terra.

Continuiamo a dire a chi dissente civilmente per il proprio diritto a riprendersi una vita e un futuro: non entrate nel centro dell' Aquila, è troppo pericoloso.

Continuiamo così fino a che anche le persone non si sfiducino del tutto. E facciano la fine di questa botte, troppo sfiduciata per continuare a fare la botte.


Ma io conto molto nelle doti negative degli abruzzesi: la cocciutaggine, la chiusura, il senso di bastare a sé stessi e di non aver bisogno di forestieri che vengano a dirgli cosa fare. Certe volti le doti negative ti impediscono di guardare avanti, ma sono nate appunto come criterio di sopravvivenza. ed è alla pura e semplice sopravvivenza che adesso siamo ridotti.

PS: Ieri per sentito dire mi hanno riferito come è stato spiegato l' effetto di questo sisma a un gruppo di esperti. Praticamente le case sono saltate in alto e poi riatterrate su sé stesse. Alcune sembrano intatte, a partre il piccolo dettaglio che gli manca un piano, che nell' urto si è spiaccicato sotto il resto.

I pilastri del cemento armato si sono sfilati dai tondini e sono ricaduti sopra.

La persona che lo riferiva, piangeva al telefono.

Ecco, voglio dire, queste non sono barzellette, sono rilievi. Stiamo ancora a discutere sulla reale magnitutdo di questo terremoto? Stiamo ancora a dire che era di media intensità? andatevi a studiare bene i ruderi. Io non lo faccio perché non sono qui per questo.

Però smettiamola di raccontarci le barzellette sulla pelle della gente, che ancora ieri si è sentita un tot di scosse e dorme ancora vestita e con le scarpe. O non dorme affatto. E in crociera, col cavolo che ci vuole andare.

sabato 30 maggio 2009

Stavolta sullo sguardo, prometto

Chi mi legge spesso, sa che ho una teoria sullo sguardo del neopadre. L' uomo che sa da poco di aver trasmesso i propri cromosomi, ha lo sguardo puntato esclusivamente sul futuro, il che gli da', a voler chiamare le cose con il proprio nome, è una faccia da rinco. Che non è un' abbreviazione di ornito-.

Ora ho scoperto un altro tipo di sguardo collettivo. L' ho visto parecchio in questo paio di giorni.

La cosa forse più dolorosa, o comunque a cui non puoi fare a meno di far caso, è quella che ci ha detto Uomotenero quando stavamo percorrendo il tratto L' Aquila Ovest-L' Aquila Est.

"Se guardi così, all' Aquila sembra che non sia successo niente".

Case, stendini sui balconi, finestre e serramenti aperti o chiusi, auto parcheggiate, i condomini inondati dall' ultimo sole del pomeriggio. Ma non è assolutamente così e te ne accorgi se cominci a guardare ai dettagli insignificanti.

Arrivati a Ofena, uguale.
"Ci è andata bene, siamo tutti vivi". ma hanno lo sguardo.

Io li conosco da una vita, e lo so che sguardo avevano prima. Non era questo.

Ieri pomeriggio, a Navelli conosco due persone che a pancia mi fanno un grande affetto. Anche loro con lo sguardo, ma il loro è accompagnato da un paio di storie anche più pesanti.

Oggi siamo andati a San Benedetto in Perillis, poi forse ho foto da farvi vedere se Occhiomagico, che dopo i ritmi di questi giorni mi si sta un pelo stranendo, mi aiuta a scaricarle.

Le mie non sono neanche lontanamente pagagonabili a quello che sta facendo lui, ma sono i miei appunti rapidi.

Insomma, lo sguardo. Sempre quello. Ce l' abbiamo proprio tutti.

Ieri dopo aver visto casa, stavo andando a riprendere la macchina per caricarmi i maschi. Perfettamente consapevole di averlo anch' io, lo sguardo.

Sono entrata in comune per andare a piangere in bagno, e poi mi sono rimessa allo sportello accanto a Francesco, che è stato una vita fa per un pò il mio padrone di casa all' Aquila l' ultimo anno che ci ho studiato e con cui non avevo più parlato. ammesso di averci mai scasmbiato più di due parole (buffo come una decina di anni di differenza siano una vita a ventanni, un dettaglio a quaranta)

"Ho saputo di tua zia".
"Scusami,è che".

Lo sa cos' è. Mi guarda. E in quel momento so di conoscerlo da sempre. Abbiamo lo stesso sguardo.

Lo sguardo, no, anzi, insonnia

Oggi parliamo un momento di occhi e di sguardi e cinestetica varia per favore (no, ne parlo dopo perché come sempre le premesse mi sfuggono di mano). A cominciare dalla telefonata alle 7 di mia madre ieri mattina (ero sveglia dalle 5 e con 4-5ore di sonno totale in due giorni) io e Occhiomagico siamo andati a far foto.

La cecata (pare abbia una leggera cataratta, ma me la tengo, ha detto l' oculista la settimana scorsa) e lo sciancato (Occhiomagico è riuscito a farsi diagnosticare un' ernia al disco, prima di partire e si è comprato un carrellino fAVOLOSO PER PORTARE LE ATTREZZATURE, MA COME SI FA A USARLO IN UN PAESE DI SCALINI E SAMPIETRiNI, OLTRETUTTO A QUELL' ORA? sVEGLI TUTTI.(scusate, ma non ho tempo di riscriverlo adesso, ve lo tenete stampatello).

Poi mentre Uomodolce ci ha raggiunti in macchina, che ci ha chiesto di concedergli quella mezz' ora di sonno in più, e quando parti da SandeRocche in cima e arrivi alla Portappiedi in fondo, ti viene da chiamarlo:
"Pronto Radiotaxi? Ci venga a prendere al mascherone di fontana giù alla curva, che rifare la salita carichi di attrezzature e cavalletto non è cosa".

Insomma, eravamo a scattare foto che mi chiama la mia mamma e la prima cosa che mi dice è che si capisce dalla voce che io sono ad Ofena. Sono meno schizzata.

Ora, io forse questa cosa la devo spiegare bene una volta almeno. Io a Ofena, propriamente, non ci sono mai vissuta. A diciottanni ci ho preso la residenza sognandomi l' ultimo anno di univsersità in cui, libera dalla frequenza, mi sarei portata lì il computer per viverci mentre scrivevo la tesi.

Poi ho conosciuto il capo e la tesi l ' ho scritta altrove. La vita, sempre cose che non ti aspetti.

Cioè si, ci ho vissuto un anno, quando i miei lavoravano a Roma e solo con i figli mi sono spiegata bene cosa abbia (in parte me lo sono spiegata, eh?) causato esattamente nella mia fragile psiche bambina l' abbandono della mamma e del papà, perchè non scherzo, le strade all' epoca erano quelle che erano e venire da Roma a Ofena era una cosa che potevano permettersi solo ogni due settimane.

Io intanto facevo la principessa circondata dalle vecchie, ma ragazzi era così e basta, mica ero l' unica con i gentiroi che lavoravano fuori. La mia amica Emanuela ci ha fatto fino alle elementari con la nonna, mentre i suoi erano a Torino.

Insomma, adesso lascio perdere sennò il discorso si fa lungo, però quello che rappresenta per me la casa di Ofena, in cui in fondo non ho mai vissuto, è un pò quello che dice mia madre, che sono come quello che deve toccare terra per recuperare le forze.

A me è sempre bastato andare a Ofea e dormirci una notte, un paio d' ore, qualcosa. lo facevo sul serio: deviazione, parcheggio, entro in casa, dormo, mi faccio un giro per le stanze e riparto.

Come dormo lì non dormo da nessuna parte.

Ieri, con le poche ore di sonno, mentre Occhiomagico invasato si reggeva di adrenalina ed obiettivi e Uomodolce gli faceva notare le sinopie che io non avevo mai notato, io sognavo il momento in cui sarei rientrata a casa e ovunque, comunque, mi sarei fatta una dormita.

Poi ci siamo entrati, di nascosto, io da ieri sono dovuta diventare adulta.

O come dice Paola, fare i conti con il fatto che non hai più bisogno di niente nella vita. Ho tirato giù il ritratto di mio padre dalle scale, che il piano di sopra è quello messo tanto male. Che ne sai, se viene un' altra scossa?

Ho preso alcuni vecchi libri che mi servivano. Una sporta.

In dispensa tre barattoli di marmellata di fichi.

"Per carità", faceva Uomodolce da sotto l' arco della porta della camera da letto mentre io aprivo un cassetto del comò in cerca dei miei sandali e un maglione (fa un freddo, improvvisamente da quando siamo arrivati)"cerca di fare meno vibrazioni possibili". lo diceva a voce bassa, per non creare vibrazioni inutili.

Facile dirlo, quando apri uno di quei comò in legno che basta che tiri una maniglia un millimentro in più dell' altra per bloccare tutto.

Poi mi sono ricordata di cosa ha detto mia madre, e mi sono presa 3 barattoli di marmellata di fichi dal camerino.

Poi sono uscita, ho chiuso il porone a tre mandate, e ho cominiciato ad abituarmi a vivere senza niente. Perché tanto tutto quello di cui avevo bisogno, non lo avrò mai più.

Da ieri è cominiciata la mia vita da insonne.

venerdì 29 maggio 2009

Si è alzata

La mia saracinesca, intendo.

E sono, come sempre, situazioni di grande umidità.

Grazie, Paola.

PS: grazie anche ai due maschi cazzoni che mi accompagnano. Anche loro hanno una funzione importaante nell' economia dell' universo.

mercoledì 27 maggio 2009

Io intanto parto

Fra poco vado a consegnare i bambini agli amichetti che stasera li ospitano, perché domani ci alziamo alle 3 e mezza, passiamo a caricare il mio fotografo preferito (ad essere onestissimi: uno dei miei fotografi preferiti, ma comunque quello con cui sono impicciata al momento) e partiamo presto da Rotterdam. Vado qui.



(Questa foto, nello specifico, è dell'altro mio fotografo preferito, Antonio Di Maggio).

Devo fare bagagli e ho un mucchio sparso di roba sul letto. Portarmi un laptop, forse due (uno se funge lo porto in regalo), la telecamera, il minidisk, la macchinetta fotografica, e le prese di tutto ciò. Scarpe adatte non ne ho, stanno a Ofena e non so se riesco ad entrare in casa per riprendermele. Però questo semplifica i trasporti. Un po' di regali per vari bambini sparsi.

Sono riuscita a fare lo sciroppo di sambuco, cogliendo i fiori domenica sera prima di tutto il finimondo di maltempo che c'è stato tra lunedi e martedì (le compagnie assicurative hanno quantificato il danno in 15 milioni di euro. Per una tempesta un pochino apocalittica con vento ed alberi crollati, un giorno di ritardi, treni bloccati e acqua alta, e persone che non sono potute andare al lavoro per queste ragioni. Mi chiedo se qualcuno voglia e possa mai fare una stima equivalente per il terremoto in Abruzzo, quantificando magari anche le giornate lavorative regalate dai volontari. Le giornate di lavoro perse da chi un lavoro non ce l'ha, e le ore di viaggio perse da chi è sfollato lontano dal proprio lavoro e ogni giorno per andarci si fa 150 km.)

Oops, mi ha colto al varco la botta di acidità, mentre invece parlavo del sambuco: ho messo i fiori a macerare tre giorni in acqua con il succo di un limone e mezzo e un paio di arance, stasera li ho passati in poentola a pressione dopo averli filtrati e ci ho aggiunto 1200gr di zucchero di canna, se non ci fa fuori il botulino è buonissimo.

Solo che non so dove metterlo: le bottiglie della passata di pomodoro che ho messo da parte non hanno più il tappo. Mi sono scordata di comprare i sacchetti per il congelatore. Spero in un paio di vuoti a rendere delle bibite, ma stai pur sicura che se c'è una volta in cui li abbiamo restituiti tutti è proprio oggi. Finisco le valige e poi ci penso. Intanto si raffredda.

Sono due settimane che passo da alti e bassi: una volta mi vedo arrestata e gli appunti distrutti perché ci troviamo nel posto sbagliato al momento sbagliato. Nessuno che ancora sappia dirmi dove posso andare.

Un'altra sono euforica perché rivedo i miei e alcuni cari amici. L'unica serena certezza che ho è che lo stakanovista mi farà trottare per salite e discese, oltretutto si è appena beccato un'ernia al disco, quindi ho una certa idea su chi sarà a salire e scendere dalle montagne con il treppiede e la borsa delle attrezzature.

E un pochino mi sento come alla vigilia di una gita scolastica. Vado a scrivere il mio primo libro e sono tanto, ma tanto curiosa di vedere cosa ne verrà fuori. Andrò finalmente a conoscere di persona miss Kappa.

Domani conoscerò il nostro Virgilio, che si chiama Fausto e alla domanda: cosa fai nella vita, ha risposto: l'artista borderline (ma dico io, un idraulico, un carpentiere, una persona con un lavoro solito e definito mai ci capita? Sempre e solo artisti? pure borderline stavolta? E meno male che dalla voce sembra un signore serio e posato).

La domanda numero due: perché vuoi aiutarci, che disponibilità hai? Totale, credo in questo progetto e voglio fare qualcosa per l'Abruzzo e voi lo state facendo.

Però vi avverto subito, gli aggiornamenti saranno zoppicanti parecchio.

Rientro la notte del mio 42esimo compleanno e la mattina dopo, subito in miniera.

Decisamente, quest'anno non so come ci arriverò alle vacanze. Il capo deve lavorare, ma gli ho strappato una settimana di campeggio. Però nel frattempo ho fatto belle cose e conosciuto e rivisto bella gente. Tranne una che mi ha fatto il bidone a prescindere, ma tanto se lo è detto da sola che è una stronza. Non te la prendere, Flà.

Io non devo essere così convinta, se contunuo a cazzeggiare sul blog pur di non chiudere quello zaino. Se potessi, mi metterei pure a fare la conricetta a fiorellini.

Mi sa che vado dal cinese a prendermi una cena. Almeno mi motivo ad alzarmi.

Lo snackbar dietro l'angolo e le prove tecniche di emancipazione


Lo snackbar dietro l'angolo è una delle grandi istituzioni culinarie olandesi in cui cerco di entrare il meno possibile. Ne avevamo persino uno sull'isola fighetta senza mezzo negozio prima di 2 km. vuoi che non lo avessimo qui in pieno quartiere popolare?

Lo snakcbar dietro l'angolo, per semplificare, lo si potrebbe definire una friggitoria, uno di quei distributori all'ingrosso di grassi mono- e plurinsaturi e altre piacevolezze. Solo che dire friggitoria, che ne so, in Sicilia, tra arancini e panelle, è una bestemia se paragonato all'oscenità dello snack-bar medio olandese.

O, io non lo so come sia possibile, con tutte le campagne sul mangiar sano e contro l'obesità, che ancora esistano posti del genere, con un assortimento fisso di roba surgelata da friggereal momnetno, gelati e piacevolezze varie. Inoltri dotati di tavolini, per chi vuole consumare i propri peccati sul posto.

Da quando siamo qui ne abbiamo uno dietro l'angolo, proprio sulla strada dei bambini per andare ai giardini sorvegliati dietro casa, in cui, quando capita e dopo l'ultimo discorsetto serio dopo l'ultima fuga di Orso, adesso possono anche andare da soli e nessuno ha sgarrato più.

Voi mi capite, tornare in autobus dal centro e farsi quel mezzo km. abbondande a piedi dopo una giornata di scuola e doposcuola E DOVERCI PASSARE DAVANTI, di solito è l'ultima goccia di energie della povera madre che viene consumata, il tutto persino prima ancora del tour de force serale cena-lavaggio-letto.

Ora che è estate, che i bambini sono stati recentemente un tot di volte dai nonni e che quindi si sono abituati al dessert fisso che conclude la cena olandese (e che di solito è yogurth, o, appunto, dio mi salvi, gelato) ogi sera c'è la discussione: andiamo a comprare il gelato allo snackbar.

E anche se volessi cedere ai monoinsaturi di turno, perché non comprare un sacchetto di mini-magnum in supermercato? e, ma lo nsackbar all'angolo, vuoi mettere?

Insomma, stasera mi toccava dire di si per tanti motivi: domanisera vanno a dormire da due amichetti perché io parto all'alba e il capo ci accompagna andando al lavoro. Ultimamente li ho visti poco. Sono stati bravi. E mi è sembrata l'occasione per una botta di pedagogia talibana sull'autonomia del bambino.

"Benissimo, spiccicatevi da quel computer se volete il gelato, vi dò i soldi e andate. E ne prendete anche uno per me e papà."
"Ma ti vieni con noi?"
"No, siete grandi, ce la fate benissimo, vi dò i soldi e andate".

Ennio non era troppo convinto ("Ma se costa 10 euro e io gliene dò 12 poi mi devono ridare ... due euro") poi si è ricordato di saper contare e si è tranquillizzato, emntre io su un pezzo di carta recuperato dalla scatola della raccolta differenziata scrivevo stampatello: una vascheta grande di Crunchy Macadamia, e glielo facevo leggere.

Mentre scendono le scale gli faccio tutto un peana sul fatto che sono grandi, bravi e che se che se la caveranno benissimo. Partono.

Il tempo di mettermi le scarpe per seguirli con discrezione a distanza, ed Ennio mi torna indietro di corsa perché si è scordato il foglietto e riparte sgommando.

Li seguo, prima guardandoli un po'da fuori, poi unendomi diretamente alla coda in attesa per vederli da vicino.

Orso si studia il cartellone, ma tanto si sapeva che voleva il ghiacciolino alla pera. Ennio, si scoprirà dopo, ha preso il megacornettone che suo padre gli ha già proibito perché troppo grande e poi a casa si fa cnvincere a metterlo in freezer per finirlo un'altra volta.

La signora prende i soldi, gli mette in mano il sacchetto da sopra la vetrina, lui ringrazia (mio dio che figlio educato che ho!), lei gli dà il resto raccomandandogli di metterlo bene in tasca, lui con le mani piene di busta, foglio degli appunti e soldi passa il resto a fratello che se lo mette in tasca, riscuotendosi per un attimo dall'estatica contemplazione del cartello ed escono salutando, per poi meravigliarsi moltissimo quando mi faccio vedere.

Ma quanto sono bravi i miei figli.

Per festeggiare questa tappa di autonomia io e il capo, contro ogni buonsenso, ci siamo sbafati a letto tutta la vaschetta di Crunchy Mcadamia, mettendola in mezzo e passandocela a turno.

Poi uno dice che mi sveglio all'una di notte sentenomi cme un boa constrictor con problemi di digestione di uno gnu ingoiato intero intero.

Vado a infilarmi nel lettone di Ennio, dove stanno tutti e due, per vedere se l'effetto taumaturgico dello gnorpolo ronfante prima della partenza (mi sono svegliata cominciando a farmi l'elenco delle cose che devo fare domani con un decimo del tempo che mi serve, e poi quello di tutto ciò che può andarmi storto in Italia) funziona anche in casi di indigestione di gelato Australian (a disptto del nome, una marca di gelati e cuocccolatini buonissimi all Dutch).

Ah, già, e ricordarmi di recuperare il resto di 20 euro dai pantaloni di orso nel mucchio del bucato.

domenica 24 maggio 2009

Neopadre 6: i momenti supremi


Faccia del neopadre, rincoglionito dalla fatica e dalla gioia, con erede

Dai, ci arrivo adesso, perché lo so che è il momento più temuto: ma quando, dopo tutti questi mesi di attesa, patemi, pippe mentali, sindrome del nido e attacchi di gioia fortissimi, arriva il momento supremo, che cavolo bisogna fare?

Beh, la valigia ce l'avete bella che pronta, ve lo stanno dicendo da mesi, quindi una cosa è fatta. Qui in Olanda ho anche imparato una espressione nuova, ovvero un reisverbod, che vuol dire: il divieto al viaggio. di solito sono le ostetriche che dall'alto della propria autorità indiscussa, a un certo punto lo impongono: 'steteve a la casa, si direbbe da noi.

E se in effetti anche il padre può evitare di allontanarsi troppo in quei giorni (ma quali giorni? due settimane prima e due settimane dopo la data presunta fanno un mese di vita in stand-by, questo è il difficile), stiamo tutti più tranquilli.

Il parto, è bene ricordarlo, è soprattutto un momento di attesa. È vero che ai giorni nostri, con la mania delle induzioni (che per carità, certe volte ci vogliono e poche storie), della pianificazione ecc. cerchiamo di bypassare questo limite della natura.

È bello e rassicurante sapere che sappiamo il come, dove, quando. Perché è una delle pochissime certezze che possiamo influenzare. purtroppo in natura non è così.

Nessuno sa dirti il momento preciso in cui si partorisce, e anche il fatidico termine, lo saprete nel frattempo, è calcolato sulla data dell'ultima mestruazione, non quella del concepimento. Quindi è puramente indicativa, mi dispiace per chi, come Zauberei, si sta affezionando alla cifra bellissima 03-06-09 del suo termine, ma così è.

E negli ultimi giorni la neomadre, che non vede l'ora di liberarsi del peso pachidermico che ormai si porta addosso (e che solidarietà con le povere che ci arrivano in mezzo al caldo), che ha le botte di insonnia, l'acidità di stomaco, i crampi e parecchie altre spiacevolezze, eh, povere madri, come le tengo nel cuore, veramente non ce la fa più.

Le mie ostetriche hanno sempre preso molto sul serio gli umori materni, nell'ultimo periodo: come ti senti, fai brutti sogni, hai presentimenti. Bastava persino un momento di depressione dovuto agli ormoni o qualche sintomo strano che mi rssicuravano: stai lì, passo a vedere come va. Io in realtà stavo benissimo, ero felicissima, sprizzavo soddisfazione e impazienza da tutti i pori e non vedevo l'ora che il cucciolo saltasse fuori e si facesse conoscere.

Loro mi spedivano a fare monitoraggi di emergenza alle tre di notte (Non è sicuramente niente, ma tanto per dormire tutti tranquilli, ho appena chiamato l'ospedale, ti aspettano, sali direttamente a Ostetricia) e io e il capo ne approfittavamo per annusare l'ambiente.

Con Orso in realtà ci siamo appunto trovati un paio di notti prima in quella sala vuota, con un sensore attaccato alla pancia, in attesa che una delle ostetriche potesse lasciare un parto in corso per staccarci ed emettere vaticini, stanchi morti tutti e due. ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: oddio, pensa se è davvero l'inizio e ci fanno stare qui, ma noi non ce la faremo mai, abbiamo troppo sonno. Per fortuna non era.

Poi due mattine dopo, alle 8 mi veglio con un clic buffo che mi fa la pancia, capisco che è la prima doglia leggerissima e avverto tutti: adesso mi fate dormire più che posso finché ce la faccio, che ci siamo e devo arrivarci riposata. Eeeh, ma quello era il secondo figlio, ormai un paio di trucchi li avevo capiti.

Eppure, anche così nessun parto assomiglia all'altro. Sappiate anche questo e pace. Non o sapete voi, non lo sanno le ostetriche e se il ginecologo cerca di convincervi che è diversamente, sta mentendo per rassicurarvi. Un parto è fondamentalmente un aspettare e vedere cosa succede.

Qui la neomadre, nel momento di consapevolezza di ciò che le potrebbe avvenire, di solito ha l'attacco di panico. Può scordarsi come si respira, e qui ci vuole il neopadre che l'abbraccia o l'afferra alle spalle e glielo fa sentire come si fa.

Può venirle l'attacco di insulti, del genere brutto stronzo, è tutta colpa tua e del tuo uccello che adesso sono qui, fatemi scendereeeee e anche quello è dovere del neopadre farselo scivolare addosso sapendo che è un momento e non lo pensa sul serio.

Quasi sempre la neomadre, in un raro momento di lucidità pensa, sapendo che quel momento sarebbe arrivato, quindi se ce la fa le viene anche un po' da ridere: mannaggia a me e a quando ho voluto metter mano a tutto questo, se lo sapevo non lo facevo. Lo sappiamo.

il momento in cui mi sono detta: ma perché cavolo mi ci sono messa?

Ma tutto questo è dopo, quando ormai hai la precisa certezza che le cose si sono messe in moto, siamo in balo e dobbiamo ballare e per fortuna abbiamo un'assistenza di prim'ordine (tranne la mia amica Gaia che ha partorito la prima così in fretta che suo marito, seguendo al telefono le istruzioni dell'ostetrica mentre si stava precipitando da loro con l'assistente che faceva gli slalom nel traffico, l'ha fatta partorire lei e ancora lo ricordano come il momento più bello della propria vita.

La fregatura è il periodo indefinito prima: è una contrazione di prova o le doglie che iniziano (tranquille, se avete il dubbio, dice il manuale, non è ancora the real thing , quando arriva quella è una certezza assoluta. Doglia in fondo, lo sappiamo, è la stessa parola di dolore: quindi ad avere e la contrazione e la sensazione di dolore, già è più la cosa giusta.

Oppure: mi si sono rotte le acque o è una botta di incontinenza? Le acque non sempre si rompono con l'effetto splash, a volte gocciolano via e a volte non si rompono affatto, cosa che a me ha sempre fatto mlto piacere perché mi permettevano di seguire il trucco dell'ostetrica mio preferito: infilarmi nella vasca da bagno calda e farmi rilassare dal calore dell'acqua. Senti meno le doglie e in più ne acceleri la frequenza.

Il bello in Olanda è che se decidi di partorire in ospedale piuttosto che in casa, non ti ci fanno andare prima di una certa dilatazione. L'idea è che te la prendi bella comoda a casa, con i tuoi ritmi, le tue cose, cammini se vuoi camminare, stai seduta o sdraiata come ti pare. A me questa autonomia di scelta ha fatto tanto, tutte le volte che entravo in ospedale e mi attaccavano al monitor o mi mettevano a letto mi sentivo ingabbiata e mi venivano gli attacchi di panico che bene non fanno.

Quindi me ne stavo tranquilla a casa, immersa nella vasca, o facndo piano le scale su e giù se mi andava, un po'camminavo, un po` mi sdraiavo per terra con le gambe sollevate a 90 gradi contro la parete, roba del genere. Poi con le contrazioni a tre minuti chiamavo l'ostetrica, che questa è la prassi, lei veniva, mi esaminava, se ero dilatata in maniera ragionevole andavamo in ospedale, e senò mi teneva ancora un po' lì.

La madre della mia amica Pina ha partorito i primi tre figli in casa, camminando tutto il tempo su e giù sostenuta da madre e suocera.L'ultimo, che glielo hanno fatto fare in ospedale, è stato per lei una sofferenza enorme proprio per il non poter camminare. Che gli ospedali hanno le loro prassi e gli frega poco, certe volte, delle tue preferenze, se queste interferiscono con il modo in cui sono abituati a lavorare.

E la sala travaglio, dio benedetto, solo il nome, ne vogliamo parlare? No, no, piuttosto partorisco in macchina. Tutto questo, lo ribadisco, ha funzionato per me, con grvidanze normalissime, niente sintomi strani, rischi o altre cose, è chiaro che nonsempre (ma comunque la maggior parte delle volte) è così. Voi fate come vi pare, purché vi sentiate in buone mani e rassicurate, l'importante è essere informati.

In tutto questo periodo di transizione, considerato che le doglie possono durare anche parecchio senza che questo si accompagni a dilatazione, ovvero urgenza di precipitarsi in ospedale, le funzioni vitali proseguono. E quindi bisogna bere, mangiucchiare qualcosa, sonnecchiare nelle pause. Qui serve il neopadre e qui serve un prontuario preciso. Perché facile dire: la madre mangi solo cose leggere, voi lo sapete cosa sono le cose leggere?

- un brodino leggero di pollo o verdure(fatevelo fare dalle nonne e tenetelo in frigo in comode monodosi, male che va vi ci fate un risotto a cose fatte, se avanza)
- un cracker
- o gallette di riso
- due cucchiai di riso scondito con un filo d'olio

cose del genere insomma, anche facili da tenere in casa, quindi premunitevi e prendete un riso di quelli a cottura rapida.

Fatela bere, acqua, tisane tiepide. Massaggiatele la schiena e coccolatela, o al contrario, statele alla larga se `di umore furastico.

mantenete la calma, ve lo ricordate? Voi in questo momento siete la roccia della situazione, però potete sempre abracciarvi e coccolarvi insieme.

La cosa fondamentale è: durante la gravidanza o il travaglio MAI e POI MAI fate battute del tipo: vedrai che svengo, io non reggo ecc.

Per carità di dio, la povera donna vi prende alla lettera, sono gli ormoni, e le date un pensiero in più.

La moglie del mio amico Vincenzo, un buontempone che faceva sempre battute del genere (ma prima ancora di conoscerla la moglie, eh?) ha terrorizzato la povera ragazza, al punto che lei si è organizzata con me e l'altro testimone di nozze a stare in ospedale con lui in corridoio e stare attenti che non uscisse di testa.

Non l'ha mai fatto entrare in camera, anche se lui ci teneva tanto e ogni tanto sgattaiolava di nascosto e sbirciava da dietro la tenda. La nascita della figlia l'ha vissuta di straforo per questo.

Quindi stateci attenti, perché non è giusto mettere dei pensieri extra alla neomamma. Se poi avete un calo di pressione e svenite, non sarete né i primi né gli ultimi e tutti sarannno in grado di accudire entrambi, ma insomma, non glielo mettete come pensiero da prima.

Ci sono anche un sacco di persone che davvero si preoccupano delle proprie reazioni in sala parto. Tutto bene, ma stateci attenti, soprattutto a quello che dite dopo, che noi neomadri siamo così fragili e ce la leghiamo al dito. No, lo dico a voi, se per caso avete intenzione di eventualmente, in un futuro, fare di nuovo l'amore con vostra moglie, che i piccoli rancori inespressi fanno subito a scaricarsi nel talamo.

Per esempio, la mia amica M. ha davvero avuto un parto da tregenda, soprattutto perché a causa di un colpo di frusta subito anni prima aveva davvero avuto problemi molto seri di gestione del dolore prima di restare incinta, anzi, ha dovuto romandare per anni la gravidanza proprio perché dipendeva da antidolorifici fortissimi.

Vai a sapere perché, durante un parto di per sé normale, le si sono ripresentati tutti. Dai dolori intensi (non del parto, ribadisco) è svenuta tre volte. Suo marito, medico, le è stato accanto piangendo tutto il tempo per come la vedeva soffrire, ma, dovendo specificare (mannaggia a 'sti uomini razionali e precisini) che soffriva con lei, ma tutto il tempo avendo la serena certezza di non saperla in pericolo di vita.

Come medico riusciva a scindere e capire che il parto in sé stava andando bene. Solo che lei impazziva dal dolore, ma questo era il colpo di frusta. Lei gliene ha voluto per dei mesi, se non un paio d'anni, per questa frase. Pur sapendo di essere lei un filo irragionevole. Per piacere, statevi tanto, ma tanto zitti e dite solo cose carine e rassicuranti o rischiate di fare danno.


Due ore e mezzo dopo la nascita di rso siamo già a casa per presentarlo a fratellino. Quella seduta a terra con le gamb incorciate sono io mentre mia suocera mi chiede: ma non ti hanno messo i punti? Si, ma con il secondo è tutto più facile.
Il capo con Orso ha rischiato una cosa del genere: dopo un parto rapidissimo siamo tornati a casa un paio di ore dopo, in tempo per presentare a Ennio appena sveglio il fratellino, e per poi mettermi io a dormire con Orso accanto, mentre padre e nonno montavano la culla. Il capo ha la faccia di venire a disturbare la mia estatica contemplazione del bambino per emettere un suo giudizio razionale:

Peccato che sarà meno bello di Ennio.
Io internamente furibonda:
Chi cazzo sei tu per permetterti di dire che mio figlio non è bellissimo e già pensavo mentalmente come fare a togliergli la patria potestà. Poi sono momenti che passano, ma per dire, le madri hanno reazioni inconsulte.

E oggettivamente ieri guardavo le foto e un pelo ragione glielo dovevo dare: ma Ennio è nato ben 9 (se non 17, abbiamo il dubbio che fin dall'inizio abbiano sbagliato a calcolarci il termine) dopo il termine, Orso una settimana prima: chiaro che fosse più lividino, itterico e acciaccato sul momento, ma è pur sempre un bambino bellissimo. può essere che questi uomini razionali non sappiano vedere al di là della cosa in sé, non abbiano un minimo di fantasia sul potenziale delle cose?

E comunque tutto quello che vi ho descritto sopra, passa nel momento preciso in cui un salsiccio insanguinato e unticcio esce fuori, lo vedete, lo toccate e siete suoi prigionieri per sempre. E solo per questo sapete entrambi che ne è valsa tutta la pena. Poi ricordatevelo, alle madri la memoria fisica del dolore del parto sparisce di botto. Sarà che siamo strafatte di endorfine.

I postumi dell'epidurale delle volte invece durano di più, ma vi risparmio gli aneddoti delle amiche sfigate. Parti naturali e facili e piacevoli per tutti e buon weekend!

sabato 23 maggio 2009

Foto da riordinare


Oggi ho riguardato un po' di foto tanto, ma tanto vecchie. L'hard disk esterno su cui il capo le va archiviando tutte, un po'alla volta, si chiama Meneer de Groot, come un personaggio di satira radiofonica collezionato dal capo. Tutti i nostri hard disk hannno nomi tratti dal quel programma, ho appreso oggi.

Il capo mi ha attaccato al laptop Meneer de Groot e io sono andata subito a vedermi le foto di quando sono nati i bambini. Insomma, i giorni precedenti al parto sarò pur stata una balena con il mal di denti, ma subito dopo, che faccina sfilata che ho.

Sembro una ragazzina (mmh, forse 7 e 5 anni fa lo ero un po' di più, adesso mi sento una matrona imbolsita).

Vi regalo quella del primo pasto di Ennio. A me sembr la prova scientifica che è proprio vero, dopo il parto ti dimentichi tutto.

Erbacce: pasta risottata alle ortiche

In questo weekend lungo di festa e lavoro arretrato, ho diserbato un altro metro quadro di giardino e finalmente, per la prima volta da quando ho questo accampamento di ortiche, ho deciso di cucinarmele.

Ho lavato le ortiche in acqua fredda. In olio d'oliva ho messo a soffriggere due spicchi e tutto lo stelo di un aglio fresco. Ci ho aggiunto le foglie di ortica lavate e 6 filetti di alici arrotolate intorno a un cappero.

Nel frattempo facevo bollire l'acqua nel bollitore elettrico, che ricorderete che ho una cucina da campo con un solo fuoco.

Ho aggiunto due porzioni abbondanti di sedani de Cecco, e poi un tot di acqua bollente, ho cucinato mescolando di tanto in tanto, e controllando l'acqua, fino a completa cottura della pasta ed assorbimento dell'acqua. Siccome mi sapeva di poco, ci ho aggiunto due manciatone di parmigiano grattugiato.

Il capo che aveva deciso di andare a letto presto e senza cena, per quanto era stanco, ci ha poi ripnsato, ha chiesto se gli sarebbero spuntate le vesciche sulla lingua e si è sbafato un piattone e mezzo.

Per dire, gli equiseti ed altre erbacce in giardino mi fanno dannare, ma per le ortiche, spero proprio che la malerba non muoia mai.

venerdì 22 maggio 2009

Neopadre 5 (è poi il 5?): a tentoni

Inizio dicendo una cosa che avrei dovuto dire subito (ma magari l'ho già detta). A diventare genitori si impara ed è un processo di continous education, non basano un paio di vite per arrivarci.

Ecco, adesso che l'ho detto vi siete rilassati? Che tanto la lezione più valida per i neogenitori è quella che ripeteva sempre mio padre: comunque fai, quello che fai sbagli.

I figli ti possono rinfacciare di tutto, a posteriori: o l'hai fatta una cosa, o non l'hai fatta. E quello l'hai detto o non l'hai detto. Ed eri troppo presente e soffocante, o al contrario i tuoi tentativi di rispettare l'autonomia del figlio erano interpretati come disinteresse.

Insomma, se stai lì ad aspettarti che tu figlio un giorno ti dica grazie, si, mi sembra umano e ragionevole, ma sta pur sicuro che l'occasione di dirti cosa hai sbagliato non te la negherà nemmeno. Ed è giusto così.

Cioè, augurati di aver instaurato un clima familiare tale che tuoi figlio non abbia problemi a venirti a dire: caro papà, ti voglio bene ma sei un coglione.

Questo però potrebbe essere un mio punto di vista personale, non farci caso se non ti si addice, che a fare figli frustrati, dissociati e sminchiati siamo capaci tutti.

Il punto è che a fare il genitore non solo non è in grado di prepararti nessuno, ma poi che qualunque idea che tu ti sia fatto, viene superata dalla realtà dei fatti. Quindi è bello, giusto e sano interrogarsi in proposito, parlare con la neomadre di come vi volete regolare su quel paio di cose fondamentali (farlo venire nel lettone o no? E se sta male o ha fatto un brutto sogno?) ed immediate, ma tanto ci penserà il bambino a rivoltarti come un guanto.

Anche se il bambino lo hai voluto, desiderato, sai già che tipo di trenino gli comprerai per giocarci insieme (il mio consiglio è di non comprarglielo prima che abbia l'età adatta, sennò ti mastica qualche pezzo essenziale e rischi di dover correre al pronto soccorso) in realtà siamo sempre impreparati a fare i genitori.

E lo siamo perché è una cosa che fondamentalmente ce la insegnano i nostri figli.

Quindi l'unico consiglio che mi sento di darti è: ascolta sempre il bambino, anche se è piccolo, anzi, proprio per questo è in grado di dirti esattamente cosa vuole e cosa no.

Certo, fino a un certo punto è anche il bambino che ti chiede di dargli i limiti entro cui muoversi, adattio alla sua età.

Però come trovo poco sano tenere i figli al guinzaglio corto e non permettergli mai di fare i propri sbagli per conto loro (senza ammazzarsi) trovo altrettanto poco sano dargli troppo spazio semplicemente perché ci viene più facile e comodo non dirgli di no, non fare sempre il baubau.

Chiaro? Si capisce bene? Certo che no, la strada te la devi fare tutta tu adess, e non c'è nessuno che la possa fare per te. La buona notizia invece è che ci sono infinite persone che ci sono già passate e che possono fare un pezzetto di strada con te o farti apppoggiare quando sei stanco.

A partire dalla neomadre, che non a caso è un elemento indispensabile della tua paternità. Non per niente lo avete fatto in due.

(E non sottovaluterei mai e poi mai il nefsto influsso esterno: tutti che con le migliori intenzioni del mondo intendono aiutarti e dirti dove sbagli, ma non necessariamente ti tocca prendere per buono quello che ti dicono. Sui nonni, una parola: si rincoglioniscono peggio dei genitori, quindi incapaci di intendere e di volere (mia madre, per dire mia madre che sembra tanto una persona ragionevole e di buone letture, a un certo punto si chiedeva seriamente se non fosse il caso di mettere le fasce a Ennio che aveva le gambette tanto storte, e ci ha quasi riprovato con orso, solo che lì ho fatto subito a tacitarla facendole notare che Ennio nel frattempo gli erano venute dritte. Cioè non è andata proprio così, entrambe le volte prima le ho sibilato di non dire cazzate (excuse my French)). La più grossa fatica la farete con loro. Però visto che un paio di figli all'età adulta hanno più o meno dimostrato di essere riusciti a portarceli, a volte potrebbero dare consigli utili. Regolatevi voi a seconda delle situazioni e dei nonni che vi ritrovate).

Aneddoto: a casa nostra io sono talmente fissata con l'autonomia dei figli che delle volte gli faccio fare cose che il capo considera pericolose. Tipo correre sul muretto dei giardinetti, lui arrivava tre mesi dopo e gli veniva un coccolone (e mi diceva che ero pazza), io per i tre mesi precedenti ce li facevo camminare a quattro zampe e poi in piedi tenendoli per mano e sapevo che erano in grado di farcela.

Tipo, con l'aria di chi ha visto la madonna:
"Ma lo sai che Orso ha camminato benissimo sul ponte di corda orizzontale?"
"Amore, se è per questo allo zoo sa fare benissimo anche quello verticale alto due metri e mezzo" che lo so che poi minaccia di togliermi la patria potestà, ma se i miei figli sono motoricamente parlando due bestie, un po'sarà pure merito mio che non li ho tenuti legati e nimbavagliati fino alla maggiore età no? (No, dico rassicuratemi in proposito che questa è una battaglia solitaria).

L'ultima discussione in proposito è stata l'altro giorno: pioveva a catinelle e come faccio spesso, li ho fatti scendere davanti casa dando a Ennio le chiavi per aprire la porta.

Poi ho parcheggiato la macchina un paio di isolati più in là e già che c'ero ed ero bagnata fradicia, ho deciso di andare subito al supermercato a prendere le due cose che mi servivano per poi rientrare a casa, mettermi un pigiama asciutto e non uscire più.

Fatto tutto ciò arrivo a casa e mi ritrovo due bambini neanche troppo piangenti che non erano riusciti a girare la chiave. Mi sono sembrati i due orfanelli sotto la pioggia, ma 10 minuti di acqua in primavera cosa saranno mai?

Beh, il capo a momenti mi mangiava, lui trova inammissibile che io dia la chiave ai bambini per aprire la porta perché è potenzialmente pericoloso e cosa sarebbe mai successo se rompevano la chiave nella porta? Secondo lui io dovevo scendere dalla macchina (parcheggaita sulla fermata del bus) e aprirgli la porta io, cosa sana ed utile e ho deciso di dargli retta, ma resta un'opzione poco pratica e io preferisco che a 7 anni mio figlio impari ad usare la chiave di casa.

Però già che c'ero ho lubrificato la serratura, sennò quanto prima la chiave dentro ci si rompe a noi.

Su queste cose non basta una vita per scornarsi, ma saperlo fin dall'inizio aiuta a non farsi illusioni in proposito.

Che poi magari c'e gente che ci riesce benissimo a tirar su un figlio o due, perfettamente sintonizzati e complici, ma il resto di noi deve far finta al momento davanti ai figli di essere d'accordo, per poi discuterne nei tempi e nei modi peculiari a ogni coppia, in pri=vato mentre i bambini dormono.

E manco stavolta ci sono arrivata, all'haptonomia, ma mi sembrava doveroso chiarire questo punto.

Per la serie: arrangiati e spera.

mercoledì 20 maggio 2009

Informazioni fresche dall'Aquila

Ricordatevi questo sito: www.3e32.com e andatevelo a leggere.

Ieri in trasmissione con Cecile abbiamo parlato tra le altre cose dell'Aquila, di quello che i media non raccontano.

Ora voglio condividere questo sito di un'organizzazione aquilana che punta a ricostruzione, trasparenza e autodeterminazione degli aquilani.

Ho letto ancora poco, ma lo trovo molto interessante e soprattutto dà anche spazio a voci e umori che su stampa e TV non trovano posto.

Oltre ai link con altri siti, tra cui quello del capoluogo, che sono pieni di informazioni anche cultural-gastronomico-culinarie sulla zona.

Movimenti notturni 2

Ieri rientro verso mezzanotte dalla radio.

Il campo ronfa con accanto il laptop che manda una puntata di qualche serie TV. Mi chiedo se non faremmo prima a rimetterla, la TV in casa e buonanotte.

Orso non è nel suo letto. Lo trovo nel lettone del fratello, di traverso, con un intero arsenale al fianco: scudo ed elmo da cavaliere, un paio di pistole futuriste e 'superstoniche' che adesso è l'aggettivo che va per la maggiore, e la spada retrattile intertellare di Armand (o Millet). lui avvoltolato strano nel piumino.

Ennio seduto per terra tra pelle di pecora, cuscini vari e la sua coperta, con la testa appoggiata al bordo del letto. In bocca il suo solite pollice destro da ciuccio.

Mentre sgombro e li risistemo Orso emette una filippica contro il fratello che lo avrebbe insalsicciato nella coperta, ma la cosa non è chiara.

Ennio si agita un attimo mentre gli toglo il dito di bocca, ma poi basta abbracciarlo, dirgli qualcosa di confortante a bassa voce e tenergli un minuto la mano sulla testa che si rassicura e continua a ronfare.

Stamattina, per svegliarli in dolcezza, mi sono andata a mettere l'ultima mezz'ora di sonno anch'io con loro e di nuovo mi sono meravigliata e intenerita a guardarli mentre dormono.

Nonostante siano più lunghi che larghi, che gli si contino comodamente le costole e le vertebre, Orso ha sempre quelle rotondità commoventi da bambino piccolo in un accenno di manina paffuta che teneva sul mio braccio, e nella guanciotta cascante appesa su un piccolo broncio da pre-risveglio.

Ho deciso: ci dobbiamo fare un lettone a 4 piazze in camera di Ennio e un'alcova privata e blindata per qualche raro momento di passione coniugale in camera nostra.

E poi dedicarci alla cura del sonno, bandendo libri e computer dal letto.

Ma che dico, sono io la prima che se non legge o smanetta a letto non dorme.

martedì 19 maggio 2009

Movimenti notturni

da quando siamo a casa nuova, Orso si è adattato benissimo a dormire da solo in una cameretta sua, Ennio invece ha fatto più fatica. Sarà che sente freddo e gli piace stringersi a qualcuno, o che si sente meno sicuro, a lui in genere piace dormire in compagnia. E lo capisco benissimo.

Siccome i lavori non sono finiti, ci manca tutto un piano abitabile e per il resto siamo circondati di scatoloni, per le loro camere abbiamo riciclato il riciclabile dalla casa vecchia. Orso ha il letto a castello dell'IKEA, che prima o poi si butterà, ma meglio poi.

Ennio non aveva niente a parte il cassone del letto a castello con il materasso raso terra. Ma lui dormiva male, veniva quasi tutte le notti da noi e quando gli abbiamo spiegato che doveva farci dormire, andava dal fratello.

Allora ho avuto l'idea di mettergli in camera il divano letto e così adesso ha un lettone. Il patto è che venerdi e sabato ci possono dormire insieme, nei giorni che poi si va a scuola no.

Il comodo di un lettone del genere è che è diventato il refugium peccatorum di tutta la famiglia. ci dormono gli ospiti, ci scappo io quando mi viene a letto un bambino agitato che si rivolta di continuo. Oppure ci va il capo quando vuole trafficare un po' al computer in piena notte, senza alzarsi veramente e senza svegliarmi.

Stanotte mi sono svegliata per un brutto sogno ed ero sola. Il capo era nel lettne con Ennio, Orso si era scoperto e stava tutto raggomitolato a palla. L'ho preso in braccio e l'ho portato a dormire con me, che come concilia il sonno un Orso accanto, nessuno. Dorme profondamente senza muoversi, al contrario del fratello che trittica e si rivolta.

Poi verso le 5 è arrivato Ennio, nel suo solito umore irrequieto. Poi il capo che si alzava e veniva a prendersi i vestiti.

Allora li ho mollati tutti lì e sono andata a dormirci io nel lettone di Ennio. E ci si dorme benissimo. Insomma, secondo me qui non è questione di finire i lavori prima di arredare casa. Quel lettone in camera sua ci resterà un bel po'.

E in fondo lo capisco benissimo: anch'io da bambina dormivo con mia nonna o nel lettone con zia Filomena. Per un bambino è molto più bello e rassicurante dormire con qualcuno contro cui raggomitolarti di notte.

Noi genitori moderni pensiamo di far bene a dare a ogni bambino la sua cameretta, per quanto piccola, e la sua privacy, ma secondo me a loro non importa per niente, il loro ideale è quello della nidiata di cuccioli nel cesto.

E infatti anche Ennio si è fatto i conti:

"Sai mamma, possiamo invitare un sacco di bambini tutti insieme, nel mio letto ci possiamo dormire in otto. Quattro di su e quattro ai piedi".

Mi sa tanto che quest'estate metto una tenda in giardino le li metto tutti e otto lì a fare campeggio. O forse, ce ne andiamo noi al campeggio dove bivacca nelle vacanze mezza scuola.

domenica 17 maggio 2009

La saracinesca

Da quel lunedi del 6 aprile, quando mia madre mi ha chiamata per dire che zia Vittoria era rimasta sotto la casa crollata ad Onna, ho pianto un momento in macchina con Berend e poi ho calato la saracinesca.

Sono stata in TV, alla radio, a raccontare com'è la mia zona, cosa aspettarsi, come stava andando. Lucida, tranquilla, con la voce ferma.

Da allora ho organizzato la serata di raccolta fondi sull'Abruzzo, ho raccontato e scritto a infinite persone che mi chiedevano come fosse andata com'era andata.

Leggo parlo, telefono, mi informo, so più cose di quelle che vorrei sapere su cosa sta succedendo davvero da quelle parti.

Poi oggi parlando con una mamma che non conoscevo, a una riunione di famiglie italiane a cui sono andata 3/4 d'ora 3 con Orso che recalcitrava, la saracinesca si è alzata un pochino.

Poi si è alzata ancora di più quando ho raccontato un po' di cose a Ruvy e Silvia, con cui stavamo concordando come devo muovermi ora che scendo per quanto riguarda i contatti per consegnare le donazioni.

Flavia me l'ha pure detto ieri, che adesso che scendo sarà un bel botto. Lo so. Ma non posso continuare a nascondere la testa sotto la sabbia.

E so già che comunque vada, qualunque cosa faremo, con la fondazione per dare dall'Olanda l'aiuto che possiamo, o con il libro, ci saranno un gruppo di persone, alcune le conosciamo già, che staranno a puntae il dito, a dire che i soldi ce li siamo intascati noi, che io non ho diritto di raccontare quello che voglio raccontare, visto che non sono poi veramente di quelle parti, non ci abito e scrivo cazzate.

Va bene. Come dicono gli olandesi, dat heb ik er voor over, letteralmente: per questa cosa, quello che voglio metterci di mio dentro mi avanza comunque tanto vale mettercelo. è sempre meglio che non mettercelo.

A me basta che prima o poi la saracinesca venga tutta su, che io possa piangere quello che ho da piangerci, e poi la vita va avanti, e, in genere, a crederci e a fare, la vita porta sempre qualcosa di buono.

Uno si chiede perché il buono non possa venire anche gratis, ma questo, è uno dei misteri della vita.

Which Goddess are you?


Which Goddess are you?
Your Result is: ATHENA
Goddess of war and wisdom. You are an artist by nature and can be depended in times of hardship. A great fighter of justice and surely a “Papa’s girl”
ATHENA
Take Which Goddess are you?
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sabato 16 maggio 2009

Baci fugaci

Uno dice, salutarsi con un bacetto sulla guancia, che sarà mai? A parte che al mio matrimonio non ci ho azzeccato con nessuno: gli italiani si baciano due volte da sinistra a destra, gli olandesi tre ma da destra a sinistra (o sono le direzioni contrarie?), i polacchi e i francesi 4 volte, gli inglesi non bacerebbero ma ai matrimoni in Italia gli tocca. Io mi sono confusa SEMPRE, che devo dire?

Poi c'è un'altra differenza: gli olandesi non si baciano fissi per salutarsi, ma solo se davvero non ti vedono da un sacco di tempo, e lì abbondano. Un'amica che vedi tutti i giorni o quasi, le urli un saluto a distanza, e poi ti avvicini, non la baci. In Italia magari le darei un bacetto solo, ma lo farei.

Poi frequentando gli italiani gli olandesi ci prendono gusto e ti baciano sempre e comunque e ogni volta da tre lati, e ogni volta io istintivamente inizio dal lato sbagliato e ci scontriamo nasi e occhiali. Che fatica, dio mio.

Io certe volte, specie se son gruppi che devo salutare, mi alzo, agito la mano, dico: consideratevi baciati, e me ne vado.

E pensare che di mio sarei tanto baciosa e coccolosa, ma la vita e le pippe mentali mi inibiscono. Per esempio in Olanda, per anni sono stata eccessivamente formale, che non sapevo mai se e quando ci si può considerare in kissing terms con qualcuno.

La mia amica Anna mi ha tolto il dubbio: lei saluta baciando tutti, amici, parenti, semplici conoscenti, corsisti, dicendo: chissenefrega, tanto sono italiana. Lo faccio anch'io adesso.

Così oggi mi sono baciata con tre persone che non conoscevo: con la mamma russa dell'amichetto di Orso, che era stato invitato al compleanno. Entro, lo consegno, mi scuso che non posso restare che sono parcheggiata di traverso e mi aspettano altrove e già che ci siamo ci baciamo tre volte, con il chissenefrega mio e il: bacio russo-italiano che dice lei. Mi piace proprio questa donna, anche se la vedo per la seconda volta in vita mia.

Poi sono andata alla giornata a porte aperte di Wine Masters, due ragazze che organizzano eventi, assaggi e cose varie su cibo e vino. Cercavano sommelier donna, gli avevo mandato un curriculum, per due volte sfighe varie ci hanno impedito di conoscerci e mi sono detta: oggi o mai più.

Ci siamo dette tre parole, assaggiato vini, poi siccome entravano persone varie le ho lasciate e con Corria ci siamo spontaneamente baciate tre volte. Cosa che per gli olandesi è strana, per me un attimo pure che sul lavoro sono sempre tanto formale, ma secondo me ci siamo piaciute.

Alla fine sono scappata via perché dopo mesi di bloggaggio reciproco, con Giulio siamo riusciti a combinare per un caffé e anche lì, che ho deciso che i blogger li bacio al volo quando per una volta mi capitano tra le grinfie dal vivo.

E ultimamente ho deciso di perdere tutti i freni inibitori, e un amico di passaggio, che incontro sempre alle varie feste, concerti ecc., che è una gran bella persona e soprattutto mi fa tanto senso di coccole, ultimamente se lo vedo lo inseguo per sbaciucchiarmelo sulle guancette. Finché non si fidanza, io ne approfitto.

venerdì 15 maggio 2009

Sarò ballerina...

... era il titolo di un libro che aveva in casa Sabrina da piccola, che poi l'accademia di danza l'ha pure fatta. Io invece ci andavo a danza perché mi iscrivevano, ma ho sempre saputo di non essere il tipo. E non mi è mi mancata.

Si vede che è l'aria, che oggi pure Zauberei ci ha ricordato un passato alla sbarra , ma Orso giorni fa ha dichiarato:

"Io non sono affatto una femmina, vero mamma? Io sono un maschio"
e vuoi che la mamma a 5 anni non concordi? che l'identità di genere è una brutta bestia e meglio è risolversela subito.

"Le femmine vanno a balletto" mi ha spiegato.
Al che mi è venuto un dubbio.

Poi per puro caso sul nostro settimanale ho beccato una foto di una classe russa di balletto, con 5 femmine in tutù rosa e due maschi in maglietta e calzoncini e l'aria da fighi e gliel'ho fatta vedere.

"Secondo me i più bravi sono i maschi" afferma.

Questo è il mio figlio delle affermazioni categoriche.

Hmmmmm. Già il padre dell'amichetto Samuel mi ha proposto, con molte ellissi che è un signore distinto ed educato ma in qualche modo con entrambi i genitori di Samuel ci prendiamo tanto e li devo invitare a cena appena ho una cucina, se Ennio ha voglia e se noi siamo d'accordo, cioè, non per interferire, ma visto che Samuel il mercoledi va a calcio, lui è disposto a portarci pure Ennio.

L'avrei baciato, che io lo so che Ennio ama il calcio e io prima o poi dovevo trovargli qualcosa, ma andarci tutte le settimane nun n'ja fò manco questa. Risolta.

E giusto giusto la motivavo al capo dicendogli: allora il mercoledi cerco un corso di nuoto per Orso (anche se so che con le liste d'attesa dura un annetto prima che ci si arriva).

Adesso mi viene in mente un'alternativa: ma le liste d'attesa sono pure peggio. Però forse per i maschi hanno una corsia preferenziale. Le quote azzurre, diciamo. Io gliela propongo. Sarà ballerino se vuole. Male che va, di street dance, va, anche se non lo vedo a strizzarsi il cavallo dei pantaloni come mossa coreografica.

giovedì 14 maggio 2009

Neopadre 4: quando nasce un padre?

Quella che vorrei condividere stavolta è una cosa bellissima, quando gliela raccontavo neopadre 3 si è tutto entusiasmato. Si tratta dell'Haptonomia, che per noi ha rappresentato un modo eccezionale per accogliere i bambini e insegnargli a riconoscere il padre ben da prima che venissero fuori, e per Berend un modo tangibile, fisico e terra terra per entrare nel ruolo di padre così come ne avevo bisogno io.

Ma siccome è un discorso che necessità di un paio di premesse, per ora faccio queste e l'haptonomia ve la scodello in una puntata a parte. Ricordate il nome, come direbbe Lucarelli, che poi ce lo ritroviamo.

E in un certo senso, vorrei rispondere con questo, e inglobare nel discorso, anche le considerazioni che fanno a proposito della loro paternità Desian e Impromptu.

Desian parla molto giustamente e rivendica per i padri la dimensione emotiva e affettiva, che l'educazione di un paio di generazioni fa negava ai maschi, specialmente in materia di bambini.

Allora, noi femmine che ci stressano per l'invidia del pene, abbiamo una contropartita quando restiamo incinte: l'invidia della pancia. Che la pancia come simbolo, icona e monumento alla maternità ci sta tutta e chi lo nega me la deve spiegare molto bene.

Il padre no. Non ha un simbolo, monumento o icona della paternità e quindi se la deve costruire tutta. E mancando il coté fisico, se la fa tutta mentalmente. Ovvero, siamo al capitolo delle pippe mentali del neopadre.

Cioè, il neopadre si fa tutte le pippe mentali (e forse anche di più) della neomadre, non avendo neanche all'inizio la distrazione delle nausee che poi ci tornerò sopra una volta. Il neopadre comincia ad avere una spada di Damocle molto specifica sulla testa: è un padre e come tale deve provvedere alla famiglia. Che è a volte anche una scorciatoia molto comoda e umana per non interrogarsi troppo, in questa fase, su come riempire materialmente il proprio ruolo di padre.

Lo dico sempre che questa cosa non va sottovalutata, perché il neopadre futurizza e quantifica tutto, quindi sente di assolvere al proprio dovere umano, familiare e sociale solo se è in grado di sopperire ai bisogni materiali della famiglia. In tempi di crisi e precariato può anche diventare un train of thoughts pericoloso.

È inoltre una strada pericolosa, perché da un lato nasce dall'invidia della panza, ovvero oggettivare la propria nuova situazione di neopadre. Dall'altro è un bisogno, che, sembra strano, alla neomadre fa un baffo.

La neomadre in questo momento e nel prossimo paio d'anni almeno ha bisogno di qualcuno accanto con cui condividere le proprie pippe mentali ed esserne rassicurata.

Oltre a qualcuno che le sappia massaggiar via i crampi al polpaccio, che la rassicuri che non sarà l'unica ad alzarsi di notte per i prossimi tre anni, che potrà anche delegare la ricerca di babysitter (no, scusate com'è che quando è un impegno lavorativo mio, la babysitter la cerco io, e quando lo è del capo, sempre io la cerco, che lui non sa manco come si potrebbe chiamare?) e altre cosette, che poi è vero che le madri a volte sono loro che non mollano la presa su queste cose, ma solo perché 9 mesi di gravidanza le hanno convinte che fanno bene a non fidarsi.

E che il neopadre è affidabile e sarà lì (possibilmente senza svenire e tirar su di sé tutta l'attenzione sanitaria) al momento supremo, per tenerla per mano e passarci in due per questa esperienza, che le ricordi com'è che si respira quando nel momento di panico si scorda come si fa e sa che sta facendo la cosa sbagliata e peggiora tutti, ma da sola non ne esce e il padre deve prenderla per le spalle e farle " Fai come me: ff ff ff ff ff ff ff" (dicono di trovarsi una rima che ti ricordi per forza con cui darti il ritmo, suggerisco "tan-to-va-la-gat-tal-la-rdo" che secondo me ce la ricordiamo tutti, specie se pensiamo alla circostanza) per ricordarle come respirare.

E deve dirle che è bravissima, e che va tutto bene, e di non preoccuparsi che lì c'è anche lui, e che se fanno qualcosa che non le va chiama il 112 - mettetevi d'accordo prima of course su cosa.

Il marito della mia amica, in uno di quei travagli lunghissimi sui cui particolari di bassa macelleria la vulgata ama diffondersi, a un certo punto si è imposto: piantiamola col mito del parto naturale, fate qualcosa o chiamo la polizia, che lui conosce la sua polla e sa che per sé nn chiede mai niente, ma a quel punto il suo occhio esercitato aveva capito che era ora di parlare lui per lei. E hanno tirato fuori la ventosa e cacciato fuori la belvetta. Solo per quello nei successivi 10 anni la moglie gli ha perdonato cose per cui io lo avrei messo alla porta, ma questo è un altro discorso.

durante il parto sarete lì, nell'altro momento topico, quello in cui la neomadre nei modi e nelle formulazioni che le sono più congeniali si chiede chi mai glieloha fatto fare e mai più e voglio tornare indietro, e sa che non si può e che è il momento di bere l'amaro calice fino in fondo. È un momento della verità tremendo ed è bene esser lì a sostenerla, e se del caso, farsi insultare anche pesantemente come causa prima dell'inguacchio.

Altro che conteggiare BOT, CCT ed altri asset per capire se io, uomo e padre, sono in grado di provvedere alla mia famiglia. Massaggi ed autocontrollo,questo ci richiede la neomadre.

Però intendiamoci, avete anche voi neopadri un tot di mesi per creare nella madre la certezza che sarete li nel momento del bisogno e ci sarete secondo i suoi bisogni, non i vostri.

Poi nei momenti morti contattate tranquillamente tutti i cacciatori di teste che volete, il vostro private banker, fate business plan, organizzatevi la carriera, quello che vi pare, ma non fatelo capire a lei.

Ieri notte, che abbiamo fatto le 3, l'ho spiegato a neopadre 3 con cuistiamo mettendo in piedi il progetto finora più bello della nostra carriere, e dobbiamo assentarci preferibilmente per due settimane, sapendo che non ci sono, e mentre contavano e conteggiavamo e facevamo piani B e guardavamo i siti di Ryanair e Transavia, lui ha provato a dire alla neomamma, sul divano con il gatto:

Senti amore, ma se all'ecografia ci vai con tua madre?

L'ho recuperato al volo per la collottola, dicendo che era assolutamente fuori discussione, che saremmo partiti dopo l'ecografia a rischio di divorzio con il capo a cui scodello i figli in giorate impossibili e che se si azzardava a farlo avrebbe ricominicato a far sesso dopo tre svezzamenti, senza che né lui né lei capissero che sarebbe dipeso da questo. Che nel frattempo, come canterebbe Madonna (ai miei tempi)

...I've learned my lesson well,
so I live to tell
the secrets I have learnt...


E non venite a dirmi che non vi avevo avvertito.

AVVERTENZA: LA LETTURA DI QUANTO SEGUE È VIETATA A DONNE INCINTE FINO ALL'INGRESSO A SCUOLA DELL'ULTIMO FIGLIO CHE INTENDONO FARE. LEGGERLO PRIMA PUÒ CAUSARE GRAVI DANNI ALLE VOSTRE INTENZIONI DI RIPRODURVI, MA POI PASSA TUTTO.

Non per fare del terrorismo, ma solo perché è una cosa che sappiamo benissimo ma preferiamo talmente non pensarci, che ce la scordiamo: di parto si può ancora morire. Non molto, ma è una statistica reale e presente, fortunatamente ai giorni nostri molto bassa.

Consoliamoci, è molto più vero il contrario: il parto va quasi sempre bene, se non benissimo. Se ne esce più forti, più consapevoli, più ricchi come esseri umani e come coppia, basta non raccontarsi cazzate in proposito. E la natura vede e provvede ed è molto più furba di noi, altrimenti da un pezzo che ci eravamo estinti.

È un evento naturale, non va medicalizzato se non è necessario ecc. ecc, ma in ogni gravidanza, anche la migliore, quel pensiero della signora con la falce appostata dietro l'angolo c'è in ogni momento, o proiettato sul bambino o su di noi, ed è talmente spaventoso che non osiamo manco formularlo. Preferiamo le villocentesi, le ecografie, le epidurali, il cesareo, pur di non pensarci.

Un padre lo deve sapere, che la nostra ossessione impronunciabile è questa e fare da barriera. Siete voi quelli logici e razionali quando dovete convincerci di cazzate che vanno contro ogni nostra premonizione viscerale? Bene, è il momento di farlo, i razionali. Adesso. E solo adesso e in poche altre eccezioni.

Anche se sa benissimo anche lui che c'è, deve questa volta fare l'uomo: logico, rassicurante, prendere sul serio le paturnie dela neomadre allo scopo di fugarle, anche se a volte è costretto a mentire.

Questa è la cosa fondamentale di cui la neomadre ha bisogno, per lei cose triviali come avrò un lavoro l'anno prossimo, come darò da mangiare ai miei figli, sono domande teoriche ed inutili in questo momento. E pensateci da quest'ottica, se la controparte è la morte, hanno pure ragione.

Adesso l'ho detto, dimenticatevelo e soprattutto non parlatene mai alla mamma. Però tenetene conto.

Ora, se tanto mi dà tanto, cominicare fin dall'inzio della gravidanza a capire un pelo come funzionano i processi logici di una neomadre secondo me è un passo bellissimo per immedesimarvi, ma non a chiacchiere, proprio anima e corpo, in quella che è la gravidanza. La vostra.

Appena vi parlerò dell'Haptonomia, capirete meglio anche come metterla in pratica questa cosa, ma siccome viene meglio dal quinto mese in su, fra un po' parlo anche di altre cose. Che a noi l'invidia della pancia ci fa un baffo. Quasi come quella del pene. Perché se le cose si vivono insieme, cosa ci sarà mai da invidiare all'altro/a?

Smart Project

... Non è una nuova droga sintetica, ma un nuovo spazio culturale dietro l'Overtoom ad Amsterdam.

Situato nel vecchio padiglione di Patologia anatomica dell'ex- ospedale Wilhelmina Gasthuis, da parecchi anni rinnovatosi come atelier ed uffici, è un posto incredibile.

Ha una fantastica sala per cinema e performance, che ospita fissa una compagnia di danza, ma anche spettacoli e film. Una saletta da 40 posti per proiezioni in intimità, un atrio, sala-congressi, sale prova e uffici di organizzazioni culturali, una grande galleria d'arte e un caffé-ristorante bellissimo, con decorazioni colorate in colori freschi alle pareti, finestroni enormi e lampade dei vecchi laboratori.

Abbiamo bevuto al grande tavolo verde, sotto le vecchie lampade operatorie, e parlato con Chris, il ragazzo italiano che si occupa della programmazione dei film e che ha messo su anche un programma di cinema italiano.

Un'altra caratteristica dello Smart sono le cene a tema con film e la prossima sarà Chocolat, di cui sottoscrivo al volo il nome di theobroma, che per me è un alimento assolutamente divino.

L'unico appunto che devo fare al sito, è che per trovare l'indirizzo si fatica, quindi ve lo metto io: Arie Biemondstraat 101-111, all'angolo con la Nicolaas Beetstraat.

Tutti i dettagli li trovate qui

mercoledì 13 maggio 2009

Come votare per le Europee dai Paesi Bassi

CONSOLATO GENERALE D’ITALIA IN AMSTERDAM

ELEZIONI DEI MEMBRI DEL PARLAMENTO EUROPEO SPETTANTI ALL’ITALIA

COMUNICATO

I cittadini italiani residenti nei Paesi Bassi potranno esprimere il loro voto per i candidati italiani al Parlamento Europeo venerdì 5 giugno dalle ore 17.00 alle 22.00 e sabato 6 giugno 2009 dalle ore 8.30 alle 20.00. Le schede votate saranno poi trasportate in Italia per il successivo scrutinio che avrà luogo domenica 7 giugno, insieme ai voti espressi dai connazionali residenti in Italia. Per esercitare il loro diritto gli elettori italiani residenti nei Paesi Bassi potranno recarsi presso le sezioni elettorali istituite da questo Consolato Generale. Gli elettori iscritti nell’elenco elettorale riceveranno a casa il certificato elettorale con l’indicazione della sezione presso cui sono iscritti a votare. Chi non avesse ricevuto a domicilio il certificato elettorale entro il 2 giugno prossimo potrà contattare l’Ufficio consolare per verificare la propria posizione elettorale ai fini dell’esercizio del voto e richiedere, se ne ha diritto, il certificato sostitutivo.

COME SI VOTA

Il voto si esprime tracciando con la matita FORNITA DALLA SEZIONE ELETTORALE una croce (x) sul contrassegno di lista. Se l’elettore vuole esprimere anche preferenze per singoli candidati dovrà indicare il nome e il cognome o solo il cognome dei candidati preferiti. L’elettore può manifestare, in ogni circoscrizione, non più di tre preferenze della lista da lui votata. Non sono ammesse preferenze al di fuori della lista prescelta.

DIVIETO DEL DOPPIO VOTO

E’ vietato votare allo stesso tempo per i candidati italiani e per i candidati delle liste del Paese di residenza. L’attuale normativa prevede:
”chi in occasione delle elezioni dei membri del Parlamento Europeo partecipa al voto per le elezioni dei membri spettanti all’Italia e per le elezioni dei membri spettanti ad altro Paese della comunità è punito con la reclusione da 1 a 3 anni e con la multa da 51,65 a 258,23 euro.”

***
Partecipare mediante il proprio voto alle prossime elezioni del Parlamento Europeo significa esercitare un diritto fondamentale costituzionalmente garantito. Con il proprio voto, anche i cittadini italiani residenti nei 26 Paesi dell’Unione Europea potranno contribuire al rinnovamento di questo essenziale organo rappresentativo della volontà dei cittadini dell’Unione Europea.


PER QUALSIASI ULTERIORE INFORMAZIONE QUESTO CONSOLATO GENERALE POTRÁ ESSERE CONTATTATO AI SEGUENTI INDIRIZZI E NUMERI DI TELEFONO:

Tel. 020 5502077 / 020 5502084 / 06 20424935
Fax: 020 6262444
e-mail: anagrafe.amsterdam@esteri.it

INFORMAZIONI DETTAGLIATE ED AGGIORNATE SONO DISPONIBILI SUI SITI:

www.consamsterdam.esteri.it
www.esteri.it - Elezioni Europee 2009 – Informativa per gli italiani all’estero.

martedì 12 maggio 2009

Olio per libri


"Il Leone di Carpineto" è un'idea bellissima per raccogliere fondi da destinare a libri per una scuola in Togo.

In realtà è anche il nome dell'olivo centenario che vedete in foto. Quest'anno, dalle olive che ha prodotto è stato prodotto un olio monoalbero che viene messo all'asta. Si tratta di poche bottiglie numerate, il prezzo lo decide l'acquirente e il ricavato verrà destinato all'acquisto dei libri.

Tutta la storia la potete leggere sul blog di Francesco Travaglini, http://parcodeibuoi.com/, che mi ha fatto conoscere questa iniziativa.

L'olio è buonissimo, lo so che ce lo siamo finiti a botte di bruschette. E se qualcuno ad Amsterdam fosse interessato, dichiaro aperte le offerte per le quattro bottiglie rimanenti che Francesco mi ha lasciato.

Si tratta di bottiglie da 250 ml, e secondo me al prezzo per cui nelle boutique alimentari da queste parti pagate un olio altrettanto buono, ma non dalla provenienza speciale monoalbero di questo, potete non solo farvi delle gran bruschette e insalate anche voi, ma soprattutto aiutate una scuola con dei libri.

Olio per libri mi sembra una bella accoppiata: tutti e due nutrono lo spirito.

Lavoro ad Amsterdam

Manpower cerca personale di madrelingua italiana e che parli bene inglese per il centro prenotazioni di KLM.

Per informazioni:

joyce.scipio@manpower.nl
www.manpower.nl

Disclaimer: non ho niente a che fare con loro, manco li conosco, non mi chiedete più di quello che c'è qui sopra che non lo so e soprattutto non compromettetemi.

Neopadre 3: Il mito dello sterile e schifezze varie

il titolo non tragga in inganno. Che non è lo sterile che vi avrebbe impedito di trovarvi in questa situazione, è proprio quest'idea sbagliata che i germi siano una cosa cattiva, e tutte le schifiltosità varie di cui a volte è preda chi un bambino non ce l'ha.

Ve lo dice una che prima di far figli aveva tante di quelle difficoltà con, non dico il complesso mastrolindo, che chiunque mi sia mai passato in casa sa che i germi sono i miei migliori amici. Abbiamo un sistema immunitario che, lo dico sinceramente, ai batteri gli fa paura. E ai virus basta che gli fa "buh", che anche la suina smamma da dove è venuta.

Però, una cosa che mi toccava nel profondo, nella mia era pre-mammesca, erano i liquidi corporei. Ma mica un paio, tutti. Non ve li elenco. Non sopportavo l'idea, se pure a livello pratico mi adattavo, a livello concettuale no.

Per dire, il gesto spontaneo del genitore che, caduto il ciuccio al pupo, se lo passa in bocca per ripulirlo e poi lo riconsegna all'erede, ecco, a me faceva profondamente schifo. Cioè, un ciuccio insalivato, fosse pure della carne della tua carne TE LO METTI IN BOCCA? (Si, lo confesso, anche i baci con la lingua ci ho messo un bel po' a scoprirli, per motivi affini, ecco l'ho detto).

Poi arrivano i figli, e sono altre le cose che fai. Diciamo che le paturnie definitive, me le ha tolte Ennio una notte che stava malissimo (quella volta il sistema immunitario, lo ammetto, era in vacanza), io lo prendo in braccio e bluuuuurrrghhhh nella scollatura della camicia da notte che manco poltergeist.

(Per chi leggesse questo manuale anche in cerca di soluzioni pratiche, così in braccio e incollati e lui piangente come eravamo, siamo andati in bagno, ho aperto il rubinetto per arrivare a temperatura e siamo entrati come un sol uomo nella doccia insieme, vestiti e tutto. E poi abbiamo lasciato i vestiti bagnati sul pavimento perché ci pensasse papà, che per quella volta io avevo già dato).

Ma insomma, non ci scordiamo che la natura vede e provvede. Alle neomamme, per esempio, regala le nausee all'inizio, e se uno è un po' furbo, capisce da sé l'antifona: è per abituarti.

Quello che voglio dire è: va bene, il bambino quando nasce è delicatissimo perché il sistema immunitario se lo deve fare. Quindi si, evitiamo di esporlo a gente con le note malattie fresche fresche.

Però tutte le altre pippe: no, non dovete sterilizzare il mondo creato intorno a un neonato. No, il parto in casa non è sconsigliato per questioni di sterilità, lo potrebbe essere per altre ragioni.

No, se vuoi sentire con il dito se sta spuntando un dentino, non devi prima far bollire a lungo il dito.

No, il biberon non serve sterilizzarlo a ogni uso. Basta ogni tre-quattro giorni o quello che le energie ti concedono, e per il resto lavalo bene con acqua calda, magari riempilo un attimo con quella bollente del rubinetto e asciugalo al'aria. Del ciuccio ho già detto. Anzi, ho ancora per casa uno sterilizzatore a vapore per il microonde, utile anche per cuocerci a vapore le verdure, chi lo vuole me lo dica che mi impiccia.

Insomma, nel frattempo, che una gravidanza è lunga e arriverete a leggere di tutto, l'avete letta, vero, quella ricerca che da quando abbiamo le case troppo pulite aumentano le allergie ai bambini? e che quelli che crescono in fattoria con la pecora in mezzo alla stanza e il neonato appeso all'amaca che non lo schiaccino, sono i bambini con il miglior sistema immunitario del mondo? Ecco, prendiamo esempio.

Che un eczema è molto peggio di un vestitino non stirato e inamidato.

Io non mi preoccuperei per i cani e per i gatti, che tanto ad aspirare il pelame vario sparso per la casa ci siete già abituati.

Insomma, non fatevi fregare, che i neopadri sono le vittime del commercio: no, non cominciate a comprare serilizzatori complicatissimi. No, non dovete lavare con il Napisan tutto quello che da oggi in poi passerà per la lavatrice di casa vostra. Il Napisan è un'invenzione malefica basata proprio su questo punto debole dei genitori.

No, non dovete comprare l'acqua oligominerale per sciogliere qualsiasi pappina del pupo, l'acqua di casa bollita (se proprio la dovete bollire, si fa in genere con il primo figlio e al secondo lascia perdere) va benissimo e dopo un paio di mesi manco la bollirete più.

Se proprio volete fare qualcosa di utile per il futuro dei figli, smettete direttamente di comprarla, l'acqua in bottiglie di plastica che emettono diossina se esposte al calore e creano cumuli di monnezza che loro dovranno smaltire da grandi. E se siete come me schiavi delle bollicine, ci sono le macchinette apposta, compratevi quella al posto dello sterilizzatore.

E siccome nel frattempo direi che il concetto è chiaro, e se e chiaro quello non c'è bisogno di fare troppi esempi, io chiuderei qui.

Viva la cacca.

lunedì 11 maggio 2009

Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei

Un aspetto a mio avviso poco ponderato di tutta la penosa vicenda Letizia-Berlusconi è stato come bisogna arrampicarsi sugli specchi per motivare una conoscenza tra persone che a un primo colpo d'occhio avrebbero poco in comune.

Sto parlando del signor Letizia padre e del nostro premier. Ci sono persone, infatti, che non puoi conoscere in modo normale. Un Berlusconi lo conosci e ci puoi forse scambiare due parole o se fai parte del club (politico, industriale ecc.) o se gli vendi un servizio (guardia del corpo, autista, cameriere, manicure, visagista ecc).

Non lo incontri per caso per strada o al bar, un attimo che è da solo e magari ha voglia di fare due chiacchiere.

E c'è da chiedersi in tali occasioni, che sono pur sempre di lavoro, se e quanto e fino a che punto lo scambio di parole sia un vero scambio, o la vuota performance di frasi di rito.

La solitudine del potere, è di questo che sto parlando. In fondo per aprire veramente il proprio cuore e parlare di cose che ci premono, abbiamo al mondo pochi referenti: alcuni amici, un partner, forse i figli, talvolta i genitori. Per chi li ha. E per chi ne ha senza che contemporaneamente queste persone ricoprano anche un altro ruolo di alleato politico, partner commerciale ecc. ecc. la vita è varia e le combinazioni possibili infinite.

Una persona di potere chi ha? Di chi si può fidare veramente? di chi è costretto a fidarsi, in parte? Di chi non può fare a meno?

A me viene in mentre i Soprano, che manco ho mai visto: ci si può fidare almeno del proprio terapeuta? Che comunque non è un amico e neanche un parente.

Il che lascia irrisolta la questione di come papà Berlusconi e papà Letizia si siano mai incontrati, conosciuti e abbiano deciso di frequentarsi. Lascia anche irrisolta la reciprocità delle frequentazioni: se io conosco una persona che mi piace e nella cui compagnia sto bene, se questa persona ha figli dell'età dei miei, se io mi trovo a frequentare spontaneamente anche i figli di questa persona, da madre direi: la prossima volta porto anche io i miei, facciamoli conoscere i bambini, magari diventano amici, o comunque si divertono anche loro.

Ma mi rendo conto che la vita della gente comune e di chi vive sotto una campana di vetro può differire in parecchi aspetti, e questo mi sembra uno di quelli.

Per dire, noi madri riusciamo a trovare uno spunto di introspezione sulla nostra vita e i nostri figli un po' da tutto, anche dai grandi eventi politici.

Io la chiamerei la politica della quotidianità.

Luigi de Magistris a Radio Onda Italiana

Silvia Terribili oggi intervisterà il magistrato Luigi De Magistris per il programma Liberalaradio su radio Onda Italiana di Amsterdam dalle 20 alle 21.

Chi ha paura di Luigi De Magistris?
Un magistrato valoroso al quale sono state strappate ben tre inchieste, Toghe Lucane, Poseidon e Why not perché era arrivato troppo vicino alla verità e aveva denunciato l'esistenza di comitati d'affari, un circuito oscuro di rapporti tra uomini d'affari, imprenditori, appartenenti alle forze dell'ordine, magistrati, politici, avvocati che accanto a una vita professionale - almeno apparentemente - dignitosa svolgono un'attività tesa a ostacolare altri rappresentanti dello Stato.

Radio Onda Italiana, tutti i lunedì e martedì dalle 20.00 alle 21.00.
Radio Onda Italiana, ascoltateci in diretta streaming su http://www.salto.nl/
Cliccate su “Wereld FM” e poi su “Luister Live” durante l'orario delle nostre trasmissioni in italiano.

telefonatele in diretta: 0031-20 - 788 43 20
oppure scrivete:
http://www.ondaitaliana.org/
info@ondaitaliana.org
www.youtube.com/liberalaradio

domenica 10 maggio 2009

Annunciaziò, annunciaziò e lo sguardo del neopadre

Allora, comunque sia che uno rimane incinto, che anche se è una cosa che si fa in due delle madri è scontato, ricordiamoci che anche il padre è coinvolto tanto direttamente.

Indipendentemente da come lo viene a sapere, per esempio, ma appunto, ognuno può aggiungere la sua (nei commenti, pliiis), potrebbe essere successo che:

- aveva il presentimento fin dall'atto del concepimento, cioè, proprio se lo sentiva, ma non ha avuto il coraggio di dirlo a nessuno sennò lo prendevano per culo
- non si ricorda assolutamente come, quando, dove e perché potrebbe essere avvenuto detto concepimento (alcuni aggiungerebbero alla fila di cose che non sanno: e con chi, ma questo grazziadio non è il nostro caso)
- trovano sul lavandino in bagno un predictor e vanno a vedere su Google quand'è esattamente che è positivo o negativo
- gli viene comunicato da femmina esultante
- gli viene comunicato, en passant, da femmina indaffarata
- gli viene detto: siediti, dobbiamo parlare
- gli viene da dire senti un po', ma non è già un bel po' che non ti tornano? e sentirsi rispondere si, vabbé, non lo so, ma chissenefrega, poi vedremo, tanto basta aspettare
- si sente chiedere ma TU non avevi detto che ci stavi attento?
- varie ed eventuali

Poi, a un certo punto, è inevitabile comunicare la cosa al mondo. Anche questo può avvenire in svariati modi, ve li salto che gli elenchi come espediente letterario saranno pure una bella cosa, ma a volte impicciano. E questo è un manuale pratico, non letteratura.

Anzi, adesso che ci penso, comincio a mettere belle in grassetto le parole chiave dei vari paragrafi, così fate prima a consultarlo.

Diciamo che in genere, la prima volta che dopo l'annuncio uno guarda bene il neopadre, lo vede profondamente cambiato. A noi successe consapevolmente con Miguel Àngel, all'epoca nostro amico e vicino, e di quel giro di amici e vicini lui e Bo i primi a riprodursi.

Lo incrociammo in bicicletta per strada, il tempo di riconoscersi all'ultimo minuto, salutarsi e urlarsi: ci vediamo dopo. Il capo mi guarda, che l'annuncio glielo avevo dato io in differita:

Ma allora è proprio vero, mi fa. Ha quello sguardo..., quello che hanno quelli che aspettano un bambino. Il capo era turbato, devo dire.
Che sguardo, faccio io, in quel momento più sensibile a tenere una bici stracarica in equilibrio che ad ammirare il paesaggio.
Non so come dirti, quello sguardo scemo.

Sissignore, aveva perfettamente ragione. Da allora lo riconosco quello sguardo. E ha ragione il capo, è uno sguardo rincoglionito, che viene poi, successivamente, superato solo dallo sguardo del neopadre in fase di adorazione del bambino/a. Che quello si che è veramente ultra-mega-ricoglionito.

Ma lo sguardo scemo del neopadre, non prendiamolo in giro perché rappresenta un'importante categoria dello spirito. È lo sguardo di un uomo che ha scoperto l'immortalità, e in qualche modo ne è consapevole. Un uomo che sa che adesso, attraverso suo figlio, i suoi geni andranno oltre, non si fermeranno con lui. Non è più uno sfigato qualsiasi che ha messo incinta una donna, è un capostipite.

E forse, anche se non lo sa, nel retro della sua testa, in un angolino qualcosa ripete da sola e automaticamente, come le bandierine di preghiera tibetane che sventolano al vento e lanciano nell'universo un messaggio, ecco da qualche parte una vocina nella testa del neopadre gli ripete ininterrottamente:

E Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn, Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.

Un patriarca, improvvisamente rischia di sentirsi un patriarca biblico. La sua linea non finirà con lui. Ha compiuto il suo dovere riproduttivo. È ora di uscire con gli amici e sbronzarsi per festeggiare.

Ma lo sguardo, non sottovalutiamolo. È lo sguardo di un uomo che guarda nel futuro, e come vedremo successivamente, ciò rischia di influenzare anche un paio di cose che si riferiscono al presente.

Una preghiera alle neomadri: non sottovalutatelo neanche voi, anche se so che siete in balia degli ormoni e di tutta un'altra serie di cose che al momento vi impicciano il presente. Perché voi in questo momento siete proprio tutte concentrate sul presente, quindi capisco che a volte si faccia fatica a comunicare con uno che invece vede solo il futuro. Il trenino. La piattaforma petrolifera Lego che comprerà. L'elicottero dei pompieri. Il primo fidanzato della figlia, che odierà, ne è sicuro fin da ora, anzi, se solo ci pensa già lo vedi che digrigna i denti.

Come diceva mia nonna: bisogna compatirlo.

Abbiate pazienza per questa regressione all'infanzia proiettata in avanti, è che prende il posto della pancia, negli uomini. Ed è anche il bello di vivere in due una gravidanza, e nello specifico la prima. Godetevela, che è un momento di grazia, che poi, in quelle successive, assumerà dimensioni diverse.

Questa invece è proprio tutta vostra, un regalo tutto per voi due (fatte salve le interferenze esterne, che ci sono, eccome se non ci sono. Guarda qui, io mi sono messa addirittura a scrivere un manuale).

Il manuale del neo-papà: premessa

In questo momento bazzico (per modo di dire) tre neopadri. Tutti e tre, ma sarà un caso, riprodottisi con femmine del Sagittario, due delle quali conosco da tanto, ma tanto tempo.

A Fabio avevo promesso già da febbraio un manuale, ma sappiamo tutti com'è con le gravidanze fresche, uno pensa sempre: c'è ancora tempo. Invece sarà ora di cominciare a metterci mano, che la cosa tipica delle gravidanze è che mentre uno sta lì a pensare c'è ancora tempo, oddio, ma in che modo ciò mi cambierà la vita, ma sono davvero pronto ad essere padre, nooo, povero bambino, non ce la farà mai con un padre come me, eccetera (ne parleremo più approfonditamente nel prosieguo, delle pippe mentali del neo-padre) insomma, mentre uno sta li a farsi le pippe mentali, le mamme vomitano e i bambini crescono e prima ancora di capire come ci sei arrivato, e perché, e chi cavolo te l'ha fatto fare, sei li che ti mettono un cordone ombelicale pulsante in mano e ti dicono: può tagliare. E a quel punto alcuni svengono.

Più che altro perché in quel momento gli viene in mente che alla culla, a casa, manca ancora il fissaggio di un pezzo fondamentale per il quale ci voleva la chiave esagonale del 5, che al momento non avevate sottomano, e insomma, il lettino sta ancora lì con tutti i pezzi sparsi sul pavimento e il foglio delle istuzioni scomparso.

Quindi cari Fabio, Kubek e Gabriele, tutti e tre per motivi diversi cari al mio cuore, ma qui per evitare liti indicati in ordine di fecondazione, eccovi qua un agile manualetto che spero vi sia utile. Magari per far ridere, leggendoglielo con aria ispirata, le neomamme quando arriverà la prima contrazione seria. Esercitatevi in bagno.

Per la proprietà transitiva, io che sto cercando di capire come ci si riproduce per partenogenesi alla mia età, magari è la volta che restiamo incinti anche noi. Col teatro mi è successo, magari anche la scrittura ha questo potere taumaturgico.

Insomma, non ringraziatemi. non lo faccio per voi, lo faccio per me.

venerdì 8 maggio 2009

Della comunicazione per e-mail, orgasmi in differita e crescita personale

Come tutti, ho un gruppo di amici con cui vediamo gente, facciamo cose, ci amiamo in genere e quando non ci vediamo di persona per far cose, ci mandiamo tante mail. Nei periodi in cui organizziamo qualcosa, svariate decine al giorno, perché le situazioni sono fluide, in movimento, ogni momento ci sono evoluzioni di cui tener conto ecc. ed essendo multitanking, meglio fare per e-mail che troppe riunioni non si possono fare.

Come forse tutti sappiamo, le mail si dividono in due tipi: quelle efficienti, dove bisogna dirsi delle cose al volo, che la situazione è fluida e in continuo sviluppo eccetera, e quelle affettive. In cui ci si coccola, ci si sfoga, ci si bacia, abbraccia e spalpazza virtualmente, che fa bene all'anima quasi come una spalpazzata reale.

Per dire, non demonizziamo lo strumento, come i detrattori di facebook, che in molto casi ha una sua santa utilità. Però a scrivere ci vuol del tempo, specie per sviscerare e sfilettare cose complesse, ognuno dice la sua, non tutti leggono fino in fondo, che ve lo dico a dì: quando l'affettivo e l'efficiente-lavorativo si intrecciano non se ne viene più fuori, con aumento esponenziale di mail, specie appunto nella tragica modalità, di cui scrissi a suo tempo, replay-all.

Per dire che tra l'altro ieri e ieri, ne abbiamo avuto un altro, di semi-scazzo collettivo, che una scrive una cosa che ferisce, quasi nessuno ci fa caso, ma poi quello che si sente ferito si sfoga con me che la mail incriminata manco ce l'avevo, però poi l'ho vista in un reply-all e allora ho risposto, che secondo me si dicevano cose poco ponderate e per semplificare l'ho mandata solo ai quattro gatti direttamente coinvolti o feriti, a come un hansaplast contro la bua.

Poi ti rispondono, poi tu rispondi, poi la vita va avanti che uno, con la miglior volontà del mondo, poi ti incontri per altri motivi con l'interessato numero 1:

"L'hai vista l'ultima mail che ho spedito? Hai visto se ha risposto?"
"Ho visto ed ho goduto. È da ieri mattina che godo ogni volta che leggo una tua mail. E quella cretina ha risposto, che proprio non ci ha capito niente".
"E vabbé, a volte la sopravalutiamo la gente. Ma magari era in buona fede".

Però a sentirmi fonte di godimento sessuale dell'amico mio fraterno, che dire, anche se per e-mail, è tutta un'altra vita. Glielo faccio notare.

"La cosa incredibile è che tu ultimamente rispondi ad hoc alle mail. Non dici una parola di troppo, ma vanno tutte al punto. Guarda, giuro, da quando si è fatta la cosa del'Abruzzo, tu sei diventata efficientissima, rispondi ad hoc alle mail, dimostri persino di saper finire le cose che cominci. Cazzo, cominci persino a seguire dei percorsi logici".

Se fossi sicura che al 100% che è un complimento, lo sposerei quest'uomo. Ma nel dubbio, e ricordandomi di essere già sposata con un'altro che a volte mi fa anche lui complimenbti del genere, mi sa che mi faccio i fatti miei.

Per dire, non azzardatevi mai più a dirmi che le e-mail non sono una cosa sexy. Chi lo dice, non si è mai fatto un bello scazzo collettivo per e-mail come i nostri. di quelli epocali. Ce poi si chiudno per forza d'inerzia e perché anche nel frattempo ci siamo mandati 3000 altre mail su altre questioni urgenti che con quella dello scazzo non avevano niente a che fare.

La mail come fonte di orgasmi multipli, questa ancora mi mancava.