martedì 30 giugno 2009

Piccoli gnorpoli crescono

"Ma quanto è cresciuto Ennio, dopo l'estate cosa fa, va al gruppo 6" mi fa Rute, una delle mamme volontarie con cui per un annetto ho fatto la sorveglianza a ora di pranzo.

"No, al 4". Però ha ragione, me lo guardo sempre, questo mio figlio bellissimo e fragile e mi dico che adesso, fatta salve l'eventuale acne, so esattamente come sarà fra 10 anni.

Perché negli ultimi mesi non solo è cresciuto, ha perso tutte le caratteristiche da bambino. È forte, dinoccolato, fa le gare a chi ha il bicipite più duro e mi sembra abbia davvero imparato a contrarlo. Signore benedetto, ha persino degli addominali, quando sta a testa in giù sulla sbarra con la maglietta ala diotifulmini. È un bonazzo mio figlio, da chi avrà preso non lo so.

"Dal postino, chi altro" fa il capo laconico.
Lo guardo camminare tutta intenerita "Guardalo come sculetta carino". Tutto suo padre.

Però siamo arrivati alla fine dell'anno scolastico e anche Ennio è stanco. Da un paio di settimane piange di continuo. E questo, o quest'altro, o non lo ascolto con la dovuta attenzione, o lo interrompo, e la sera ha paura a dormire da solo e va da Orso. magari lo sveglia o fanno caisno. Io urlo e lui si secca che urlo e me lo dice.

Parla ininterrottamente, si intromette in tutte le conversazioni, specie quelle in cui cerchiamo di fare qualcosa con Orso. Tipo ieri, che per il libro d'addio che stanno facendo per la maestra che se ne va, doveva rispondere a delle domande e disegnarla e a quel punto io ho trascinato via Ennio, che si intrometteva e cambiava le risposte di Orso, che già non era propenso a darne e poi cominicavano a litigare su certe risposte, dio mio, quanto si impiccia questo figlio.

Si impiccia, ovviamente, perché ha la sindrome da figlio maggiore, proteggere e punire e lo fa così tanto che adesso anche suo fratello si è ribellato ed Ennio deve ancora capire bene quest'autonomia. Parla tanto, ma ti sa dire benissimo quello che lo secca e gli piace o lo entusiasma, le sue emozioni sono un libro aperto ed esplicito, tanto ce lo dice lui.

Però qualunque risveglio faticoso o paturnia del mattino, svanisce come neve al sole se appena appena si ricorda cosa lo aspetta a scuola:

"Nooo, mamma, sono troppo stancooo... però oggi la maestra ci fa fare i calcoli, che bello, che bello, mamma io so fare tanti calcoli e tu che calcoli sai fare?" e zompa giù dal letto incontro alla giornata. (Gli piace fare i calcoli. Adora fare calcoli. Decisamente non è figlio mio).

"Basta dargli una pila di compiti e non lo senti più fino a che non ha finito", dice la maestra, ed entrambe sappiamo quanto sia difficile farlo stare zitto, quanto non riesca a non fare la diva, il clown, quello che deve stare al centro dell'attenzione perché se non ti guardano non esisti e se non esiti per gli altri..... aiutoooooo.

Figlio mio, sei una diva, sei enormemente competitivo, e il bello è che sotto pressione lavori benissimo, non ti fai per niente imbarazzare dal tempo che scorre o dalla difficoltà del compito. Sei enormemente timido e se ti offendi va subito in lacrime.

Cosa ti ho fatto perché tu sia così fragile? Cosa posso fare per farti sentire abbastanza amato, abbastanza sicuro, abbastanza sufficiente a te stesso? A non dipendere dal gruppo, dagli amici, dall'approvazione della folla? Mica mi vuoi diventare come quello lì, no?

Poi penso che a te il rialzo nelle scarpe è l'ultima cosa che ti serve. Allora no, come quello lì non mi diventi e mi tranquillizzo.

Sei il mio bambino bellissimo, quello che mi ha insegnato a fare la madre, e sicuramente un sacco di cose ce le siamo inventate per strada e potevano andare meglio, ad averne il tempo, la testa, a non avere la depressione e la stanchezza cronica. Sei quello che mi ha legata, fermata, privata della libertà di andare, venire, fare e improvvisare. Perché con un bambino non improvvisi e ho fatto fatica a capire quel punto.

Adesso però andiamo, facciamo e leggiamo insieme. E se non ci sono, tu te la cavi benissimo senza di me. Non sei il figlio mammone appiccicoso. Sei autonomo, anche se abbiamo un gran bisogno l'uno dell'altra. anche se io già sento la sindrome del nido vuoto, perché hai appena imparato a leggere, stai crescendo e io ho bisogno di un po' di anni per abituarmi a una vita quotidiana tua, separata, da grande.

Ma sei ancora il mio bellissimo e intelligentissimo e dolcissimo, un bambino con tanta voglia di fare, di aiutare, di crescere, di imparare. Con un bellissimo senso critico e voglia di capire. Che certe volte sai delle cose che manco so da dove le prendi, ma ti indigni.
"Mamma, ma come si chiama quel paese, dove le bambine non possono andare da sole a scuola, e neanche le mamme?"
Fa dei suoni che non si capisce bene e tiro a indovinare.
"Arabia Saudita?"
"Si, ma perché sono così cattivi? Dimmelo."
"Vieni qui che parliamo di dio, che ha a che fare con quello".

Tutto quest'inverno alla richiesta: raccontami una storia che non ho ancora sentito, ci siamo salvati con le storie di dio. Cominicamo con il discorso di dio e di come tanta gente lo stravolge per i comodi suoi, po per il resto, abbiamo una vita davanti.

Imprese orsesche

Orso, si era capito, è quel tipo che sa quello che vuole e si rifiuta di fare quello che non vuole. Per un bel po' io fingevo che fosse la crisi dei due anni, quella dei tre anni, quella dei tre anni portata a quattro, adesso ne ha cinque ed è inutile nascondersi dietro a un dito: è proprio fatto così.

E considerato che è abbastanza autonomo, che anche se aveva la tendenza a scappar via ultimamente tira dritto (devo averlo spaventato abbastanza), io in genere lo lascio fare e cerco di capire quel suo modo ellittico di dirmi le cose importanti, e di mettere i paletti dove e come posso quando serve. Anche se lui si arrabbia.

Prima si arrabiava buttandosi a terra, mordendo, picchiando. Adesso con le botte di distruzione e autolesionismo "Io sono così arrabbiato che rompo la porta". Magari è una fase pure quella (ma quando finiscono 'ste fasi?)

Orso sogna, si estrania ma osserva tutto e non gli sfugge niente. È molto fisico nelle sue manifestazioni di affetto, ama tutte le bestie e gli insetti, che se può si prende in mano e altrimenti osserva tutto intento. Gli piace farsi massaggiare e grattare i piedi. Se sei triste o stanca, ti viene vicino e ti accarezza dove capita.

Non è il tipo che si butta a fare una cosa in pubblico (a quattro anni, il coro della scuola, suo fratello stava in prima fila a fare la diva, lui si rifiutava di salire sul palco, si era infilato dietro a tutti, poi cantare cantava, ma quando mi ha visto ha voluto esser portato via).

Poi ultimamente mi ha fatto capire che gli interessava il balletto, ma che essendo notoriamente roba da femmine, temeva la stigmatizzazione. Ho trovato una scuola con la classe per i maschi il lunedi sera ("Anch'io voglio venire a fare danza con i maschi duri" fa Ennio, che tutte le cose da maschio duro e puro sono ovviamente ideali), se non è troppo esausto dal doposcuola. E siamo andati a fare una lezione aperta, che disgraziatamente erano tutte femmine.

Messo nel gruppone di vecchie e nuove, la maestra mostra la prima posizione da cui poi devono fare un passo, punta, giù in avanti. Lui tiene i piedi ostinatamente paralleli.
"Orso, così, guarda".
"Io preferisco guardare" fa, tutto rattrappito, poi corre da me e me lo prendo in braccio.

Poi c'è un pezzetto da fare seduti in terra con anche i genitori e lì facciamo insieme. Tutto il tempo continua a lamentarsi che ha sete, e manco le promesse di gelato lo tengono buono.

La sera a casa, per far vedere a Ennio cosa si è perso, rifà esattamente quel paio di passi e mosse che avevano fatto le bambine. È un'osservatore, su questo nessun dubbio.

Però quando la maestra spiegava a un paio di bimbe che dovevano legarsi i capelli con le mollette o la fascia, lui sottovoce mi ha detto: "Io voglio tagliarmi i capelli" per paura che le mettessero anche a lui.

Al saggio di percussioni ha fatto lo scemp tutto il tempo e ogni volta che non toccava a lui: smorfie, mosse, tutta una roba da esibizionista, tanto quel corso lì è una cosa familiare e quindi si può scatenare.

"Ha fatto inaspettatamente bene", mi fa il maestro a fine saggio. "È vero che sta sempre distratto e per conto suo, poi però quando tocca a lui mostra di aver sentito tutto e lo sa anche rifare. all'inizio avevo dei dubbi, perché è ancora così piccolo, ma è andata bene, mi sembra".

Il maestro fin dalla prima lezione lo ha tenuto in prova e solo alla nona si è fatto pagare il corso.

Insomma, questo è il mio cucciolo piccolo, ancora per poco. Ancora per poco ha la panzetta tonda e un accenno di manine paffutelle, ancora per poco avrà le sue guanciotte bellissime. E ancora per poco avrà le rabbie irragionevoli. Poi spero, impari anche un pochino di realpolitiek, ad essere meno intrasigente con sé stesso, soprattutto, ma anche con gli altri. A non arrabbiarsi per le cose da poco, ma ad agire per quelle importanti. Ad osare di andare con la testa sott'acqua, perché secondo me nuoterebbe meglio del fratello alla sua età, se si decidesse.

Un sacco di queste cose si giocheranno quest'estate, perché le vacanze sono anche quei periodi in cui i bambini improvvisamente fanno i balzi di crescita, fisica e mentale. Basta che convinca mia madre a non metterlo all'ingrasso.

lunedì 29 giugno 2009

Nonna bis e la lezione di buone maniere

Premetto che sono due cose separate, la nonna e le buone maniere, ma sono entrambe di ieri e allora vai.

Allora, nonna-bis è la nonna del capo, meglio nota come Oma-ma. Sabato ha compiuto 91anni (diolabenedica) ma fino all'ultimo non sapevamo se ci arrivava (il che, in maniera sotterranea, ha pure avto la sua bella parte nelle varie paturnie di casa Diga degli ultimi mesi). Perché Oma-ma ha da qualche mese un tumore alla gola, non poteva più mangiare ed è arrivata a pesare 37 chili, che 80 probabilmente in vita sua non li ha mai fatti, 'ste nonne piccine e semianoressiche, ma 50 forse si.

Fatto sta che ha insistito per farsi operare mercoledi e l'idea era di metterle una sonda per nutrirla e capirai, una di 37 kg. non sai se la fa prima fuori l'anestesia o l'eutanasia e meno male che fanno pure rima.

Invece la cosa è andata ottimamente, il chirurgo ha trovato dello spazio nel suo collo mini e le ha messo un tubicino di 1,8 cm. di diametro che le fa da esofago. Potrà ricominicare a mangiare quasi normalmente, che è sempre tanto relativo, il normale suo, ma insomma, c'è ancora per un po'.

Ieri però aveva dormito male, era stanca, i bambini li abbiamo parcheggiati dallo zio che abita più in là ed io e il capo siamo andati a trovarla, con la mega scatola di cioccolatini che grazie al tubicino ci ha risolto il problema regalo.

No, che Oma-ma mica è un tipino semplice. A parte che è sono vent'anni che è impegnata a morire e non le si può regalare nulla, che tanto se muore che ci fa (ne ho conosciute altre, di nonne così). Poi a un certo punto abbiamo scoperto che le piacciono i cioccolatini che compro io.

Perché la mia teoria è che la vita è breve, le cose buone tante, le calorie che un essere umano può ingurgitare limitate, e allora meglio spendere per mangiare che per qualsiasi altra cosa, meglio pagare un cioccolatino buonissimo quello che costa e goderselo tutto, che comprare due scatole di cioccolatini scadenti e ingrassare.

(poi funziona solo la parte 1, che quando un cioccolatino è veramente buono, chi riesce a fermarsi al primo? Insomma, grassa e squattrinata, e tutto con le mani mie, ben mi sta).

Insomma, per anni abbiamo avuto vita facile ai compleanni, una bella scatola di ciocccoltini e via, che per la nonna picciosa e anoressica è anche una soddisfazione, voglio dire, che lo apprezzo io un ciocccolatino come si deve, farà piacere anche regalarmelo (quello fondente un po' meno, lo dico in caso ci fossero interessati in giro), ma che lo apprezzi lei ancora di più.

E adesso, con i 37 kg, la sonda ecc. pareva che quest'anno il cioccolatino canonico non si potesse e cosa cavolo ci potevamo inventare? già per le foto dei bambini abbiamo direttive sul formato, solo quello fototessera, che il resto occupa spazio e lei invece le foto le vuole sotto gli occhi e non in un album dove non le vedi.

La gita a Rotterdam comunque è stata piacevole perché ci siamo ritrovati a casa dei cognati, che ci si sta sempre tanto bene, anche se i bambini non si spiegavano dove fosse la festa e dove fosse la festeggiata. Poi però hanno visto la torta e gli è bastata.

Il ritorno, noi tre in treno, perché il capo da lì andava a una cosa del suo lavoro che prevedeva pernottamento. cosa significhi un viagigo in treno con due che non stanno fermi un attimo senza che lo dico, poi abbiamo rpeso il traghetto più lontano eprché da lì passa un autobus che si ferma sotto casa, il massimo che potessi fare con due borsone a tracolla.

Ma l'autobus la domenica non passa, ce la siamo fatta come diovuole tutta a piedi, con promessa di gelato, che funiona si, ma fino a un certo punto, se otlretutto hai già sforato di brutto l'orario solito del sonno.

a un certo punto incrociamo un gruppo di adolescenti formato rapper neri, duri e rumorosi, e già Ennio iniziava a stringermisi perché a lui i gruppi di ragazzi grandi, ancorché pischeloni ai miei occhi, fanno ancora impressione, mentre Orso se ne infischiava bellamente delle promesse e dele preghiere di seguirci e tirava tardi e metteva su la lagna:

"Maaaaammaaaa, ma io voglioooooo....."
"No, non si può" gli fa brusco un rapper mentre lo supera.
"E devi stare a sentire la mamma, capito? Sennò mi arrabbio" ci mette il carico da 11un'altro.

Deliziati, hanno fatto altri 100 mt. senza fiatare, mentre commentavano e facevano il verso ai grandi.
"Non si può"
"Altrimenti mi arrabbio" e giù a ridere.

Poi ho avuto l'idea geniale di scommettere a quanti passi eravamo da casa.
"200" fa Ennio.
"100.000" fa Orso.
"400" faccio io. Li contiamo tutti quanti e ariviamo in un attimo.

Erano trecento.
(Vabbé, poi la manfrina gelato, lavaggio, pigiama letto era ancora tutta da fare, ma arrivare a casa, ci eravamo arrivati).

domenica 28 giugno 2009

Ricetta estiva: il tabouleh (dritta per i neopadri)

Prima delle vacanze sgombrare casa e frigo e io ho un mazzone di prezzemolo in giro e mezza scatola di cous-cous aperta (notato che ad Amsterdam il cous-cous più venduto è prodotto in Italia).

Vada per il tabouleh finto, che andrebbe fatto con il boulgour, ma ci teniamo il cous-cous.

Giro questa ricetta ai neopadri, perché io in quei divini primi tre mesi di gravidanza che mi dava fastidio tutto, avevo notato che il couscous invece mi bloccava le nausee, ne ho mangiato a chili e tutto il peso che mi sono tenuta dopo i vari parti, non vorrei dire, ma al 60% sarà stato quel cous-cous lì. Eliminare solo quel paio di ingredienti tipo i cipollotti che la neomamma potrebbe non gradire.

Ingredienti:
1/2 scatola di cous-cous
1 mazzo di prezzemolo
alcune foglie di menta (facoltative)
succo di 1 limetta e 1/2 limone (sto o non sto svuotando il frigo?)
2 cipollotti

Poi i cipollotti, che da me erano tre, risultavano un po' troppo presenti e li ho anestetizzati con un cetriolo a cubetti, che ci stava da dio.

1/2 barattolo di tonno (tonno ad libitum, infatti dopo ho aperto un'altra confezione piccola e ce l'ho aggiunta
Olio di oliva buono a piacere
sale q.b.
Facoltativo (piace solo a me):
Yougurth greco 10% di grassi
Ceci lessi (me li sono scordati, ma la prossima volta li aggiungo)

In una ciotola ho messo il cous cous, il sale e ci ho versato a culo (o a occhio, se preferite) dell'acqua bollente dal bollitore, mescolando con una forchetta. Il livello dell'acqua era circa un cm. sopra quello del cous-cous. Ho mescolato con la forchetta, ho aggiunto l'olio di oliva e ho aspettato che si ammorbidisse.

Nel frattempo ho tritato il prezzemolo a cui avevo eliminato la maggior parte dei gambi, le foglie di menta e il cipollotto. Siccome io ero caduta in coma da sonno nel primo pomeriggio e il capo invece verso le 17:30, volevo spicciarmi a far mangiare tutti ed andare a letto presto, ed ho ficcato tutto insieme nel robottino. Ma se c'è gente che preferisce tagliare a mano, o con la mezzaluna, e magari lavando o cambiando tagliere per ogni ingrediente, io nelle nevrosi altrui non mi impiccio, fate come vi è più congeniale.

Tenete presente che usando il robot con la porta della camera aperta si sveglia il pater familias a distanza e senza fatica extra, il che ha sempre la sua comodità.

Alla fine per puro culo il cous-cous aveva la consistenza che piace a me e non si era né ammollato troppo (ah, la nevrosi dei carboidrati al dente, quella ce l'ho tutta), ho aggiunto gli altri ingredienti e via.

Al capo è piaciuto, io mi ci sono aggiunta dei gran cucchiai di yogurth greco, che secondo me sostituisce ottimamente la maionese in tutte le insalate di pasta, riso o altro estive, e alla fine ci siamo spazzolati pure quel paio di cucchiai di versione alternativa dei figli.

La prossima volta ci aggiungo pure i ceci lessi scolati.

Variante bambini
Visto che tutte le mie energie sono finalizzate alla vacanza e ad arrivarci viva, non ho manco provato a fare della versione sopra un momento pedagogico per insegnare ai bambini ad assaggiare tutto. Ho semplicemente messo da parte un paio di porzioni di couscous in bianco e gliel'ho spiattellato insieme a un barattolo di fagioli al pomodoro già pronto e che non ho manco scaldato, direttamente dalla lattina in una coppetta da portata. Di fianco il solito peperone rosso e mezzo cetriolo a fettine e via, hanno spazzolato tutto.

Non so se c'entrava la promessa gelato che li aspettava nel frigo, un clone del mottarello, ma mangiare hanno mangiato e che vuole di più una povera mamma?

sabato 27 giugno 2009

Vorrei andarci, all'Aquila: vita e letteratura

Ultima settimana prima della partenza e organizzare tutto, decidere cosa fare (il capo si spalma in spiaggia due settimane, mi ha comunicato, e per piacere non rompergli le scatole con piani vari).

Io vorrei tanto andare all'Aquila con il corteo durante il G8, perché si passerà per tanti posti ora off-limits e che però io, per argioni tutte mie terapeutiche, ho un gran bisogno di rivedermi e forse andarci con un corteo, con un sacco di gente intorno, ti fa da filtro emotivo.

Delle pagliacciate politiche non me ne può importare di meno, sinceramente. Quello che penso sull'opportunità di organizzare il G8 proprio all'Aquila e proprio adesso, credo sia chiarissimo, ma non posso farci assolutamente niente e me lo tengo così com'è, sperando non serva a scocciare troppo chi vive lì.

(Sulla vanità di certe speranze, soprassedo, che non serve).

Però, però: al corteo ci andrei di corsa se vivessimo in un paese in cui il dissenso civile è possibile, e se non avessimo già dei precedenti alle spalle, dico Reggio Emilia, se vogliamo buttarla sull'excursus storico, ma potrei anche dire Genova (ecco, diciamo Genova). Su Genova è stato detto, scritto, filmato, fotografato analizzato e giudicato tutto il possibile.

A me però è rimasto impresso un racconto di Sandrone Dazieri su MicroMega, che poi è entrato anche in un romanzo pubblicato successivamente, sull'indagine su un ragazzo, di famiglia di sinistra, scomparso.

E in nome della vecchia amicizia e comune passato di militanza, la famiglia chiede al solito detective di cercarglielo, anche se lui non vuole.

C'è questa scena bellissima al cimitero di Predappio, in cui un vecchio partigiano che ancora si porta sulla schiena le cicatrici inflittegli dalla Decima Mas, vestito da gerarchetto medagliuto, si presenta al cimitero e viene immediatamente riverito dalla gioventù, poi con la scusa di appoggiarsi si fa riaccompagnare in macchina dall'informatore di destra, che viene rapito ed interrogato.

Insomma, che dirvi, l'investigatore alla famiglia alla fine racconta una palla consolante. Sennò gli tocca dirgli che il figlio, senza che loro lo sospettassero, era nei giri dell'estrema destra e con un gruppo di amici è stato mandato da un non meglio identificato referente dei Servizi a fare il finto Black Block provocatore a Genova, e poi strafattissimo, muore sulla via del ritorno, rischiando anche di scorpire gli altarini, e gli amici lo seppelliscono da qualche parte ed è per questo che è sparito.

Ecco, se penso anche al fatto che ultimamente non solo ho letto un libro sulla morte di Pasolini come delitto politico, perché gli scrittori hanno questa sorta di preveggenza che gli fa mettere insieme delle fila sparse e confuse in un racconto plausibile e molto più coerente della vulgata che fa da cortina di fumo, ecco, io mica ci credo più di tanto che all'Aquila il dissenso civile e il corteo funembre ce lo facciano fare.

Non ci credo che le forze dell'ordine saranno lì pronte magari a passare una bottiglia d'acqua all'anziano che decide di partecipare e che sotto il sole rischia il collasso. Non ci credo che ci faranno neppure umanamente avvicinare, ma che se ciò avviene, non credo si avvicineranno le persone che hanno un motivo sentimentale per andare a far quel corteo. ne faranno passare altre.

E anche se per me sarebbe importante andarci insieme, sicuramente non potrò mai andarci con marito e figli.

Un'altra piccola cosa importante che mi viene tolta, e non posso manco incolpare il terremoto, di questo.

Il guaio di quando una capisce più di letteratura che di come gira il mondo.

venerdì 26 giugno 2009

Civitella Alfedena Folk Festival in agosto

Il comune di Civitella Alfedena (AQ) organizza anche quest'anno insieme all'Associazione Mantice Latina l'edizione 2009 del Civitella Alfedena Folk Festival. A me sembra un programmabellissimo e mi sto mordendo le mani per perdrmelo, perché ad agosto sarò di nuovo ad Amsterdam.

Ma siccome conosco un paio di appassionate di musica e danza folk 9Graziella? Silvia? battete un colpo), penso di far cosa gradita a chi a parte mi scriveva di voler passare queste vacanze in Abruzzo, in zone praticabilissime nonostante il terremoto. Ecco una cosa bella da fare.

Ci sono degli spettacoli e ci sono dei workshop, e per le informazioni potete contattare Marco, che non ho il piacere di conoscere, al recapito in calce. E poi, dopo che ci siete andati ce lo raccontate e postate le vostre foto.

Programma
Spettacoli
Domenica 23 Agosto ore 21,30 Abies alba - Musiche e canti dal Trentino
Lunedì 24 Agosto ore 21,30 Quintetto Martin - dell’Orchestra di tango di Roma
Mercoledì 26 Agosto ore 21,30 Xarnege - musica tradizionale della Vasconia –
Giovedì 27 Agosto ore 19,00 Gruppo giovane emergente selezionato a “laMarca eurofolk 2009”
6° concorso internazionale di musiche e danze della tradizione
Giovedì 27 Agosto ore 21,30 Massimo Ferrante - E JAMU JA
Venerdì 28 Agosto ore 18,00 PULCINELLA MON AMOUR Incubi lazzi e sogni di Cetrulo Pulcinella
Venerdì 28 Agosto ore 21,30 La notte del tamburo
Il tradizionale corteo musicale attraversa le vie del paese
Sabato 23 Agosto ore 21,30 Te l’ho portata la serenata - Serenate e canti d’amore nella piazza del mercato
con la partecipazione dei Fratelli Mancuso e gli allievi del laboratorio sulla voce “Disolavoce”

Ingresso agli spettacoli libero e gratuito.

Corsi
Martedì 25 e Mercoledì 26 Danza popolare “Saltarello di Amatrice” con Anna Cirigliano
Giovedì 27 e Venerdì 28 Organetto con Massimiliano Morabito
Giovedì 27 e Venerdì 28 Tamburi a cornice con Andrea Piccioni
da Giovedì 27 a Sabato 29 Disolavoce – Laboratorio sulla voce con i Fratelli Mancuso

I corsi sono a numero chiuso. Necessitano della sola iscrizione preventiva (10 Euro).
Orari stage Mattino 10-12 - Pomeriggio 15-18

Ogni forma di divulgazione è gradita

Per informazioni 0773 – 484955 - 339 2327810

Saluti

Marco Delfino

Tanto va la gatta al lardo

Fratelli adolescenti

A 12 anni mio fratello, biondo, bianco e roseo, decisamente cicciottello, ma non esattamente uno che alzava volentieri il culo, iniziò improvvisamente a praticare una cosa strana all'indietro, che non si capiva bene cos'era, ma devo dire, aveva una sua grazia. Sembrava ballasse.

Poi si comprò Thriller, di Michael Jackson, uno di quei cantanti che noi sorelle maggiori intellettual-snob nominavamo sempre con la puzza sotto il naso e allora persino io ho capito che quelo era il moonwalk. Per riconciliarci i gusti musicali abbiamo dovuto aspettare la stagione Ligabue.

Nel frattempo il cugin-quasi gemello odi-et-amo, 5 cm. più alto e 10 kg. più magro era diventato il mago della brekdance, e forse ci entrava anche quello nell'improvvisa passione per il moonwalk.

Poi Jackson non fu più il tipo buffo che ballava con quelle coreografie carine (che pure noi sorelle intellettuali dovevamo riconoscere che ballare, ballava bene) con la mania del nasino all'insù, ma una specie di freak con storie strane su bambini, sindrome di Peter Pan, affari sballati, processi.

Uno che se pensi che è venuto su in una famiglia di testimoni di Geova, costretti tutti i figli a fare i minidivi per le aspirazioni artistiche (e forse monetarie) del padre, quel padre di cui si diceva avesse abusato della sorella Janet, beh, che dire, a me quel ragazzo faceva sempre più pena. Anche se non mi potrete mai accusare di essere una sua fan.

Ma parlo oggi di Michael Jackson, perché in un epoca come questa di veline rifatte e di culto del corpo, anche artificiale, purché levigato e omologato, a me sembra che tutto sia cominciato con lui.

(Mio fratello non è più piccolo, e neanche biondo e roseo, ma lampadato, pieno di tatuaggi e piercing e per fortuna l'unica operazione che si è fatto è quella ai legamenti del ginocchio, non so se c'entra. Talvolta si fa fare anche la testa a treccine).

E spero che i miei figli, comunque e quantunque, si piacciano per come sono. Che più dell'apparecchio ai denti, se serve, non gli concedo. Le treccine, se proprio insistono, se le pagano da soli.

mercoledì 24 giugno 2009

La giornata sportiva della scuola


Il bello e brutto della nostra scuola è che insistono molto sulla partecipazione dei genitori, che talvolta, per chi lavora, può diventare una palla al piede, perché poi alcuni genitori vanno, altri no, i bambini ci restano male, ecc.

Per dire che oggi hanno organizzato la giornata sportiva, che il capo era da mesi reclutato ma è riuscito a storcersi una caviglia ad ameland nel weekend e quindi ci ha scaricati, ha fatto l'avvio e poi è tornato a casa a lavorare.

A me è andata bene che dopo una mattina fredda e cupa, è uscito il sole, ci siamo divertiti, non c'era quell'organizzazione militre di genitori motivati con un gruppo di bambini che devi fare tutte le attività del percorso a costo di morirci, ma eravamo tutti molto rilassati, abbiamo cazzeggiato, fatto solo quello che ci pareva e nel contempo ci siamo divertiti.

Come sede hanno scelto la piscina all'aperto Flevoparkbad, che confina con l'enorme Flevopark e anche la piscina è molo spaziosa, con questi pratoni sotto gli alberi in modo che chi si vuole abbronzare si abbronza, chi vuole andare a sparapanzarsi sull'erba con una pila di libri fa e chi vuole nuotare, nessuno lo trattiene.

E siccome a me le piscine all'aperto di città mi fanno tanto vacanza, mi sono pure divertita. Non vi dico niente, vi faccio vedere le foto. la giorata era organizzata dai nostri insegnanti di ginnastica con un'organizzazione apposita, che ha fornito attrezzzature, stagisti dell'ISEF, alcuni davvero dei pischelloni giovanissimi, che mi veniva da ridere a dire: "Bambini, adesso ascoltate tutti il maestro che vi spiega come fare" e poi passavo il timone: "Il maestro sei tu, eh?".


Qui Orso gioca a sjoelen, un vecchio gioco olandese che consiste nel far entrare i dischetti di legno, facendoli scivolare sul piano, in diversi vani in fondo alla tavola, ognuno con il suo punteggio.


Ennio invece, con sua grande delusione, non è riuscito a rimanere appeso per molto alla mazza da baseball sospesa: partivano tutti abbarbicati con mani e piedi e il maestro cronometrava i secondi. Il record è stato di Abe con 4 minuti e 45. Ennio, nonostante i diversi tentativi, ha fatto 37 secondi al massimo.


Monique e Erica, al colmo dell'entusiasmo, che se nessuno fotografa i fotografi, come facciamo?


Questo attrezzo, che sembra uno strumento d'assedio medievale, va tirato da quattro lati per portarlo in avanti, una volta con una mezza rotazione a destra e una volta a sinistra.


poi c'erano gli sci collettivi da erba, che si va avanti solo se al grido: "piede destro" tutti alzano cpontemporaneamente il piede e fanno un passo. Sembra niente, ma provateci voi (con i bambini, oltretutto).


E alla fine, alla ricreazione delle 10, fatti fuori al più presto le crostatine di mele e il succo di frutta, i bambini si sono spogliati (o anche no) e in mutande, magliette e calzoncini hanno cominicato a far danno nella piscinetta, con grande sconforto delle madri straniere che già li vedevano con la polmonite, e il massimo aplomb di quelle olandesi, che diamogli torto, una maglietta bagnata in mezzo al sole della giornata sportiva, cosa sarà mai?

Stanchi (Ennio ancora adesso piange ogni due per tre), ma felici, siamo tornati a casa. In tempo per la lezione di prova di balletto di Orso, che abbiamo trovato una scuola con una classe di maschi. e quando ha sentito che le bimbe si devono tener ben legati i capelli con le mollette e le fascette, ha deciso sui due piedi che si deve tagliare i capelli.

martedì 23 giugno 2009

I compari e le commari di San Giovanni

Domani è san Giovanni e anche se teoricamente mi piacerebbe moltissimo in una vita o nell'altra trovare qualcuno con cui fare un bel falò per tenere a bada il diavolo per tutto l'anno, io in realtà non sono tipo da riti misticheggianti e pace. Il capo poi lasciamo perdere, gli si risveglia l'istinto pompiere ogni volta che si parli di fiamme, persino i lumini dell'IKEA mi proibisce, convinto che ci appicco fuoco alla casa.

Però chissenefrega, quest'anno, da domani, ho due compari e due commari nuovi. Cioè, nuovi, siamo già quasi parenti sorelle, fratelli, madri, padri e figli/nipoti gli uni degli altri, però mi sembrava bello formalizzare la cosa con questa vecchia usanza ofenese (ma anche di altri paesi del meridione). Quella delle commari o compari a fiore.

Sui rituali di san Giovanni in realtà, su istigazione dell'amica sciamana, ci ho provato un anno in cui coincidevano san Giovanni, robe celtiche e un altro paio di congiunzioni astrali (plenilunio, mi pare) a suo dire imperdibili e io stavo ci ho provato seriamente a scrivere il deiderio, bruciarlo con l'alcool che non c'era, ho svuotato le ultime due gocce di una boccetta con cui il capo pulisce pezzi delicati di macchinari, perlomeno la boccetta stava di fianco alla sua collezione di giravitini mignon.

Mi sono quasi data fuoco alla frangetta (avevo sottovalutato la fatica di dar fuoco a un biglietto con su scritto il desiderio a luce spenta e mi ero scordata di aprire le tende per approfittare del plenilunio), poi mi sono anche scordata il desiderio, insomma, alla fine ho lasciato perdere. Non saprò mai se ha funzionato.

Mi sa che con i fiori mi faccio meno male.

Insomma, la cosa funziona così: se due amiche, per esempio mia nonna e la commare Silvia o la commare Bellice, che per decenni non mi sono mai posta il quesito su come fossero commari, tranne che non venivao mai nominate in altro modo, e le figlie e i figli pure, poi ho scoperto che erano commari di san Giovanni.

Ecco quindi, che quando due amiche o due amici vogliono sancire in modo speciale l'affetto che li lega, a san Giovanni si scambiano o si mandano dei fiori o un regalo, con il messaggio "Il dono è piccolo, l'affetto è grande, accetta la commare per san Giovanni" che in ofenese, non si direbbe, ma rima.

Però ce n'era anche un'altra, di rima in dialetto, che a me piaceva di più:

A commare, a commare,
nen ze diceme male,
e se male se diceme
ajju 'nferno se ne jeme
ajju 'nferno co la mala ggente
chi ci va poi se ne pente

e a me quello che piaceva da matti era la constatazione che in fondo un commarato di san Giovanni si riduceva a un patto reciproco di non maldicenza, che per i tempi, secondo me, valeva di più di un trattato di campdavis.

E allora, leggendo da Valverde tutti i riti di san Giovanni di cui parla lei, mi è venuta in mente questa usanza e in fondo, gli amici praticamente parenti li ho e li ho invitati ad accompararci/ accommararci, del che hanno reagito con entusiasmo.

Da domani ho quindi una seconda commare Silvia (la prima, qualche anno fa, è stata la nipote della commare Silvia di mia nonna), una commare Marina, un compare Roberto e un compare Sebastiano, che comunque già mi chiamava commare per fatti suoi.

Per dire che i compari e le commari non sono mai abbastanza e chi per principio non battezza i figli, si arrangia come può. E i figli, adesso, dovranno imparare ad usare i titoli giusti.

Perché non sono intelligente come tutti gli altri?

Oggi ho avuto un'illuminazione sul perché la maestra (partente, il prossimo anno ne ha un'altra) di Orso mi faccia così poco sangue, pur non potendole oggettivamente rimproverare nulla, tranne il fatto che non ha ancora inquadrato mio figlio.

Mi dicevo: sarà la normale gelosia di madre nei confronti di chi non apprezza o capisce il tuo bambino, core mè, reprensibile quanto si vuole, ma succede, noi madri reagiamo in fondo di pancia.

Mi dicevo: mi sta antipatica perché proprio non capisce, anche se io cerco di spiegarglielo che tipo è Orso.

Mi dicevo: magari è troppo olandese e io troppo italiana e non ci capiamo proprio a livello concettuale.

Io faccio sempre lo stesso errore di mettere tutti al mio livello e cercare in me l'errore o il limite. Poi ogni tanto rinsavisco e mi dico: ma io ho a che fare con uno stupido, ecco perché.

Ora, bando alle convenzioni sociali e alle false modestie e a non voler avere l'aria antipatica ed arrogante di chi se la ricrede, perché secondo me chi arriva a leggermi regolarmente nel frattempo mi conosce, mi perdona, forse mi vuole anche un po' di bene e capisce che non è stronzaggine, ma un dato di fatto:

io gli stupidi non li capisco e mi ci prendo poco.

È un po' la dannazione dela mia vita, ci casco sempre. Il fatto è che parliamo lingue diverse, non è la cattiva volontà.

Ci ho proprio studiato sopra, eh, non è che me lo invento sui due piedi tanto per giustificare perché a me quella maestra lì sta antipatica. Il punto è che con la gente stupida non ci puoi ragionare, sono monolitici nelle loro convinzioni e tutto il resto è fatica sprecata.

Mi chiedo se ci siano strategie adatte a circuirli e fargli fare quello che vorrei io. Per dire, intanto mi pare che cerco di evitarli il più possibile. Se proprio ci ho a che fare è per motivi funzionali e si spera, di breve contatto. Qualcuno più furbo e intelligente di me è riuscito nel frattempo a sviluppare una propria personale strategia? Ci insegnate i trucchi pure a noi?

Tutto il discorso intelligenza/stupidità in questi giorni è saltato spesso fuori e in particolare mi ha costretta a pensarci Zauberei perché uno giustamente si chiede:

ma come è possibile che con tutte le cazzate che fa di continuo e che saltano fuori sempre più melmose e puzzolenti chi ha votato a Berlusconi ancora è convinto che sia il messia in terra che ci salverà tutti? Perché sono così monolitici in questa fiducia? Lo fanno perché lui è un genio della comunicazione?

Perché gli aquilani hanno creduto alle promesse elettorali e lo hanno votato? Per disperazione?

Perché il paese va a rotoli e ancora c'e gente che riesce a mettersi i paraocchi e ad accusare la sinistra? Perché abiamo la sinistra che abbiamo?

Perché la sinistra è così diabolicamente brava a fare complotti contro di lui, a influenzare tutta la stampa straiera in blocco e anche il cosiglio d'Europa e lo fa, invece di usare tutta le forze e abilità sopranaturali che ci vogliono semplicemente per andare al potere? Ma ci voglioo andare al potere o fanno la quinta colonna di Berlusca, che nel frattempo se li è comprati a forza di passera gratis per tutti, ma lo sapremo solo fra 50 anni?

Perché abbiamo la sinistra che abbiamo, e il centro che abbiamo e la destra che abbiamo?

Perché non ho la taglia 42 da almeno 30 anni?

Perché mi stanno venendo le rughe? Perché non organizzo un Botox party per il mio compleanno?

Perché non sono mediamente intelligente, perché non ho sposato uno stupido, perché ci riproduciamo nel più perfetto stile leggi di Mendel e perché non ho dei bambini come ne conosco pochi, dico la verità, che siano mediamente stupidi e non si annoino a scuola?

Ecco, delle volte ci sono delle domande che farei meglio a non farmi. Ho solo una risposta, la maestra del prossimo anno di Orso a pelle mi fa molta più simpatia. Spero solo sia una ragazza inteligente e capisca che lui si annoia a morte e che forse è il caso di dargli un libro interessante e abbandonarlo a sé stesso.

A me mi hanno ridotta così a forza di ripetermi che sono una bambina intelligente. Ad alcune mie amiche a cui dicevano continuamente quanto erano belle, ci è voluta l'età adulta per convincersi di essere brillanti.

Ci devo stare molto attenta con quello che ripeto ai miei figli.

domenica 21 giugno 2009

Weekend wireless


Crediamoci o no, ma abbiamo passato un wekend completamente wireless grazie a Peter e Graz, un'esperienza che potrebbe cambiarci la vita.

Procedendo con ordine, Graziella ed io ci conosciamo tramite blog e nell'ultimo annetto ci siamo scritte tanto, conosciute, sfogate, le solite cose, le sapete, no? coemfunziona tra blogger. E nel frattempo lei con il suo batavo sono anche venuti diverse volte in Olanda, imboscandosi in posti idilliaci, ma mai ad Amsterdam.

Finché stavolta, sapendola all'isola di Ameland, ci siamo buttate lì la solita cosa: ma perché non vieni con i bambini che ci sono anche i cani e si divertono, aspetta che lo dico al capo ma figurati se si libera, invece sarà la congiunzione astrale o cosa, il capo l'ha messo subito su outlook e praticamente era cosa fatta.

Secondo me, al di fuori delle vacanze canoniche e delle visite ai nonni, è davvero la prima volta che andiamo da qualche parte tutti insieme. e ci è piaciuto un sacco. A parte il traghetto, che ai bambini è piaciuto moltissimo.

Siamo andati a dormire con il faro che lanciava la sua luce intermittente sula parete della camera ("Bambini, contate quante volte gira"e mi sembrava di aver trovato lídea geniale per fargli contare le peore, invece sono poi scesi subito a dirci che lo avevano contato 160 volte, svegli come grilli).

Il giorno dopo abbiamo affittato le bici, siamo arrivati al faro, ci siamo saliti sopra ("È costato € 14" spiegava Ennio il pomeriggio alla signorina che ci vendeva la cartolina per la bisnonna, Oma-ma).

Poi siamo andati in spiaggia, un freddo becco che ho patito da matti, mentre i mostri nudi e crudi ("Ma tenete almeno la canottiera", macché) si rotolavano nella sabbia mentre io bevevo finto sidro sulla terrazza del Sunset, stabilimento balneare che nel menu del giorno aveva: il più bel tramonto di Ameland alle 22:15).

Però non siamo i soli che sono arrivati ad Ameland questo weekend: c'era una rassegna di cori marinareschi e un torneo di rugby.

Un po' l'avevamo capito sulla barca: prima abbiamo incorciato delle ragazze biondissime in maglia turchese dell'Università di Meinz. Poi un gruppo di olandesi cazzoni con maglie azzurre a paperelle gialle di gomma sopra che facevano un gran casino sul ponte superiore, ma di cui uno solo si era messo ad abbordare le bionde.

Poi è salita questa brass-band che mi dicevo, ma perché quel logo sulla grancassa (avevano la grancassa logomunita du un carrettino) mi è così familiare, perché era la banda di Roden, il paese dei nonni, e sai quante volte li ho visti suonare alla sfilata dei carri o sotto le feste vestiti da Sinterklaas o Babbo Natale.

Orso ed Ennio entusiasti, quando hanno cominciato a suonare, finalmente hanno smesso di andare sopra e sotto per il traghetto con la scusa della pipì (l'avrano fatta 6 o 7 volte in due). Orso poi è anche andato a dirgli: sai che a Roden ci abitano i miei nonni? Ma non mi dire, gli ha fatto il trombonista.

Poi quando hano attaccato Va pensiero Ennio in piedi su una panchina ha cominicato a dirigerli. a un altro pezzo dove la metà della squadra di cazzoni con le paparelle si è messa a fare la polonaise, ovvero il trenino, Orso si è unito senza colpo ferire e con enorme entusiasmo.

Il che mi fa temere che rischio di ritrovarmi un figlio da corporazione studentesca se non sto attenta.

Comunque sabato siamo entrati nel villaggio nel pomeriggio, per ritrovarci in mezzo alla rassegna. Ogni 100 metri, a ogni slargo avevano messo un palco su un rimorchio e da lì sopra i corsi si esibivano, mentre i colleghi, vestiti da marinai, da pirati, da signori di mezza età con sulla schiena della giacca Shanty choir Joure, sparapanzati sule terrazze all'aperto del paesetto aspettavano i proprio turno, con trobe, trombette, tamburi e grancasse ammucchiati in un angolo.

A un certo punto, mentre la band dei Likkebaarden si esibiva su uno slargo, il coro successivo già in posizione su un muretto, pieno di signore di mezza età con gonnellone scure a pieghe, corpetti, una parannanza rigatina di colori vari e tre organettiste con maglia a righe e pantaloni scuri, si è fatto prendere dall'entusiasmo per cui uno degli organetti si è messo a suonare lo stesso pezzo e tutte quelle sciure vintage si sono lanciate in un girotondo dondolando le gonnellone, che così abbiamo capito che l'unico capo di abbigliamento uniforme nell'uniforme del coro, era una giarrettiera rossa messa sopra i collant.

Poi dicono, la musica affratella.

Per miracolo abbiamo incontrato i nostri al tavolino di un caffé affolatissimo, insieme agli altri amici figliomuniti e ai nonni che ci raggiungevano per il weekend, ma Orso era in piena crisi da stanchezza, mancato gelato e svariate paturnie, per cui ci siamo diretti verso la casa, aperta come lo è stata tutti e tre i giorni che ci siamo stati.

Il consuntivo di questo weekend da parte dei figli è stato:
- Ameland è bellissima
- perché ci sono la spiaggia, il faro e le barchette di plastica da comprae che non abbiamo comprato
- Orso voleva restarci per i prossimi 5 anni
- il barbecue ci è piaciuto un sacco e lo vogliao rifare a casa
- la piscina coperta per bambini è una manosanta quando il cielo è nuvolo e il vento soffia forte
- però nel pomeriggio io e Graz ci siamo sparapanzate al sole nel terrazzo di casa e siccome avevo la minigonna, adesso ho una riga perfetta sull'incipiente abbronzatura.

e, miraculo miraculo, siccome conveniva lasciare la macchina a terra e prendere il traghetto a piedi, non ci siamo portati nessun computer.

Tutta vita, ve lo dico io.

E il capo non solo non è stato orso per niente ma ha concluso che Graziela e Peter sono tanto ma tanto carini, che è contento di averli conosciuti (inevitabile), il che mi fa ben sperare per l'invito di Mamikazen di cui al post precedente.

venerdì 19 giugno 2009

Progetti e consigli per le vacanze in Abruzzo

*** alla fine del post con i fatti miei vi indico alcune strutture, se volete andare in vacanza in Abruzzo, che conosco molto bene, in cui torno volentieri e che secondo me valgono tanto la pena. Tanto se possono fare il G8 all'Aquila, possiamo tutti farci le vacanze in Abruzzo nelle zone non colpite o meno colpite dal terremoto, che indipendentemente da questo sono comunque bellissime ****
Finalmente abbiamo un responso; il capo è riuscito a cambiare le ferie ed andiamo tutti insieme in macchina in Italia ai primi di luglio. poi lui torna su da solo carico di provviste ("Mamma, ma io voglio anche quei pomodori buonissimi nelle bottiglie" e su gentile richiesta di Ennio ci tocca fare i pomodori, ammesso di trovare quelli maturi la prima quindicina di luglio).

Noi invece restiamo a Tortoreto, dove ho vissuto la mia infanzia e adolescenza fino a che non me ne sono andata, e che solo adesso mi rendo conto che gran csa sia abitare a 50 mt. dalla spiaggia e potersi andare a fare il bagno di notte quando fa caldo e non riesci a dormire, allor ti alzi e vai.

Per il resto la vita da spiaggia mai fatta, i miei lavoravano tantissimo e a un certo punto hanno messo al lavoro anche noi, un giramento di palle che lèvati, ma magari mi ha formato il carattere.

Quindi ne approfitterò per vedermi con tutte le amiche che non vedo mai o vedo troppo di corsa, per chiedere a Franca se mi fa qualche lezione di piano ai bambini, tanto per capire se può piacergli prima di iscriverli per tutta l'annata a settembre, e per fare la madre al mare.

Nello specifico all'Antares, che con quella bella terrazza rialzata e coperta è freschissimo nelle ore più calde. E che sta vicino ai Bagni Irene, che sono pescatori di famiglia e quando verso le 14 mi viene voglia di una fritturina ruspante vado lì. Che né io né mia madre abbiamo mai fatto le madri al mare e forse, una volta, causa terremoto, ci tocca anche.

(Perché io, ovviamente, preferirei starmene ad Ofena quelle 3 settimane da sola con i bambini, a fare i pomodori, sistemarmi la casa, scrivere e andare in montagna, ma questa era una vita precedente e chissà se tornerà mai).

Che se mia madre non mi fa uscire pazza con la manfrina che i bambini alle 11 devono rientrare per mangiare (e io la dirotto all'Irene) e dormire (non lo hanno mai fatto) sennò si straniscono e intanto comincio a stranirmi io, ci faremo una bella vita anarchica da spiaggia e pace.

Il bello di avere un passato variegato è che ci sono tanti posti che puoi davvero e sinceramente considerare come tuoi, e forse il fatto di non avere più la casa di ofena come porto sicuro, mi costringe a ritrovare gli altri. E chissà, magari l'anno prossimo riesco persino ad andarmene a fare le vacanze nei boschi sui Tatra e a Cracovia, che in fondo le mie migliori vacanze da bambina erano proprio quelle.

Il bello delle vacanze è che quando le stai a progettare ti puoi inventare tanti mondi possibili. Poi alla fine i giorni e i soldi quelli sono, e tanto vale mettersi l'animo in pace. E goderseli per quello che sono, nel mio caso, una ricarica necessaria e pigra.

E dopo aver letto questo, anche se Tortoreto, lo dico persino io, è davvero un gran bel posto per passare le vacanze con i bambini, vi invito ad evitare come la peste il Campeggio Salinello (e glielo andrò a dire di persona) mentre vi raccomando i seguenti alberghi, gestiti da anni e benissimo da una famiglia che stimo e dove si sta da dio:

Giulianova:
Hotel Revel (Giovanni e Melissa, giovanissimi, che lo hanno aperto ques'anno, ma si sono abbondantemente fatti le ossa al campeggio di Alba Adriatica prima che chiudesse e al Mion negli anni in cui ci siamo andati noi)
Hotel Palace (Maria Laura, sorella di Giovanni)

Roseto
Hotel Mion G, (Anna, la madre dei suddetti) dove quella settimana all'anno degli scorsi tre anni ci hanno permesso di sopravvivere alle vacanze con i figli piccoli (solo adesso abbiamo il coraggio di andare in appartamento) riposandoci persino e dove comunque torneremo a trovare gli amici dell'animazione e a ballare la Baby-Dance e a giocare con Leo e Asia.

Non solo sono dei professionisti, hanno perso anche loro casa a Navelli con il terremoto, quindi non credo proprio che da loro succedano cose del genere.

Se poi invece volete stare più vicini a Campo Imperatore, che è una zona che amo, consiglio:

- Hotel e ristorante (dove si mangia benissimo) Monteselva
di Alessandra a Barisciano, proprio al bivio della SS 17, km. 52 + 100, perché d lì si sale subito a Santo Stefano di Sessanio (dove ci sono B&B e altre strutture che funzionano, ma io ho dormito solo da Sextantium in passato) e Campo Imperatore, ma potete andare anche a visitare Peltuinum, Castel Camponeschi, Bominaco, fontecchio, i vari borghi e tutto quello che c'è di visitabile in zona.

- Bed and Breakfast Abruzzo Segreto, di Francesca, a Navelli, che come dirò è un posto bellissimo di giorno, di notte, da sopra e da sotto.

- Aufinium, da Stefania, a Ofena, anche lì si mangia benissimo con i prodotti biologici (certificati) della sua fattoria.

Basta così? Io le vacanze in Abruzzo comunque ve le consiglio e soprattutto quest'anno, e magari dopo il G8. visto che i soldi per la ricostruzione non ci sono, chi ha delle aziende nel settore turistico e le fa funzionare molto bene da anni, non è giusto che venga doppiamente penalizzato. E nei posti dell'interno che vi cito ci sono stata durante il viaggio di due settimane fa e quindi sono stati controllati recentemente.

Cosa fare, dove andare e quando, se ho tempo, prima o poi ve lo metto qui ma ci sono già cose degli scorsi anni.

mercoledì 17 giugno 2009

Presentazione di Ennio

Il sistema scolastico olandese, fino all'università, è molto impostato sulle verifiche scritte. Per abituare i bambini a fare presentazioni orali quest'anno nel gruppo di Ennio si fanno le presentazioni individuali a tema libero.

Sulla porta sta appeso uno schema di giorni in cui prenotarsi (pare che la prima volta ce lo siamo scordati, io ribadisco che non ne sapevo niente, ma il 23 giugno gli tocca).

Un suo compagno per esempio l'ha fatto sugli squali. A Ennio ho suggerito di parlare di percussioni, visto che le studia, perché credo abbia tanto da dire. E altrimenti può sempre fargli sentire come fa il cha-cha-cha battendo sul banco.

Il capo si è subito visualizzato una presentazione in Power Point, che sono convinta scherzasse, ma con le deformazioni professionali non si sa mai. Pare che un bambino l'abbia davevro fatta, ma c'è voluto più tempo e se ne è andato più interesse alla parte tecnica, che ai contenuti. Inoltre forse il bambino ci aveva messo il 5% di suo. E non è questa l'idea.

Per avviarlo invece ho pensato di aiutarlo a definire gli argomenti, fare una traccia e poi farlo esercitare a dirlo ad alta voce, guardando il pubblico e non per terra (suggerimento della maestra) e insomma, tutti i soft skills necessari.

Oggi quindi mi sono fatta dire il nome delle percussioni che conosce e che usa a lezione e ne abbiamo cercato una foto su Internet, che gli ho messo su una pagina word. Il copiaincolla l'ha interessato un sacco, ma glielo spiego un'altra volta.

Poi abbiamo definito 5-6 argomenti:
perché le percussioni si chiamano così (perché per suonarle le picchi)
di che materiale è fatto un tamburo, di quali pezzi può essere composta una batteria ecc. ecc.

L'unica cosa che gli ho suggerito davvero io è stato a cosa servono le percussioni in un pezzo (il ritmo lo sapeva) ovvero che fanno da scheletro. Più che altro perché sapevo che gli sarebbe piaciuta la parola (infatti secondo me ha iniziato ad immaginarsi delle percussioni di ossa sbattute tra loro).

Adesso nel weekend glielo faremo raccontare. Graz, sei avvertita.

martedì 16 giugno 2009

Colloqui scolastici

Ieri, a parte il baccanale con i corsisti sommelier con cui ho concluso la giornata (grazie Giovanni), siamo anche andati ai colloqui con le maestre per le ultime pagelle, e per incastrare il tutto, per la prima volta in vita nostra abbiamo cenato allo snackbar.

I bambini con hot-dog, patatine e tanto maio e ketchup, il capo con un piatto misto di nasi goreng vegetariano che non era affatto male e io un panino al baccalà piccante.

Ennio, dice la maestra, è cresciuto, sicuro si sé e basta dargli una pila di compiti che si diverte. In matematica ha tutti A, in lettura/scrittura/dettato ha B, scrive i dettati con una calligrafia chiara e bellissima che né io né sicuramente suo padre abbiamo mai avuto.

Legge a livello AVI 5 (un sistema che calcola la velocità di lettura). La volta scorsa era AVI 2, che è anche il livllo previsto per la sua classe.

In 4 volte un minuto ha fatto 85 somme. Io ho deciso che finché ha questo periodo da spugna, che si diverte a leggere e fare compiti, voglio dargliene un sacco e fargli leggere un mucchio di cose. Non vedo l'ora, quando verremo in Italia e tirerò fuori la pila dei miei libri d'infanzia. e devo cominciare a leggergli le avventue di Tom Sawyer, come fece mamma con me in catenandomi indissolubilmente alle gioie dei libri.

L'unica cosa è che continua a fare il clown per mettersi in mostra e poi non sa smettere. Ma passerà, credo.

Orso invece come concentrazione è persino peggiorato, ma non è sempre assente, altenra i momenti di interesse ed entusiasmo per qualcosa a quelli in cui proprio non gliene importa niente di un compito e riesce a non farlo.

È spesso assente in un mondo tutto suo, salvo dimostrare alla fine che in realtà ha seguito tutto. avevano fatto per esempio tutta una discussione su cosa portarsi in vacanza, e lui guardava fuori dalla finestra senza filarsi nessuno. Alla fine si è alzato, è andato dalla maestra e le ha detto:
"Maestra, in realtà in vcnza biogna portarsi i soldi" e guarda un po', a questo non aveva pensato nessuno.

Io credo che Orso stia cercando un suo ruolo nel mondo in questo momento, cosa che gli prende tutte le sue energie. Poi è comunque un osservatore e in tutta la sua assenza e distrazione sa benissimo cosa gli succede intorno e reagisce ad hoc. Me lo ha detto anche l'insegnante di percussioni: sembra che a lezione non faccia nulla e sia completamente assente, poi se deve suonare la sequenza che hanno provato, la sa.

E allora chissenefrega se fa le cose a modo suo.

Dopi l'estate la sua maestra principale, buona e cara ma che io sospetto dell'empatia sbagliata verso certi tipi di bambino, non torna a scuola e il suo ruolo lo prende juf Tineke, una nuova che adesso affianca la maestra capo, e che è molto più dolce e comprensiva, e credo che on lei Orso riuscirà ad aprirsi di più. Anche perché un'estate passata a crescere e a vivere a quest'età fa miracoli.

Sul baccanale dirò meglio quando Beppe mi avrà mandato le foto. Basti dire che ho passato la sera con lui e Nicoletta a parlare di sesso, mentre il giovane bonazzo intontiva una donzella che pendeva dalle sue labbra con la sua erudizione enologica (ma baciala, mi veniva da dirle, cosa stai lì a parlare di chiavennasca), le bionde erano diventate tutte rosee, che la carnagione chiara questo fa, che la mia finta mousse al cioccolato light e molecolare è piaciuta moltissimo e la rifaccio bianca questo weekend per Graz e Co che andremo a trovare ad Ameland.

Il discorso sesso, in realtà, da un lato era una conversazione tra uno scorpione e una tora, che come noto sono dei trombini che lévati, e una gemeli he come è ancora più noto di sesso parla, ma farlo no, che si suda. Dall'altro, lo dico, aveva una motivazione scientifica, perché per il manuale del neopadre vorrei fra poco affrontare il discorso del sesso in gravidanza, che tante le panze, tanti i pareri.

Quindi richiesta formale, per una buona causa: raccontatemi come lo avete vissuto voi. Che sennò questi neopadri mi si scoraggiano.

domenica 14 giugno 2009

Neopadre 7 o dell'allattamento

Alors, alors, uno può anche chiedersi a questo punto: che ci ho a che fare io, padre con l'allattamento che insieme a un altro paio di dettagli tecnici su cui ora è inutile soffermarsi, è proprio una di quelle cose che nessuno mi richiede? eee, beato te.

Innanzitutto serve come cultura generale. Poi serve se ti sta a cuore la salute fisica e psichica di madre e figlio. Poi perché tutto quello che fai in questo senso ti vale tanti di quei punti di bonus che alla fine non sai neanche cosa farci. E poi, e poi, leggi e impara, va.

Non sottovalutare mai, neopadre, quanto nell'immaginario collettivo la madre venga vista in funzione di nutrice. Pensa alla frase: il bambino non MI mangia. Tu diresti una cosa sana del tipo; se non mangia ha mangiato o mangerà, qual'è il problema.

La madre invece va in crisi esistenziale, il bambino non mangia per fare dispetto a lei, per mettere in discussione il suo ruolo nell'universo e com'è, come non è, la chiamano self-fulfilling prophecy, ci riesce pure a farle venire il dubbio di essere una cattiva madre, cosa dico cattiva madre, no, peggio della matrigna di Biancaneve ecc. ecc.

A quel punto a me è servita moltissmo mia suocera che i giorni che arrivavo dicendo: non ha mangiato, mi imponeva di farle l'elenco di cosa avesse mandato giù. E allora, la poppata del mattno, una mezza mela, tre cucchiaini di yogurth, una galletta di riso, mi dimostrava che mangiare aveva mangiato e che se per una volta non aveva mangiato cucinato, l'importante è che beva, acqua e latte preferibilmente, e riempia tanti pannolini e finché c'è piscio c'è speranza. Ecco, fate anche voi così.

Però si diceva l'allattamento, allo svezzamento ancora non ci arriviamo e finora lo spartiacque è semplice: allattamento al seno o in biberon?

Io sono una stakanovista della tetta, lo dico subito. Manco mi è servita la Leche League, io da prima ancora di avere figli avevo deciso che li avrei allattati esclusivamente al seno e fino a un anno, un anno e mezzo, se ci riuscivo. E stronza come sono, ho fatto di tutto per arrivarci, a costo di schiantarmi. Il che non ha fato bene a me, non ha fatto bene al capo, e di riflesso, ha messo in crisi un po' tutta la famiglia.

Con il senno di poi ho imparato due cose: la primA È CHE DECIDERE SE ALLATTARE AL SENO O MENO È UNA DECISIONE PERSONALISSIMA DELLA MADRE. Sempre che sia una decisione meditata, cioè, non basata su palle e pipe mentali. Quindi il secondo punto è di aiutare la madre materialmente a portare avanti la propria decisione, e se del caso, cambiarla, senza sfinirsi per strada.

Allattare è una fatica fisica enorme, peggio che la miniera. Non ce lo scordiamo mai.

Quindi sfatiamo una serie di false motivazioni:

1) non è vero che se hai il seno piccolo avrai poco latte. Palle. Ho sentito di una ginecologa che diceva una cosa del genere e francamente, l'avesse detto a me la denunciavo all'ordine. Le dimensioni del seno prima del parto non hanno la benché minima influenza sulla quantità di latte prodotta.

2) lo stress e le pippe mentali si, invece e c'è una correlazione diretta e immediata tra questi e la stanchezza e il calo di produzione.

3) non è vero che allattare rovina il seno. Chi si ritrova dopo un figlio le classiche bustine del te ci era predisposta, che abbia o meno allattato. Io ho una coppa E, ho allattato due volte ad oltranza due autentiche idrovore e giuro sulla santa del Topless che non è stato quello il risultato (tanto la foto non la pubblico e mi dovete credere sulla parola, o chiedere a mio marito che è altro 1,98 e pesa oltre i 120 kg, il peso preciso non me lo vuole dire)).

Altre amiche che si sono rifiutate di allattare con questa motivazione si sono comunque ritrovate le bustine da te penzolanti, a riprova che dio esiste e punisce la stupidità.

Però, ripeto, se una donna non si sente di allattare perché:

1) le fa senso (e qui direi: rispettiamolo, ma sarebbe anche sano chiedersi da dove le viene, e lavorarci sopra, perché non per allattare, ma almeno per migliorare il tuo rapporto con il tuo corpo e quello che rappresenta per te, fa sempre bene anche a 80 anni)

2) perché ha avuto un avvio sbagliato e le sono venute le ragadi (dio, le ragadi) e le fa un male bestia (quando le ho avute ogni volta che allattavo capivo perfettamente la gente torturata con le scariche elettriche e non esagero neanche per un grammo)

3) è stanca, depressa, non le prende bene, fa fatica ad adattarsi al ruolo di nutrice

È UN SUO SACROSANTO DIRITTO SCEGLIERE DI NON ALLATTARE E PACE.

Cero, per il bambino l'allattamento al seno è comunque la cosa migliore, e per la madre anche, perché aiuta all'utero a riprendere le dimensioni originarie, aiuta spesso a perdere i chili di troppo messi su in gravidanza, soddisfa tutta una serie di compensazioni psicologiche, quando è così. di motivi a favore dell'allattamento al seno ne trovate quanto ne volete e sono tutti ottimi e validi.

Io ci metto quelli logistici: se anche con un bambino piccolo al seguito vuoi andare, venire, fare e brigare, una riserva di tetta, anche fino a 2 anni, fa sempre comodo. Mica serve chissà che: basta la ciucciatina del buongiorno e quella della buonanotte, che così ci spicciamo meglio anche questi due momenti fondamentali della giornata.

Con Orso di 2 mesi e mezzo ho fatto con la massima comodità un press tour 3 mesi dopo e la presentazione di un libro con pernottamento non pianificato. Lisci come l'olio (ma era il secondo e avevo imparato un paio di trucchi).

Ma la salute della madre ha il sopravvento e come padre tu ti tanto devi fare i fatti tuoi. Non dimenticare quelo che dicevo: alla donna incinta e alla puerpera, che sono tanto fragili in questi periodi, anche una parola sbagliata scatena paure, sensi di colpa e pippe mentali varie. Bisogna quindi essere estremamente cauti nel dire checchessia. e il padre, non essendo lui quello che allatta, deve sostenerla ed aiutarla in questo senza però dire la sua troppo direttamente.

E bisogna uscire dal binarismo: tetta/latte artificiale, perché la vita propone tante soluzioni intermedie.

A posteriori, questo è quello che io avrei fatto di diverso: Ennio è nato di 4750 gr ed affamatissimo, e tutti subito a controllargli gli zuccheri e prevedere che avremmo per definizione dovuto dargli del latte in aggiunta al mio, che mai ne avrei prodotto abbastanza.

A parte che dal momento che l'allattamento è avviato (e ci vuole poco a farlo partire bene o male) è la domanda del bambino a stimolare l'offerta. Se mi avessero lasciata in pace senza prescrivermi il latte artificiale probabilmente avremmo trovato prima i nostri ritmi.

In realtà ero sommersa di consigli, a volte anche contraddittori tra di loro e il fatto di scollare i ritmi di Ennio da quelli del mio corpo, con l'intervento delle poppate extra di latte artificiale, non aiutava a trovare un ritmo nostro.

Grazie alla mia cocciutaggine e al mito dell'allattamento che avevo, alla fine sono andata da un'esperta della lattazione e ho deciso di seguire solo quelo che mi consigliava lei, ignorando ostetrica, puericultrice, nonna medico ed altri esperti, perché una linea devi seguire, e cercare di farlo con coerenza.

Lì ci siamo messi a posto. Ma chiunque altro entro la nostra prima settimana avrebbe rinunciato ad alattare, avevo le ragadi alla seconda poppata, per dire, prima ancora della montata lattea.

A posteriori, visto che comunque gli davamo il 'dessert' di latte artificiale, sarebbe stato più furbo risparmiare a me una poppata notturna in favore del sonno, e far allattare Ennio con il biberon a qualcun altro. Mia madre non mi ha detto altro, ma non le davo retta.

Un'altra cosa era che data la stanchezza enorme, la depressione ecc. a volte nei momenti di maggior stress mi calava la produzione. Quello che qui mi ha aiutata è stato il tiralatte. Anzi, nei momenti di calo mi affittavo per un paio di giorni quello elettrico, e con quel minimo di stimolazione extra rimettevo in carreggiata la produzione.

Quando invece la bestia mi teneva un'ora e mezzo ad allattarlo, per poi allo scadere della terza ora richiedere a gran voce l'inizio della poppata prevista, e io con i patemi, usare il tiralatte mi ha dimostrato che in 5 minuti usciva la quantità di cui aveva bisogno per mangiare e tutto il resto erano ciucciatine di coccola, che però otevo anche dargli un ciuccio e dormire quell'oretta in più. Una pippa mentale in meno.

La produzione, notate il termine che uso: questa è stata, psicologicamente, la cosa che mi ha fatto patire di più. Non ero più una persona completa, ero ridotta a una mucca. Esistevo in quanto produttrice di latte.

Madonna, quanto ci ho patito, non lo sopportavo proprio. Per dire, bastava una montatina lattea quelle che ti fanno bagnare la maglietta, per sentire ondate di disgusto enormi, verso di me, il mio corpo, il latte. Probabilmente, anche se non l'ho mai ammesso, verso la causa principale di tutto ciò.

Eppure a me i miei figli hanno migliorato la vita, fin dal primo secondo in cui ero consapevolmente incinta. Però questa cosa della fabbrica di latte, la prima volta ho fatto una gran fatica, la seconda volta uscivo allora allora da una lunga depressione post-natale, avevo due anni di sonno arretrato, avevo un bambino che aveva appena iniziato a camminare da seguire, francamente ci sono passata sopra più facilmente, solo perché avevo priorità di sopravvivenza più urgenti.

Un altro punto di disagio era la sensazione di essere in trappola. La mia vita e la mia giornata erano spezzettate in intervalli di tre ore. Non potevo muovermi, non potevo allontanarmi, avevo il panico (ed abitavo nella zona meno servita della città, per qualsiasi cosa dovevo allontanarmi di almeno 2 km. senza macchina e con una linea autobus perennemente in ritardo) del rientro.

Non ho mai chiesto aiuto, ero fatta così. Anzi, se me ne offrivano, lo rifiutavo per principio. Mio marito da questo periodo ha imparato a prendere anche delle decisioni per mio conto ed è quello forse che ti tocca fare come padre: da un lato non puoi intervenire nelle decisioni sull'allattamento della neomadre, per non scatenarle tutto il casino di sensi di colpa e "sono una cattiva madre perché non nutro mio figlio come si deve a costo di rimanerci secca".

Dall'altro sei quello che pensa lucidamente e devi aiutare lei a farlo. Il mio consiglio è di offrirle il tuo sostegno incondizionato, farle capire per bene che quel figlio l'avete fatto in due e tu sei lì per farle da sparring parnter, riconoscere che a livello emotivo e fisico lei si sta facendo un culo a capanna, che allattare`comporta una fatica fisica peggio che stare in miniera.

Per i primi mesi almeno, entra nell'ordine delle idee che il semplice fatto di allattare a richiesta un bambino è il triplo di fatica fisica di tutto il resto che puoi fare tu: lavorare, mandare avanti la casa e accudire la madre permettendole di riposarsi o rilassarsi a modo suo.

Siici e convincila che ci sei per lei. Coraggio, hai nove mesi per farlo, non dicendoglielo, ma facendolo. Facilitandola fin da ora nella fatica fisica extra che fa per il semplice fatto di portare avanti la circolazione di due organismi.

Insomma, questa cosa che la madre ha fatto il figlio e se lo deve gestire da sola è un concetto non solo sbagliato, ma pure recente. Una volta le madri tornavano a partorire a casa dei genitori, e pure al paese natio se si sposavano fuori, proprio per avere tutto il sostegno della famiglia allargata e non dedicarsi ad altro che allattare. Il resto lo facevano la madre, le zie le sorelle, le cugine.

Ricordiamoci che un bambino è patrimonio collettivo, quindi tutti possono fare la propria parte, fermo restando che le decisioni fondamentali spettano ai genitori. Se solo tornassimo a questo, quanto sarebbe meglio per tutti.

venerdì 12 giugno 2009

Cosa ci insegna tutto ciò?

Sembra una cosa banale, e sembra uno di quei casi in cui i genitori difendono i desideri del figlio contro le decisioni della scuola, una situazione che io trovo sempre deleteria ma che succede, che non siamo angeli.

Però sia io che il capo (e soprattutto lui, nella mia interpretazione, perché si sente in colpa, visto che è lui quello che per evitare rogne al lavore è partito tardi, si è incastrato nel traffico ed è arrivato tardi) non siamo affatto d'accordo con la decisione della scuola di non dare la medaglia ai bambini per aver saltato una delle 4 sere di marcia.

Orso l'ha presa con filosofia ("allora la compriamo, però io ne voglio una gialla come quella della scuola perché mi piace").

Ennio invece ci patisce moltisimo, un po' perché è nel suo carattere, un po' perché era così contento di fare questa marcia per la medaglia, visto che quella di nuoto l'ha persa il giorno stesso e per lui era una rivalsa. A lui la nostra medaglia di consolazione non interessa, lui voleva quella dei suoi amici e riceverla insieme a loro.

E lì facciamo un po' fatica a fare i genitori, perché io gli dò pienamente ragione, ma come glielo motivo?

Questa situazione aveva già iniziato a dar vita a una serie di "cattivi insegnamenti" da parte nostra, tipo: se stai zitto e non lo dici a nessuno che non siamo andati, vedrai che non ci fanno caso. Sapevano che li raggiungevamo per strada, ed ero disposta a mentire: eravamo dietro, in fondo, insieme a un'altra scuola. C'erano migliaia di partecipanti, avrebbe retto.

Solo che Ennio è patologicamente incapace di mentire e in un certo senso ci assomiglia, siamo così (fatti salvi i casi in cui la vita ti insegna un po' di diplomazia).

E già mi facevo il patema teorico se fosse un bell'insegnamento da dare a tuo figlio, ma il fine giustifica i mezzi. E il fine era la medaglia, questo era chiaro.

Io cercavo di buttarla su quello che credo sia poi lo scopo di organizzare una cosa del genere: farsi una bella camminatona, scoprire pezzi di città ai confini tra città e fuori, farlo insieme ai propri amici e loro genitori per aumentare lo spirito di coesione, e tutte queste belle cose. amore, ci siamo divertiti tutti insieme l'importante è questo.

Si, domani. e cosa gli rispondo quando ha chiesto:
"Ma adesso con la medaglia che gli è avanzata cosa ci fanno, mica la buttano?" nche lo spreco gli sembrava ancora peggio del fatto che non l'avessero data a lui.

Allora io mi chiedo: perché cavolo siamo stati, migliaia di genitori e bambini, per quattro sere, con il sole e con la pioggia, a farci 5 km. a botta, trascinandoci dietro i più piccoli che non ce la facevano sempre, correndo dietro ai grandi, euforici, che ti sparivano dalla circolazione, cenando male e tardi, andando tutti a letto ad orari per i bambini inverosimili quattro sere di seguito e quattro mattine a tirarli su con la gru.

Il motivo per cui l'abbiamo fatto noi, per come stiamo messi in questi giorni e per quello che ci è costato farlo (capo che si alza alle tre del mattino per finire il lavoro che non ha fatto a tempo a finire prima e dopo cena) meritava una medaglia anche se abbiamo saltato una sera causa traffico del capo.

Il motivo per cui la scuola non ce l'ha dato non lo capisco, ma la settimana prossima ci sono i colloqui per le pagelle e mi sembra un'occasione per chiederlo senza fare polemiche, ma tanto per capire l'impostazione pedagogica che sottende una decisione del genere, che ripeto, a Orso non cambia la vita, ma a un bambino come Ennio che già da una settimana si chiede perché lui sta male dal lunedi al venerdi, e quindi qualche forma di disagio a scuola ce l'ha, non convincetemi del contrario ("però mamma, sono contento quando vado a scuola perché imparo a fare i calcoli", mi ha detto stamattina) si.

Perché l'unica spiegazione di tipo pedagogico che mi viene in mente è quella di insegnargli che le regole purtroppo sono regole, che non sarebbe giusto nei confronti degli altri che i quattro giorni se li sono fatti tutti e che a volte nella vita si hanno delusioni per motivi indipendenti dalla tua volontà e dal tuo potere di modificare le cose.

Temo però invece che questa sia una mia sovrapposizione teorica, che innanzitutto non concorda con l'impostazione della scuola, che vivaddio è pure una a indirizzo Dalton e se volevo metterlo in una scuola di regole a cazzo lo mandavo a una scuola protestante di quelle belle ortodosse.

E poi non tiene conto del fatto che probabilmente tutto questo è il risultato della stupidità di una o due persone che ogni sera sono andate a controllare esattamente sulla lista chi c'era e chi non c'era.

Quindi su una cosa non mi sento più a disagio nell'insegnare a mio figlio a mentire: quando hai a che fare con gli stupidi devi mentire, mentire a oltranza, come forma di difesa preventiva. Non si può fare diversamente nella vita.

E sono contenta che sia stata la scuola a farmi prendere questa decisione: le scuole, ti danno sempre tanti insegnamnti che poi servono nella vita.

giovedì 11 giugno 2009

Stati d'animo

Allora, io sono stanca, ma in testa soprattutto, sminchiata e non ho voglia di niente. Faccio quello che devo fare perché devo, ma se avessi una giornata completamente libera vorrei passarla nell'armadio a muro con una coperta in testa.

Sono irritabile e lo nascondo, cosa che mi affatica. Mi affatica tutto, in realtà.

Non riesco né a leggere né a scrivere.

Non voglio cucinare e neanche pensare a cosa comprare (mangiare si, mangio).

La mia schiena protesta, non riesco ad alzarmi dal letto la mattina e ho il collo e le spalle così tese che fra un po' schioccano.

Io la chiamo la mia sindrome posttraumatica da stress.

Però nel frattempo le mie istruzioni per l'uso le ho imparate.

Ho chiamato la mia coach che oggi partiva ma mi ha detto di chiamarla una di queste sere per una chiacchierata e di farlo anche, di non fare la solita Barbara. mi vedrà quando torna. Io l'ho chiamata, ma sarò la solita Barbara, erano le 21 passate e non l'ho beccata.

Poi ho chiamato Marghe e oggi mi sono andata a fare la botta di Pilates che intanto mi ha sbloccato tanto, ma tanto, le spalle. Di Marghe mi fido più che di un fisioterapista, quello che sa lei sul corpo non lo sa nessuno e infatti si è visto, è riuscita a farmi fare cose che l'anno scorso, quando ci andavo regolarmente, non riuscivo a fare.

È persino riuscita a farmi piangere un pochino, ma che carattere di merda che ho, che se piango mi blocco, specie in pubblico. Proprio una montanara del cazzo, ma chi l'avrebbe mai detto che mi vergongo a farmi compatire per le cose serie? Con lei mi sono anche vergognata, è lei in lutto dopotutto e io invece di esserle vicina, piango. Va bene che consolare gli altri fa un gran bene quando anche tu sei stropicciata.

Abbiamo fatto un affare per coprire giugno, perché io adesso da proprietaria di casa non ho più la possibilità economica che avevo allora quando affittavo, ma lavorare con lei mi serve più del pane.

"Sei come una pentola a pressione, qui o scoppi o cominci a far scendere la pressione piano piano. E parla con quell'uomo", mi ha detto.

Allora stasera al capo gliel'ho detto, che finora era così preso lui dai casini e dal lavoro che non volevo assillarlo.

"Io non sto granché bene in questo periodo", gli ho detto.
"Il perché non lo sei lo so, ma cos'hai esattamente? Ti senti depressa?"
"Non lo so bene e comunque mi fa male la schiena".

Si è incazzato.
"Allora mi dici perché ti sei messa quello zaino pesantissimo? Dai qua".
Lo amo, anche se è un uomo, ma piano piano comincio a capirli.

La schiena, non voglio mica dire che adesso tra blogger stiamo sempre a parlare tutte delle stesse cose, però si, la schiena è un grande indicatore di problemi. Dev'essere la stagione.

Poi dopo il Pilates mi sono raddrizzata, adesso speriamo che duri.

Come sta andando la marcia dei 4 giorni

Sta andando. Che ci riuniamo genitori e figli e qualche nonno occasionale davanti la piscina di flevoprk, al capolinea dei tram 7 e 14.

Che ogni scuola ha qualche addobbo, noi i berretti gialli, e un'altra scuola quelli blu elettrico, altri le magliette rosse, o gialle o blu o che ne so. Una scuola ha persino issato una maglietta blu su un passastraccio a mò di gonfalone e devo dire che in questa marea di gente la sua porca figura a distanza la fa.

Poi si parte e si cammina a passo più d'uomo di quello che ci piacerebbe, ma siamo appunto una marea. Ogni sera il percorso varia, agli incroci maggiori o dove dobbiamo attraversare ci mandano degli addetti al traffico, con i gilè fluorescenti e una marcetta allegra che esce dai finestrini della macchina. Poi proseguiamo e ce li ritroviamo all'ingorgo successivo.

Sul percorso troviamo anche i vari punti ristoro delle varie scuole, pronti con succhi di frutta, mele e banane. I nostri finora erano gestiti a turno dalle maestre Laura e Irma, dalla preside Astrid e qualche genitore sparso. Prendono anche parte fratellini e sorelline più piccole, anche fien che ha solo 3 mesi, tutti rigorosamente nei passeggini o nel cestino della bici.

Ieri a un certo punto, dove ci incrociavamo con il gruppo (piu vloce e ben più ridotto) di quelli che facevano il giro da 10 km.) c'era un padiglioncino della Sinistra Verde, che anche dopo le elezioni si profila, con tutta una serie di sacchi della monnezza appesi al parapetto del ponte e un grupo di volontari che tagliva e offriva spicchi d'arancia con tutta la buccia e una mentina infilata dentro.

che questa è la cosa nuova che abbiamo visto in tutte le scuole ma non la nostra: che molti si portano in mano una mezza arancia o un mezzo limone, avvolto in un fazzoletto o tovagliolo annodato sotto e da cui traspariscono o 4 pastigliette tonde, che a mio avviso sono quelle alla menta (spero non siano altro :-(). Da succhiare per rinfrescarsi.

Per cui ieri passando ho sentito:
"Mamma, mamma, ma lo posso prendere?"
"Si, amore, tanto sono della Sinistra Verde".

Finora ci era andata bene: primo giorno, Orso si è lamentato e si è accasciato un paio di volte per terra, ma i 5 km. se li fatti tutti.

Secondo giorno, il capo è intrappolato nelle code, siamo stanchi e sminchiati, rinunciamo per esaurimento. Ennio è disperato perché così non gli danno la medaglia, che era la sua unica motivazione a partecipare (non è vero, si sta divertendo un sacco, ma vuoi mettere la medaglia? gliene ho promessa una io, non so come, dove e quando gliela procuro, ma l'ho detto e lo faccio.)

Ieri ha pure piovuto, i ragazzi si sono persi due volte (sono saliti su un ponte altissimo sotto cui si era formato un ingorgo, poi Enio è scappato in avanti, io mi sono fermata a un ponticello nel parco causa di altro ingorgo pazzesco ad aspettare il capo e poi si è messo a piovere, quindi il capo, saggiamente, visto l'ingorgo ha cambiato strada ed è arrivto direttamente al punto di arrivo, mentre io sola e abbandonata nel parco sotto la pioggia non sapevo se e quando avrei più rivisto questi miei maschi, che manco rispondono al telefono quando ce l'hanno).

Stasera se dio vuole è l'ultima, solo che devo uscire di casa alle 11 per portare a Ennio il pranzo che si è scordato, poi una botta di Pilates con Marghe che questo collo e schiena non migliorano affatto, poi riprenderli da scuola, le due lezioni di musica e direttamente alla camminata, mentre nel frattempo mi arriva dall'Italia don Stalin che ci aspetterà paziente sotto casa, sperando che non si metta a piovere.

Inutile dire che andiamo a letto tutti spaventosamente tardi e che la mattina i devo tirar su con la gru, ma questo è il destino delle marce scolastiche. Che comunque sono fantastiche e l'anno prossimo si rifà ed andrà tanto meglio.

mercoledì 10 giugno 2009

Giochi di strada

Oggi pomeriggio ho dovuto prendere un'auto condivisa parcheggiata più lontano della solita, che era già occupata. mi sono così ritrovata per puro caso in van der Pekstraat, che è stata transennata per un tratto per permettere lo svolgersi dei Giochi di strada.

Il fulcro della situazione era il centro di quartiere. Sul tratto transenato hanno trovato posto un gonfiabile, un calcinculo, un campetto di badminton e uno di calcetto, una specia di bungeejump per principianti, dove con un'imbragatura elastica e un tappetone salti verso l'alto e ricali e tutta una serie di altri giochi più o meno tradizionali.

I bambini ricevevano una cartolina blu con la lista di attività (tra cui il succo di frutta, da prendere al tavolo davanti al centro, per segnare ogni attività svolta ed evitare che quelle più popolari venissero prese d'assalto per la seconda o terza volta, lasciando fuori chi ancora non ci è stato.

Ovviamente ci siamo inchiodati lì per tutto il pomeriggio, nonostante io avessi appena ricomprato pane un ferro da stiro nuovo e mi dovessi trascinare dietro pure quelli, oltre la mia borsa e le cartelle.

La cosa per me più faticosa è stato fare la coda, ma poi Orso, che ho riportato avanti e indietro da casa con la bici del capo, che è troppo alta per me (mannaggia a chi ha inventato la bici con la canna) ha deciso di rientrare per giocare al computer, io ho lasciato Ennio al Badmington, ho tentato di riposarmi anch'io.

Poi la ricefca figlio con il patema, perché è un pezzo di quartiere che veramente non conoscono e ci siamo putre arrivati in macchina, e stavano già smontando, ma proprio mentre chiedevo a uno dei volontari in gilé fluorescente a chi potevo lasciare il mio numero in caso si fosse deciso ad andare a chiedere aiuto, l'ho visto che stava aiutando a smontare il coso con gli elastici.

Insomma, vivere in questi quartieri non proprio ghetto, ma a bassissimo reddito e con molti migranti, ha il vantaggio che per i bambini organizzano davvero un sacco di cose e pure gratis, come elemento di coesione e per coinvolgere i genitori alla vita di quartiere.

Adesso devo solo capire cosa fanno per l'estate, ad agosto mi piacerebbe iscriverli a un corso settimanale di qualcosa (calcetto, tennis, musica, boh?) per fargli conoscere altri bambini e avviarli a qualche sport sotto casa.

Che con il fatto di averli tenuti a scuola vecchia e il fatto che stiamo in Italia proprio in estate quando la gente sta un po' in giardino, non aiuta ad integrarsi nel quartiere.

martedì 9 giugno 2009

Aperitivi

Due momenti topici del viaggio in Abruzzo sono stati coronati da un aperitivo. Il primo all'Aquila con Anna. Sono andata a trovarla nel suo container nella zona industriale di Fossa, un posto in circostanze totalmente diverse anche bello, ma che adesso, con il ponte interrotto, la situazione che è quella che è, gli ingegneri accanto che lavorano e fanno tutto il rumore di cui hanno bisogno e la sera che immagino silenzioso ed isolato, magari non è il nido d'amore che uno si sogna da giovane.

Per cui dopo un pomeriggio di chiacchiere e confessioni, ho deciso che ci meritavamo una botta di vita e siamo andate all'Aquila. L'obiettivo era il bar della Villa, che però non sapevamo se era aperto sempre (lo è, mi hanno detto il giorno dopo) e abbiamo virato per quello dietro al tribunale, che era però chiuso.

In compenso abbiamo scoperto una nuova lavanderia, cosa utilissima in una vita post-lavatrice a disposizione.

Siamo finite a Piazza d'Armi, che dato questo campo gigantesco ed invivibile che ci hanno fatto, sta diventando un po' il centro delle attività aquilane. Il bar anche ha messo un container fuori dal locale, con i tavolini, il bancomat accanto, insomma, con molta distrazione si può davvero far finta per 10 minuti che la vita è normale, che gli aperitivi te li servono con le pizzettine le olive e le patatine, e sono anche buonissimi.

Si può far finta di non stare in mezzo a gente che da due mesi non sa, perché non può saperlo, cosa gli accadrà la mezz'ora dopo e che quindi non può far piani di nessun tipo. Si può fingere che sia normale incontrare una conoscente per caso, pazza di gioia all'idea che hanno trovato una sistemazione provvisoria per il negoziodi parrucchieria e che finalmente si può ricominicare a lavorare, che chi lavora non puoi togliergli per due mesi questo e precipitarlo nell'inanità forzata.

Il peggio è che nessuno ti può dire all'inizio che sono solo due mesi. O sei. O 10 anni. ma anche due mesi sono troppi, per non cominicare a dubitare della tua capacità di rirprendere a fare piani e forse anche realizzarli. Ti chiedi se non ti sei scordata come si fa tutto.

E intanto si vive in una tenda, o un container senza bagno e senza lavatrice e senza cucina e già solo questo ti insegna che la quotidianità non esiste. E a volte basta un aperitivo in centro per recuperarla.

L'altro ce lo siamo fatti io e Vic in centro a Pescara, a lato di piazza Salotto al Caffé Venezia, che vi cito per esteso perché ne vale assolutamente la pena (grazie, Manuela, per avermelo fatto scoprire, anche se questa volta non ce l'abbiamo fatta a vederci). Mi riconferma che quando sei in giro in città e hai poco tempo per pranzare e forse neanche tutta questa voglia di appesantirti, ma sei di corsa e una pausa ci vuole, che`cercarsi una trattoria, una pizzetta o un panino non serve.

Meglio un locale elegante, con gli aperitivi buonissimi, che en passant ti scodellano anche un piattino di tortellini panna, funghi e pisellini, e i bocconotti, e il tocco di forma e il prosciutto di Parma, che costa quanto un pasto in trattoria e ci abbiamo pranzato in tre, compreso lo spinacino 18mesenne che è stato buonissimo sul passeggino e si è mangiato con gioia il prosciutto cotto a pezzetti, il melone e l'ananas delle bevande spiaccicato, il mezzo tortellino e la pizzetta.

Da quando le ho detto che scendevo e che sarei passata io e Vic ci sognavamo solo il momento di andarcene da sole in spiaggia, magari di notte, e piangere insieme. Alla fine è l'unica cosa che non siamo riuscite a fare.

Ma un aperitivo per questa volta ci è bastato ed avanzato.

Evidentemente siamo donne frivole. Ma la prossima volta ho deciso che non solo lo rifacciamo, ma ci vestiamo pure per l'occasione, che tanto fa un buon pasto condiviso per recuperare la voglia di normalità.

lunedì 8 giugno 2009

A casa

"Bentornata a casa", mi fa il capo stanotte, prima di abbracciarmi e addormentarsi con il naso e la fronte contro la mia schiena.

Io lo so dov'è casa? In questo momento non troppo. Casa mia me la sono lasciata alle spalle con tutto il dolore e le lacrime non versate che ho avuto in questi giorni, per la mia bellissima, povera terra saltellante.

Casa mia me la sono trovata stanotte, bella riordinata dal capo e da suo papà che mi ha sollevato tutte le mattonelle in giardino per estirpare le erbacce alla radice.

Casa mia sono gli Gnorpoli dormienti che fra poco andrò a svegliare.

Home is where the heart is e il mio cuore è grande, evidentemnte, e anche molto ubiquo. Sta bene ovunque dove posso voler bene a qualcosa o a qualcuno.

Tutto quello che mi sono presa nel cuore in questi giorni lo racconterò con calma, adesso è ora di svegliare gli gnorpoli e ripartire.

Comunque grazie. Grazie a tutti quelli che mi hanno presa per mano, si sono fatti prendere per mano e con cui abbiamo fatto un pezzettino di srada.

venerdì 5 giugno 2009

Chiudiamo i conti

Bene, per l'ultima volta vado a dormire a casa. Entro e le valvole le avevo staccate, mi muovo al buio calpestando i calcinacci dell'ingresso.

Riattacco la luce ma cerco di stare attenta a non farla vedere troppo fuori. La casa è sempre quella di due giorni fa, ma adesso io la vivo diversamente. Sarà che mentre chiacchieravo a Barisciano con Marcello qualcuno lo ha chiamato per chiedergli se aveva sentito le ultime due scosse.

Sarà che mi sono accorta che tutte le pagine di tutti i computer che ho visto oggi si aprono sulla lista delle scosse: luogo, orario, magnitudo. Saà che finalmente mi sento seriamente terremotata anch'io, ma dormo praticamente vestita, con zaino e borsa (quasi) riordinati.

Dormo come un sasso, lasciando gli scuri aperti, ma o la luce o altro, mi sveglio presto assolutamente inquieta. Casa mia non sembra più casa mia ma una trappola.

Un motore rumoroso che scende dalla montagna mi innervosisce, sto lì ad analizzarne il suono. Mi alzo e non ho il coraggio di fare la doccia, mi lecco come i gatti.

Porto giù le mie cose, faccio un giro per le stanze, stacco la luce e chiudo l'acqua. Vado in cucina, l'unica stanza senza crepe. Mi faccio un caffé, chiudo il gas, esco.

Stanotte dormo a Francavilla e a casa non ci rientro più fino alla prossima volta, sperando che nel frattempo escano le famose direttive.

Recupero i ragazzi, saliamo a calascio, il nostro referente con cui dovevo parlare non c'è. Cazzo sono salita a fare.

Poi mi metto a chiacchierare con Serena del Bar Vittoria, le spiego cos'è un blog e ci mettiamo a farglielo. Le facciamo un account gmail (barvittoriacalascio@gmail.com).

La lascio al lavoro, salgo in montagna, lascio la macchina su un tratturo e comincio a camminare, con un telo, un cuscino e la mia borsa vitale. Trovo un avvallamento con un muretto di pietre che sembra proprio uno stazzo, coperto di margherite bianche in file ordinate.

Capisco improvvisamente il proverbio olandese che dice che gli alberi alti prendono molto vento.

Mi sdraio in un punto scomodissimo ma improvvisamente senza vento (basta abbassarsi), mi metto il cuscino in testa e dormo. Non sono molto convinta dello stare lì da sola, isolata da tutto e ogni fruscio d'erba mi mette sul chivalà.

Poi mi appisolo definitivamente al sole, mi rialzo, faccio un giro, recupero la macchina, scendo a Santo Stefano, lo fotografo senza torre, mi fermo al fontanile di santa Maria dei Carboni, fotografo i girini, mi aggiorno telefonicamente con i ragazzi, arrivo a Barisciano e per allora ho chiuso tutti i miei conti in sospeso.

Domenica riparto.

giovedì 4 giugno 2009

cose belle

Oggi ho rimesso tutto in ordine nella mia testa, sono salita a Campo Imperatore da Calascio e Castel del Monte e sono riscesa da Santo Stefano e Barisciano.

A Barisciano decido di andare a mangiare al ristorante al bivio, che però apre alle 20. Manca poco, ma riparto verso l'Aquila, voglio fare un tentativo alla Locanda della posta di Poggio Picenze che da un paio d'anni ho sulla mia lista.

Mentre cammino verso il parcheggio vedo un signore con la coda dell'occhio, ma siamo vicini al campo base dei pompieri ed è pieno di gente in divisa e non.

In realtà non so bene cosa fare, soprattutto non so di cosa ho voglia, comunque decido che intanto voglio concedermi una coccola mangereccia e poi per dormire vediamo come butta.

Riparto verso l'Aquila e improvvisamente mi viene in mente che Adriana proprio oggi mi ha nominato Marcello Gallucci, di cui seguivo storia dello spettacolo clandestinamente all'Acccademia di belle arti eoni fa.

Chiedo ad Adriana il numero, chiamo Marcello chiedendomi se dopo 20 sa chi sono e mi dice di essere proprio a Barisciano, proprio nel ristorante che ho appena lasciato.

Torno indietro, mi rendo conto che ci siamo anche visti mentre riprendevo la macchina dal parcheggio e abbiamo passato una bellissima serata ad aggiornarci sugli ultimi 20 anni.

I viaggi nostaglici hanno tante belle sorprese. E riempirmi gli occhi delle mie montagne è la miglior medicina.

mercoledì 3 giugno 2009

La manifestazione all'Aquila

Oggi sono stata con la mia mamma alla manifestazione all'Aquila, sperando di incontrare qualcuno che conosco ma che al momento non so come contattare.

Il primo che ho visto è stato il mio vigile urbano di Ofena, in divisa, che gli sta benissimo, a fare la guardia al gonfalone. Poi è arrivato anche il suo collega di Villa, che però non era vestito altrettanto bene.

Di tutti i comuni, due, con amministratori di destra si sono rifiutati, adducendo di non volere venire ad una manifestazione contro il governo. Stefania Pezzopane Presidente della provincia del'Aquila ha ricordato che sono stati loro ad autoescludersi a una manifestazione a favore della ricostruzione concordata insieme. Questione di interpretazione.

Alla manifestazione non siamo rimaste a lungo, perché dovevamo rientrare entro una cert'ora sulla costa.

Ho fatto a tempo però ad identificare e conoscere di persona Miss Kappa . E abbiamo scoperto di avere una cugina comune, cosa che sospettavo da tempo (quanti Colasacco ci possono essere in provincia dell'Aquila?)

Miss Kappa, mia quasi cugina. spero di rivederla presto per conoscerla meglio.

Splende il sole

Ho visto ieri sera la mia amica, ritagliandoci uno spicchio di notte tutto nostro tra madri ansiose e figli dormienti. Ed è stato quasi come prima, anche se la gelateria ci ha buttate fuori e siamo finite in macchina sperando nn si scaricasse la batteria del computer prima che avessimo finito di mostrarci e raccontarci.

Ho visto all'Aquila zio preferito nr. 2 (2 in ordine puramente anagrafico, non di affetto) e gli ho scroccato un pranzo. Ci siamo visti al parcheggio della Coop al Torrione, siamo saliti un po' più su in questo ristorante fantastico, ho parlato ininterrottamente, mi dicono, un vizio che questi ultimi due giorni sicuramente mi si è accentuato. Ma forse mi stavano solo sfottendo.

Mi ha raccontato la sua vulgata sul nome imposto a suo padre, Lucifero. Tutto era così incredibilmente normale in un giorno di festa, poca gente in giro a fare un' ultima spesa prima che la Coop chiudesse, gli altri probabilmente fuori porta.

Sono passata davanti al bivio di Onna. Ci siamo fermati, ho pianto, ho tentato di fare una foto, technology fails me again. Ma mia madre mi ha tirato fuori il diario del dirottatore russo e ci siamo ammazzate dalle risate. appena torno a casa ve lo traduco e lo posto.

Nella vita in fondo è molto più facile ridere che piangere, e fa anche bene alle rughe.

Monica al telefono mi ha detto una cosa molto saggia. Che sicuramente la mia percezione delle cose in questi giorni è caambiata. L' avevo messo in conto.

Barbara mi ha detto una cosa vera: che la vita cambia, perché che tu rientri o meno all' Aquila, è cambiato irrimediabilmente il tuo tessuto sociale.

Maria Luisa, che il 5 aprile le avevano detto che le avrebbero indotto il parto il 6, ha èpartprito tre giorni dopo. I bambini sono molto saggi. Adesso i parenti li hanno attirati a Parma con la scusa di festeggiare insieme il primo maggio e conoscere il bambino e gli hanno fatto trovare tutto pronto per restare lì, compresa la scuola per i bambini. Lo hanno pubblicato sulla gazzetta di Parma.

Adesso dovrei solo tornare a casa e farmi impollinare dal capo, per poi concludere che la vita continua. Se i miei mostri non rifanno la bravata di salire sul tetto, come hanno fatto domenica, che il capo aveva al telefono la voce da svenimento.

"e' successa una cosa molto brutta". La voce, è stata solo la voce.
"Dimmi solo se sono vivi" .
"Si, ma sono saliti sul tetto. Orso l' ho proprio ritirato dentro io, ma Ennio ha detto che anche lui è uscito da una finestra ed è poi rientrato dall' altra. Orso invece è arrivato a quella dei vicini."
"Compra una catenella e fissala che non si apra più di uno spiraglio".

Che in questi giorni che cerco di capire come mettere in sicurezza una casa inagibile, le catenelle me le invento lì per lì.

"Ottimo, non ci avevo pensato".

Decisamente la vita continua.