venerdì 22 ottobre 2010

Genere e interculturalità

Oggi ne parlo di qua.

E grazie come sempre a Serena e Silvia, che come te li danno loro gli stimoli a pensare e uscire dal tuo buco per ragionare sulle cose, nessuno.

3 commenti:

A. ha detto...

ho letto il post su genitoricrescono, davvero davvero bello!
anche se non ho ancora figli è una cosa a cui penso spesso, anche perchè i miei genitori, le lotte di cui parli, negli anni '70 le hanno fatte e in un certo senso continuano e continuiamo a farle :)

LGO ha detto...

Letto :-)
C'è da dire che io non sono mai riuscita a vestirmi da donna, per cui se c'è una cosa che apprezzo moltissimo dei luoghi che non sono Italia è che la gente mi sembra molto più libera di vestirsi come vuole. Insomma, passeggiando per Amsterdam, o Londra, o New York, puoi incontrare di tutto: e nessuno dice nulla :-)

Pythya ha detto...

Ogni tanto mi rileggo "Dalla parte delle bambine" della Belotti, scritto negli anni 70, e mi sembra che non sia cambiato poi granche. La mattina, mentre facciamo colazione, ormai guardiamo i cartoon. Non avendo SKY o altre menate, ci tocca quello che passa il convento. I cartoon risentono poco degli stereotipi di genere. Mentre le pubblicità sono esattamente il contrario. Eccovi lo scenario. Mà & Pà che sorseggiano la colazione, il piccolo che trotterella per la cucina, la TV con i Puffi. Pubblicità: braccialettini bamboline trucchini per piccole donne crescono già fighette AL CHIUSO, fra di loro, tutt'al più in cucina a preparare per le amichette (vedi sottilette kraft) o a badare ai fratellini MASCHI che rompono i cabbasisi. Altro blococ pubblicitario: mostri macchinine skateboard ALL'APERTO a giocare, con qualche femminuccia da spaventare con ragni di gomma, gruppo che corre eccetera mai che stesse in casa insieme alle bambine, già imprigionate nella sindrome della casalinga.
Ovviamente, arrivo al lavoro incazzata come una belva. E cerco di indottrinare i miei allievi. Che mi raccontano che all'asilo ed alle elementari si usa ancora dire ai bambini "non piangere, non sei una femminuccia" e alle bambine "siedi stai composta rimetti a posto i giocattoli -che pure i maschietti hanno usato".
E io, e noi, mà e pà (compatibilmente con le esigenze lavorative di pà, che volte lavora anche il sabato, chi sta dentro casa sistema, rassetta e cucina -di solito sono io, anche se quando pà è in ferie i compiti si dividono-), come possiamo arginare ciò. Certo, ci proviamo, se non altro il piccolo crescerà con messaggi un minimo dissonanti e non per forza allineati al pensiero unico. Che qui da queste parti, in Italia, di questi tempi, è già tanto.