domenica 28 febbraio 2010

Gitarella ad Anversa


Allora, mesi fa dalla Dante Alighieri di Anversa mi invitano a presentare il libro e parlare dell'Abruzzo e io propongo questa settimana che è appena passata perché ci sono le vacanze e i figli in genere stanno dai nonni a fare lezioni di nuoto.

Poi proprio io insisto a tenermi i figli a casa che ci sono attività bellissime durante le vacanze e fosse la volta buona che si fanno un po' di amici nei paraggi e poi una settimana di casalinghite con i cuccioli e tutte le attività creative e mammesche me le voglio godere o no? che mi danno la sensazione di averli di nuovo piccoli a casa nei giorni di non nido. Insomma, mi dò da sola la zappa sui piedi. E già che si sono invito a casa una blogger expat con figli che arrivano dal perù stravolti dal jet-lag e poi ripartono dopo una notte.

Per cui ho rinunciato all'idea geniale numero 1 (consegnare i figli al doposcuola, partire presto e farmi una mattinata con pranzetto buono, che in Belgio per definizione i pranzetti sono buoni) e parto con calma perdendo due treni, ma mangiata e con la casa stravolta. Però già vedere dove arrivo mi dà l'idea della cattedrale in cemento e siccome cambio treno direttamente tra un sotterraneo e l'altro, quanto sia bella questa stazione lo vedo solo il giorno dopo.

Però dopo la conferenza (60 persone, ma dai), dopo le chiacchiere fino a tardi con questi deliziosi dantisti anversini e dopo la colazione tra i gatti di Monique, prendo la metro e me ne scendo al Groenplaats, vicino alla cattedrale per un tuffo di 3 ore dentro Anversa.

Perché ditemelo voi quanto è bella questa cattedrale qui, e ditemelo, dai. Me la sono girata tutta attorno deviando per le infinite stradine dai nomi mangerecci, il mercato del latte, quello delle erbe.

E poi il bello di Anversa è che è proprio tutta un'altra aria rispetto ad Amsterdam, guardate per esempio le case mercantili: si, l'abbiamo capito il discorso delle facciate, ma guardate la ricchezza di decorazioni e ghirigoretti che 'sti calvinisti del nord sobri che mi ritrovo, col cavolo che ce le mettevano, mica solo per riparmiare, ma per non farsi criticare dai vicini, che se ti monti la testa qui poi nessuno vuole fare affari con te.

Poi la cosa che volevo fare assolutamente è visitare un frietkot, una friggitoria, e sono andata da Frietkot Max in piazza per una patatina fiamminga e una crocchetta di gamberetti come dio comanda. E basta leggersi la lista delle regole dell'arte esposto nel locale a cui si impegna per capire la differenza. Grasso cambiato e rimesso fresco tutte le mattine, non tutte le 3 settimane, come in ceti postacci. Patatine fritte due volte. E lo sapevate che tradizionamente si friggevano nel grasso di cavallo? Volevo chiederglielo se il loro fosse vegetale o meno, poi ho lasciato perdere.


Poi mi sono incamminata verso la stazione centrale e dalla piazza del teatro vecchia sono arrivata a quella dello Schouwburg, che mi piace tantissimo e adesso ve lo beccate da tutte le angolazioni: che come mi piacciono queste due scalinate esterne....



(e si, mi piacciono proprio)


(di sopra, di sotto, da tutti i lati. Non ci sono salita per stanchezza e per la borsa pesantissima che mi tiravo dietro).



che io il Belgio i primi anni lo vedevo giusto di passaggio dai bus che mi portavano avanti e indietro tra Italia e Olanda, non solo perché non c'erano i voli low-cost all'epoca, ma proprio per portarmi dietro bagagli spaventosi, che un trasloco per amore mica son bruscolini e il corredo va pure trasportato un po' alla volta. E quindi mi bastava vedere le case con i fianchi rivestiti di piastrelle messe a losanga per fare tanto Belgio.

A quel punto però toccava mandar giù le patatine e la crocchetta con una birretta, una Chouffe per esempio, e già che c'ero per una zuppina di sedano rapa e un dolcetto. Che la zuppina servita nel bicchierone di vetro mi fa tanto Cavoletto di Bruxelles.

E a quel punto rientro alla stazione, che è bellissima con almeno 4 piani di binari diversi e tante scale. Che io lo so che ai milanesi fa piacere pensare che la stazione centrale figa
ce l'hanno solo loro, però io dissento su questo.


E quindi ridiscendo al mio binario 22 al quarto piano sotto, e me ne ritorno a casa. Venti minuti prima di entrare in stazione ad Amsterdam sento che i miei ospiti dal Perù in pieno jet lag stanno davanti alla mia porta, chiusa. Ma questa la racconto un'altra volta.

sabato 27 febbraio 2010

Oggi al Dam dalle 14 alle 16

Vi giro una cosa che mi è arriva, per chi c'è, non vi perdete l'act con la frusta.

Anche IdV Olanda parteciperà al
No B-day 2 ad Amsterdam.

Tutti in viola per la libertà, la Costituzione, la democrazia, la legge uguale per tutti, il rispetto delle minoranze e contro l'illegittimo impedimento!

sabato 27 febbraio dalle ore 14 alle 16 al Dam di Amsterdam.

www.youtube.com/idvolanda

Buon No B-day a tutti!!!!!

venerdì 26 febbraio 2010

Mini's contro Mama's


Sono riuscita per tutto l'inverno a non portare i bambini a calcio il mercoledì, ma prima o poi ci tocca. E l'idea geniale che hanno avuto per la primavera è un torneo madri contro figli ad aprile.

Alcune delle madri più esaltate hanno annunciato che questa è la volta buona che cominciano ad allenarsi per far fiato. Quelle più sfigate come la sottoscritta butteranno tutto sul core de mamma: ci stracceranno clamorosamente ma noi diremo che lo abbiamo fatto apposta per non stroncare l'autostima dei nostri virgulti sul nascere.

Non so se qualcuno fingerà di crederci. Le scarpe da calcio comunque non dobbiamo comprarcele, bastano quelle sportive normali.

Credits foto: Cootje, la mamma di Daan

martedì 23 febbraio 2010

Domani ad Anversa


Domani sono quindi ad Anversa su invito della Dante Alighieri per parlare dell'Abruzzo e di Statale 17, storie minime transumanti, e mi porto dietro alcune copie, se qualcuno lo volesse. La conferenza, in italiano, inizia alle 19.30.

Dove: Stadscampus dell'università, Rodestraat 14, 2000 Antwerpen (in treno scendere a Berchem).

I soci della Dante di Anversa entrano gratuitamente, i non soci pagano € 3.
ala fine andiamo a mangiare qualcosa insieme nei paraggi.

Il programma è:

L’Abruzzo aquilano tra le montagne del Gran Sasso e del Sirente

Per me è l'occasione di rincontrare Monique Jacqmain, che con un articolo suo vecchissimo e semidimenticato ha ispirato la mia tesi di laurea sulle traduzioni di Astarix, per poi ritrovarmela come partecipante in un corso di cucina ad Ofena, probabilmente il più bello che ho mai tenuto.

In un autunno dorato e bellissimo con Orso di pochi mesi ed Ennio piccolo. Che tutto sommato quella casa a Ofena ce la siamo pure goduti come si deve finché si è potuto.

lunedì 22 febbraio 2010

Una carriola in giro dovrei avercela

Ok, mia madre mi ha stroncata, lo dico pubblicamente. Sto ancora a piangere. Perché stamattina mi manda questa mail chiedendomi di postare io il commento da Miss Kappa

Cara Barbara.Mi sono alzata presto sta mattina,per scrivere al blog di Anna e non sono riuscita a iscrivermi.Poi ho letto il suo ultimo blog e questo che volevo dirle,ho visto che gia ci avevano pensato gli altri.Comunque,se lo puoi spedire tu,fallo per me.

Cara Anna.Leggendo il Tuo blog,e quardando le foto,mi sono venute in mente le foto,che da bambina vedevo nei cine giornali,e che parlavano di ricostruzione ,dopo la guerra della capitale del mio paese,Varsavia,distrutta in 90 %.Vedevo gli abitanti della citta,la gente che rientrava alla sua citta ,e piena di entusiasmo,a mani nude,toglieva i sassi, i mattoni ,le macerie e con le proprie mani cercava di ricostruire la propria citta,che amavano,e volevano rivedere come era prima.In primo luogo e' stata ricostruita la parte piu antica,centro della citta vecchia.E ho pensato che io per prima potrei venire con la mia carriola a cominciare a sgomberare,magari dal'inizio della zona rossa,e come me tante migliaia di persone ,che amano L'Aquila e ne sono state allontanate.Ci vuole il progetto e questo lo dovete preparare voi,del comitato,che siete sul posto. Penso che questo tipo di iniziativa,aprofittando di ferie di Pasqua,di anniversario di Terremoto,avrebbe molti entusiasti seguaci- anche ogni Domenica,ora che viene la primavera.Penso che verrebbero ,tutti,posso dire " la Diaspora" tutti noi forzatamente dispersi,i studenti,volontari di tutta Italia,che stavano la Aprile scorso (eccetto i politici,ovviamente).Se la mia carriola,data la mia eta,forse non sarebbe troppo pratica,sono pronte a nutrire i volontari durante questa "scampagnata",porto il mio olio con pane di "Ville",sono capace di cucinare per 100 persone in 2 ore portando con me quando occorre per cucinare sul campo.Lo so che suona ingenuo questo mio sfogo ,ma sono determinata e non so a chi altro scrivere.Se mi puoi segnalare a organizzatori,posso portare anche i boy scaut (maggiorenni ovviamente) da mia citta oppure occuparmi di qualsiasi altra cosa.Con affetto Mamma di mammamsterdam.


Cara ciccia.se non ti vergoni di me,manda lo a Anna,anche come segno di adesione a sue iniziative.Baci,Mamma


No, decisamente non mi vergogno neanche un po'.

Anche perché in questi mesi pensavo lo stesso anch'io: perché hanno impedito scientemente (distribuendoli in giro, allontanandoli dalla città, blindando il centro tranne quando ci venivano in ben nati, non facendo mezza ordinanza per un terreno di smaltimento macerie o permettendo alla gente di fare da sé, invece di bloccarli con decreti e proibizioni)?

Perché non ci hanno messo in condizione di fare qualcosa noi? Perché hanno dovuto avvilirci, costringerci all'attesa, all'immobilismo, alla pecoraggine? Perché, mi chiedevo, i miei conterranei sono così apatici? chi è il pazzo che si è fatto venire in mente di dare il Guerriero di Capestrano a Bertolaso, cosa gli hanno iniettato per farcelo arrivare?

Perché quando mia suocera mi ha detto: guarda che se per aggiustare la casa a Ofena devo metterci dei soldi io lo faccio volentieri, in fondo ci vengo pure io in vacanza, mi veniva difficile spiegarle in olandese che volendo certe volte non è neanche questione di averli o meno i soldi, è che proprio ti impediscono di entrarci in casa tua.

Guardate che noi avremmo voluto fare come i friulani: rientrare in tanti e rimetterci a sistemare. A spese nostre, se intnto voi state cercando i fondi. Ma è inutile interrogarsi su cosa stiano fcendo con i fondi donati dal centro e da tutti gli altri. Non ci stanno sgombrando le macerie, neanche a Piazza Palazzo, che pure è un ombelico così nevralgico della città. Proprio perché le macerie è bene che restino lì e la gente è bene che si tolga di torno che sennò protesta e dà fastidio.

Mà, guarda, a te, ad Anna, a Vic e a infinite altre persone che conosco, il premio Carriola d'oro ve lo vorrei dare io. Altro che Guerriero di Capestrano.

domenica 21 febbraio 2010

Frammenti di M.E.L.M.A.

Della degustazione di vini di stasera racconterò un'altra volta. vi lascio invece con dei frammenti di M.E.L.M.A., il nostro ultimo spettacolo che ripeteremo venerdì 26 febbraio, all'Astarotheatro in Sint Janstraat 37, dietro piazza Dam.



Ci sono ancora alcuni posti, mandate una mail a info@ondaitaliana.org per prenotarne uno finché si può.

Il complimento più bello me lo ha fatto Francesca Sanzo, autrice dei miei brani, che ha detto che con il maglione e gli occhiali (perché, la fascia per capelli fatta con un calzino spaiato annodato no?) sembravo proprio Panzallaria. Il che lo trovo un gran complimento. anche perché con i figli piccoli, se diovuole, siamo un po' tutte Panzallarie, no?

Non ce la posso fare con i maschi

Oggi mi sono portata dietro Orso che ci ha guadagnato una scorta di leccalecca offerti dall'ospite di turno. Poi mi è venuto in braccio.

"Ma è vero che quando io e Ennio eravamo nella tua pancia c'era anche un altro bambino?"
Allora lo ha ascoltato.
"Si amore, quando c'eri tu ce n'era un altro di bambino, ma ci è rimasto poco".
"E perché?"
"Mah, forse perché si è accorto che già ci eravate voi, e allora ha pensato che un'altro bambino poi era troppo per me, così ha deciso di tornare indietro e aspettare un'altra mamma".
"A me papà ha detto che è morto".

Ma come ti viene in mente, voi e i vostri discorsi da maschio? Che poi il follow-up tocca a me e io non ce la posso fare?

Che nella mia personalissima percezione delle cose le due parole bambino e morto proprio non ci stanno bene insieme. Perché mi metto immediatamente a piangere.

Alla faccia della respirazione, delle prese di coscienza, dei rituali e dell'agopuntura. Che io sono femmina, ecco. E la pancia è mia.

"Si, in effetti si può anche dirla come dice papà".

Che sarà anche vero, per come stavo messa allora, con due gemelli neonati e un piccolo di poco più grande e la nostra vita di allora, adesso non sarei qui a raccontarla. Se guardo le cose in faccia spassionatamente così è, non ce l'avrei mai fatta ad uscirne sana di mente.

Però per la mia percezione quel frutto di 9 settimane (dio aribenedica mia suocera per la parola frutto che usò allora, che da un punto di vista medico magari è anche giusto, ma per me è sempre stato un bambino) che ha smesso di crescere, io continuo a piangerlo come un mio figlio morto.

Anche se so che i figli morti non sono un trauma mio ma l'ho ereditato da mia nonna, non ci posso fare proprio niente per consolarmi.

Magari la visione del proprio corpo come un santuario sarà passata di moda, quello che è imprescindibile dalla vita di una donna fertile è la percezione del proprio corpo come una bara, quando succedono queste cose. E io sono di quelle che evidentemente con il proprio corpo, nelle sue infinite accezione, ci deve ancora scendere a patti.

giovedì 18 febbraio 2010

Discorsi tra maschi (oh, ja?)

In questi giorni non ci sono, non so se si nota. Però mi sto facendo una cultura spaventosa sui suini (frequento maiali, insomma). e i maschi sono abbadnonati a sé stessi, con ottimi risultati a quanto pare.

Ieri il capo ha preso i bambini, è stato al colloquio con le maestre di Ennio che a parte un paio di dettagliucci (parte per la tangente parlando a voce molto alta senza quasi accorgersene e dando fastidio alla classe) hanno concluso cje è davvero un bambino molto intelligente (oh, ja?) e che forse è il caso di dargli i compiti individuali a un livello più stimolante.

Questo mio figlio è un visivo anche lui come me, credo. A parte la sua solita matematica mon amour anche in lettura e spelling ha preso i voti più alti della classe.

Io spero solo che ciò gli dia un minimo di soddisfazione , ma secondo me manco se ne accorge e si lamenta solo e sempre delle cose che non riesce a fare in tempo o che secondo lui fa male. Bisognerà fargli un corso contro le martellate autoinflitte agli alluci.

"Abbiamo fatto discorsi tra uomini" dice il capo. (oh, ja?) "Ennio mi ha chiesto se sessualizziamo, io ho negato, che noi certe robe non le facciamo, ma lui sostiene di non crederci perché sennò non si spiega da dove è venuto fuori lui". (oh, ja?)

Ennio da un paio d'anni usa la parola sexen per dire fare sesso, non credo se la sia completamente inventata lui, ma gira per la scuola.

"Che poi a me sembra un termine assolutamente ridicolo" fa il capo in piena crisi etimologica "ma mica posso dargli scopare come alternativa?"
"E poi di che altro avete parlato?"
"Mah, a un certo punto è uscito fuori il discorso che Orso aveva all'inizio un gemellino, ma non mi è sembrato molto impressionato" (il gemellino di Orso, il grande buco nero nella mia pancia e nelle mie conversazioni, che ha smesso di crescere verso la nona settimana).
"E poi?"
"Mah, niente, le solite cose, la cosa più bella e la cosa più brutta della giornata. ah, no, gli ho chiesto di farmi sentire la canzone del pisello che cantava a Ennio l'altra sera".
"Ah, e com'è?"
"Mwah. Dice solo e sempre fammi vedere il tuo pisello, fammi vedere il tuo pisello, però si diverte come un pazzo a cantarla", però è una schifezza".
"Ma solo come testo o anche come musica?"
"Tutti e due".
"Ma ha almeno una base ritmica interessante?"
"No".
"Insomma, pure le lezioni di percussione sono state fatica sprecata".

Che anche questa idea geniale che mi ha dato Desian, di raccontarsi a sera la cosa più bella e la cosa più brutta della giornata, ha fatto subito presa in questa casa, con Ennio che ha stabilito ex cathedra che Orso lo dice per primo, poi noi e lui solo alla fine, questo mio figlio affamato di affermazione e consenso.

Insomma, a quanto pare ai maschi fa bene quando gli dò il pomeriggio e la serata liberi, toccherà farlo più spesso. Talmente spesso che io mercoledì e giovedì prossimo li riabbandono, in piene vacanze del croco, per andarmene ad Anversa a presentare il libro.

Tanto, mica lo faccio per me, lo faccio per stimolare i loro discorsi tra maschi.(oh, ja?)

martedì 16 febbraio 2010

Stasera a Radio Onda Italiana Cracco e i tenores di Bitti


In tutto il blogging compulsivo di ieri (e mi sono dovuta tenere, ma tanto, specie sulla questione belle ragazze albanesi) io mi sono scordata di dire che stasera c'è su Radio onda Italiana

IL TERZO MARTEDÌ

con l'intervista a Carlo Cracco, e tra l'altro vi spiego come fa quella robina lì della foto che è una sfoglia di pesce, non gelatina,proprio polp.

Passiamo poi ai tenores di Bitti (questa con un'alto tenore di spettegulèss, che fa semre bene, ma sono cose tenorili sarde interne, sempre belle da sentire che uno si fa un'idea di come sia vario il mondo), un nuovo concorso con in palio non uno ma due biglietti per il prossimo concerto al Tropetheater, questa volta musica tradizionale siciliana, e le solite varie ed eventuali.

Seguiteci su www.salto.nl

cliccando su wereld FM dalle 20 alle 21 per l'italiano
e su Stads FM dalle 21 ale 22 per l'olandese.

entrerò di corsa, uscrò di corsa e per questa settimana dio mi accompagni.

lunedì 15 febbraio 2010

Cosa ci vedo in queste immagini

Io questa strada l'ho fatta tutti i giorni per alcuni degli anni più importanti della mia vita. Dietro la signora che parla alla fine c'è la porta del notaio che mi ha permesso di mettere il mio nome sull'atto di una casa che avrei dovuto ereditare ma che poi ho comprato. C'è il negozio di Mario di Gregorio, che mi ha regalato il mio miglior coltello da cucina, che adesso sarebbe da riaffilare, ma devo trovarmi qualcun altro che lo faccia.

C'è la biblioteca provinciale dove ho letto seriamente e per la prima volta tutto quello che Nicola Moscardelli ha pubblicato. E mi dispiace non potervi dire: andate a leggervelo, quello che ha scritto Moscardelli. Alla Provinciale dell'Aquila hanno tutto.

Ci vedo io o mia madre uscire da Colacchi cariche di libri. La casa dei miei amici dell'Accademia in via delle Aquile (la famigerata casa di via delle Aquile, dopo di loro rimase sfitta un paio d'anni, il trauma evidentemente) senza corridoio e si entrava da una stanza all'altra.

La merceria all'angolo, che andai la prima settimana all'Aquila a comprarmi un sacco di bottoni bellissimi, che io avevo la passione dei bottoni, e poi ci rimasi secca che ci avevo lasciato la metà dei miei soldi della settimana, che erano pochissimi e mia madre ancora si chiede come ho fatto a sopravvivere quegli anni, ma quello c'era e ce lo facevamo bastare.

C'è la prima casa da studente che vidi all'Aquila e da cui scappai via, perché non me la sentivo da dividerla con tre ragazze di Bussi che non conoscevo ("sono ragazze conosciute" mi faceva la padrona di casa e io no, grazie, proprio i fatti miei farli sapere per tutta Bussi e Ofena e l'Alta Valle del Tirino magari no, che io vengo a studiare soprattutto per la botta di vita che mi ci compro). Ma soprattutto la finestrona comunicante alta tra bagno e cucina, che io con il bagno ho sempre avuto un rapporto molto riservato e rischiavo di diventare stitica. Poi Mario mi dette il numero di un amico e così il primo anno ho vissuto dietro la Standa, alla fine di via Rosso Guelfaglione, di fianco a Santa Giusta. Che è venuta tutta giù.

Ci sono troppe cose. E sono contenta di vederle anche solo così. Anche se mi sparerei per doverle vedere così. E grazie per avermi segnalato anche questa.



Però a maggio se posso un giro cerco di farmelo. L'appuntamento è comunque l'otto maggio da Colacchi e la sera dal Boss, ma per allora ci risentiamo.

(Si sopravvive a tutto, evidentemente).

Per la forca e per la ruota

Questa è un'espressione olandese (voor galg en rad) per dire quei tipetti che promettono di diventare dei delinquenti se continuano così. Viene anche usata in senso affettuoso per bambini magari vivaci o furbetti, ma tant'è.

Oggi ho avuto il colloquio con le maestre di Orso.

Ahem.

Dal punto di vista cognitivo, nulla da dire. Se vogliamo invece parlare della cocciutaggine e della wrong attitude, ovvero che si dà da solo le martellate nei coglioni, parliamone, perché eravamo tutte e tre d'accordo.

Adesso ci pensiamo sopra e cerchiamo di capire come aiutarlo. Perché uno che continua così magari pensa di essere tanto figo e autonomo, ma si fa del male e non si rende piacevole. Insomma, ha cinque anni, è chiaro che ha tutto il tempo di cambiare, ma nel frattempo un paio di tratti caratteriali del ragazzo si sono capiti.

"Maaike - la maestra dell'altra seconda materna - ormai l'ho avvertita. Se vedi entrare Orso, lascialo fare e non chiedergli niente".

È il trucco per dargli qualcosa da fare per cui possa muoversi e togliersi di torno quando sta sabotando qualcosa in classe perché si annoia. Allora la maestra lo manda nell'altra classe a prendere una matita gialla, o un foglio di carta e così lui si muove, s distrae, si sente utile e non rompe e non distrae gli altri. Che ne so, magari c'è anche chi ci si è laureato in questo modo.

Non sa stare seduto sulla sedia. lo sappiamo, ma c'è un limite allo spazio che si può dargli in classe. A volte sono seduti in circolo e lui le chiappe sulla sedia ce l'ha, ma penzola con la testa a terra. Gli hanno dato un cuscinetto speciale, che ho anch'io preso anni fa per aiutare la schiena quando stai seduta tante ore al computer. È un cuscinetto gonfiabile mezzo sgonfio che si muove di continuo e ti costringe a star seduta dinamicamente.

Quando lo comprammo c'era scritto che si usava pure per i bambini che non sanno star fermi, per stancarli (interpretammo noi, giovani, ingenui e senza figli). Solo che a scuola lui lo usa come un palloncino da gonfiare, per giocarci, tutto, ma non starci seduto. Si abituerà, intanto ho tirato fuori il mio e glielo metto a tavola, che anche farlo stare seduto ai pasti è un disastro.

Non è cattivo ma è stronzetto e fa il furbo. Lo fa per semplificarsi la vita dal suo punto di vista, ovvero non mi scocciate e faccio solo quello che ho voglia. Fa gli sberleffi e su quello gli abbiamo subito fatto delle partacce. Ci ha provato con i maestri giovani del doposcuola e in concertazione gli abbiamo rifilato le unghie anche lì.

Insomma, spero che capisca subito che fare il bastian contrario per amore del dissenso non lo porta da nessuna parte. Le maestre hanno persino pensato di dargli più compiti, più cose stimolanti, perché è vero che è il più grande della classe e si annoia. Ma il punto è che pigro. E timido. E rompicoglioni. E dolce ed affettuoso. Allora ti viene da ridere ed è sbagliato, perché ci sono delle costanti nel suo comportamento da quando ha un anno e mezzo.

Stasera li abbiamo messi a letto relativamente presto, nel letto a castello separati (di solito stanno insieme in un lettino stretto). Poi Ennio è subito venuto sotto per infilarsi nel lettone.

"Orso mi dà fastidio e non mi fa dormire".
Quando arriva il capo si informa:
"Che ci fa questo qui?"
"Orso lo teneva sveglio perché cantava: "fammi vedere il tuo pisello", e allora si è rifugiato qui".
"Quell'Orso sta davvero crescendo per la forca e per la ruota".

E la fregatura più grossa è che davvero ci fa venire da ridere. Ma tocca essere coerenti e dare regole chiare.

Pelandrite prima della tempesta (e ricettina d'emergenza)

Da domani sono in giro per lavoro e Ennio ha avuto l'intuizione geniale di farselo venire stamattina l'attacco di pelandrite. Per cui sta a casa, mi aiuta a riordinare (sto spalando letame), spalando abbiamo ritrovato la spina del Bontempi e sta suonacchiandoselo (voglio un piano che almeno non ha le funzioni pelandro, ovvero Jingle bells e il Valzer delle candele di default che non lo posso sentire più).

Fra un po' lo porto giù a riverniciare il tavolo, che stavolta l'attacco di pelanrite coincide con un giorno, non dico di sole, ma di luce più allegra del solito. si stanno allungando le giornate: un po' già si vedeva al mattino, che prima uscivano alle 8 al buio e adesso escono sempre alle 8 con una luce sempre più blu.

Ma la vera differenza si è vista giovedì pomeriggio nell'andare in piscina alle 17. La settimana prima era buio, stavolta c'è stata luce per una grassa mezz'ora in più. I miei crochi stanno spuntando timidamente.

Insomma, mi viene un attacco di pulizie di primavera finché c'è un pochino di voglia.
Sabato i santi suoceri sono venuti a darci una mano approfittando dell'ultimo giorno libero per le prossime 5 settimane: il capo e pater hanno finalmente montato l'armadione nella nicchia del corridoio sopra, prima o poi ci metteremo anche le porte scorrevoli. E quindi posso aprire scatoloni.

Spero che anche la consegna di piastrelle della vicina al lavoro, che ha ricevuto come istruzioni dal fornitore quello di guardarli in modo un po' sexy i trasportatori, che sono proprio del tipo omaccione rude, arrivi un po' in orario. Eseguirò. Così gli apro la porta, li faccio scaricare e poi siamo liberi. E giovedì così apre lei al riparalavatrici che mi arriva mentre io vado per porcilaie con un cliente.

E Santasuocera mi ha pulito varie cosette in cucina istigandomi a pulirne altre io e soprattutto ha stirato. E alla fine mi sono anche preparata il 'dado' granulato di verdure fresche, mia estrema ratio nelle settimane di lavoro matto e disperatissimo.

Dado d'emergenza per casalinghe occupate

Ingredienti (quantità rigorosamente ad occhio)

4 porri
7 carote
1 sedano rapa
(va bene anche un cespo di sedano intero)
sale

Facoltativo:
prezzemolo
aglio
tutte le erbette e gli odori che avete in casa (mano leggera con timo, rosmarino e salvia che tendono a fare un po' la parte del leone), un paio di coste di bieta, mezzo peperone avanzato (o anche intero comprato apposta)

Lavate le verdure e gli odori, spezzettateli e fategli fare un gran bel giro di valzer nel robot da cucina, insieme a del sale (deve essere un pelino più salato di quanto gradiate in una pietanza normale) che così si mischia bene da se. io ci ho messo il sale grosso, ma così, per sfizio.

Mettete a scolare in un passino messo sul lavandino o sopra un contenitore per raccogliere il liquido, e dopo svariate ore o una notte intera, vi svegliate con questo profumo da mastro verduraio per tutta la casa, che più salite ai piani alti più predomina il porro, ma in modo piacevole.

Se vi manca un passino di dimensioni adatte, il che può succedere di accorgersene quando tutte le verdure sono già sminuzzate, basta tirar fuori il solito strofinaccio lavato ma non candeggiato (che tanto le macchie di verdura ce le ritrovate tutte, quindi cui prodest?), sciacquarlo e strizzarlo bene che non resti la puzza di ammorbidente, avvolgerci tutto dentro e se proprio volete fare le cose bene, persino metterci un peso sopra.

Dopo le svariate ore mettete il tutto in barattoli, tupperware e altro e conservate in frigo fino a un mese (ma anche due). Perde un po'di colore e con il tempo potreste sentire un odorino di crauto che altro non è che cavolo in salamoia e quindi stiamo parlando della stessa cosa usata prima, ma va bene sempre (sto ancora qui a raccontarvelo, no?)

Lo uso in tutti i soffritti, le minestre, i sughi, i ripieni in particolare le polpette (quantità uguale a o poco meno della carne, così si imboscano verdure negli stomachini capricciosi delle belve senza colpo ferire, che l'avete notato che proprio quelle volte che una non sa dove sbattere la testa per la fretta tutte le paturnie alimentari dei figli saltano fuori?) e delle volte, in preda a disperazione, ne butto svariate cucchiaiate nell'acqua della pastina, ci aggiungo un cucchiaio d'olio crudo e formaggio e voilà, minestrone formato brunoise e passa la paura. E se siete della scuola passato di verdure, prima di metterci la pastina a cuocere, un giro di minipimer e passa la paura.

Che con questo trucco cucinare un pasto quasi equilibrato ci vuole davvero giusto il tempo di bollire l'acqua della pasta.

Inoltre fra poco faccio lo stesso lavoro con il mezzo cavolo rosso che mi è avanzato ieri, hai visto mai che torni utile?

Altre scorte viveri della settimana: due broccoli del contadino e orecchiette pronti all'appello e gnocchi nel surgelatore. Per il resto, pizza del supermercato se proprio stiamo messi tanto male.

venerdì 12 febbraio 2010

Che ci potrei anche voler credere

che è tutta colpa delle madrelingue e che il Bert davvero andava dalla Francesca per farsi sciogliere la cervicale. Che il termine 'ripassata' sia davvero da sentire nel contesto originale.

Ci credo perché so benissimo cosa scioglie in me un massaggio fatto come si deve. Sposerei il massaggiatore (poi però divorzierei). So benissimo che ben altri termini e suoni e rumori inverecondi uscirebbero dalla mia boccuccia d'oro se davvero avessi sottomano qualcuno che abbia voglia di darmi una ripassata alla cervicle come si deve. E anche alle lombari, toh. E non ci scordimo i polpacci e la pianta dei piedi.

Quindi si, potrei anche crederci che pensar male è una brutta cosa.

Restano i fatti e il contesto. Che la D'Addario e le altre non sono massaggiatrici, che chi va con lo zoppo impara a zoppicare, che il casino professionale e politico che il Bert riesce a fare, la sua conclamata incompetenza (non cascateci, non basta ripetere a reti unificate tutti i giorni come sono bravo, efficiente e grande organizzatore per diventarlo davvero, l'unica differenza è che si fa il lavaggio del cervello a chi ci vuole credere) sono tutte lì, sotto gli occhi di chiunque voglia andare a vedere come funzionano le cose.

Un giretto alla Maddalena, per esempio, tanto per non dire che ciò la fissa dell'Abruzzo. Una domandina alle ditte che stanno fallendo perché i lavori commissionati non sono ancora stati pagati. Le ditte locali, ovviamente, non i grandi amici del parco giochi.

Ma il punto è che non ci voglio credere. che non ci posso credere. Che se ci credessi allora veramente me la merito tutta la merda che ci stanno tirando addosso e che continueranno a tirare se nessuno li ferma. Demagogi? Eccerto, dico loro senza fare noi e cognomi, senza elencare i fatti.

Per quello c'è la magistratura. Le elezioni non c'entrno niente. E anche se c'entrassero, non è quello il punto.

Il punto e che ci stiamo cocciando. Non io, noi ci stiamo scocciando.

Gran cosa i pronomi.

giovedì 11 febbraio 2010

Una modesta proposta per riportare i conti pubblici in pareggio

Invece di pensare alle iniziative contro i bamboccioni, io propongo di destinare l'1 % del PIL a un fondo Figlidipapà.

Cioè, invece di ritrovarci un Bossi junior che manco è capace di prendere un diploma di scuola superiore, ma guadagna a nostre spese un fottìo con una carica per la quale è talmente inadeguato da risultare imbarazzante, invece di dover ridere nel proprio letto alla notizia che c'era stato un terremoto devastante all'Aquila e così sistemare un Balducci junior trentenne, che se non ci pensa papà a rubarsi i soldi cosa potrà mai combinare di buono nella vita, ecco io propongo questo.

Diamogli € 5000 al mese perché si tolgano dai coglioni. Gli facciamo una Gardaland con un serie di escort e massaggiatrici di tutti i sessi, garantito senza paparazzi e servizi segreti, li facciamo vestire da Dolce e Gabbana e Roberto Cavalli che esistono solo per questo tipo di gente, l cocaina gliela facciamo passare dalle ASL e li mettiamo lì fa farsi tirar seghe stipendiati tutto il santo giorno purché:

non ambiscano carriere politiche
non pretendano seggi e posti
non si impiccino in decisioni che riguardano il benessere del paese
e soprattutto non si riproducano.

I soldi li prendiamo: dal parrucchiere di Montecitorio, dagli emolumenti per portaborse e segretarie e dai voli blu usati per funerali privati, nani e ballerine.

Guardate che se poi si levano di torno, risparmiamo in tutto quello che i padri vanno rubando e pagando pur di sistemare 'sti figli inutili. Cosa dico risparmiamo, ci guadagniamo. Diamo questi soldi ala ricerca, previa esibizione stato di famiglia in cui si dimostri di non essere parente naturale o acquisito di nessun barone universitario fino al quarto grado e ridiventiamo una potenza economica.

Gli diamo anche l'ora visite ai parenti, così pure i padri si fanno un giro aggratis di massaggiatrice, stipendiata dallo stato e quindi non vittima di racket, trafficanti e gang. Se glielo facciamo passare per un altro incarico politico e gli dedichiamo il paginone centrale di Vanity Fair a turno, vuoi che tutte le aspiranti veline, Naomi in testa non si precipitino a fare il concorso? e così abbiamo sistemato un'altra bella fetta di disoccupazione.

Poi ne facciamo un reality e ci vendiamo anche quello. Basta che non escano di lì.

No, perché nel frattempo si è capito che questi basta che trombano gratis donne che per amore non gliela darebbero mai, e sistemano i figli, altro nella vita non vogliono. Allora diamoglielo, per carità di dio, e togliamoci di torno 'sto parassitume.

E il tutto prima che elimino direttamente le intercettazioni, che qui aveva ragione Provenzano con i pizzini, non hanno fatto una legge (o modifica) una che non servisse in primo luogo a coprire le spalle a loro.

E grazie ad Anna, che a furia di fare la Cassandra è diventata pesante anche per persone inteligenti che conosco, ma ditemi un po' se era lei ad odiare la PC oppure parlava con cognizione di causa. Rimettetevi a leggerla, anche se fa male, anche se pure io delle volte saltavo perché non ne potevo più.

Adesso lo dicono anche questi qui, questi qui e costoro.

Il fondo è parecchio che l'abbiamo visto e ci siamo messi a scavare, adesso stiamo per arrivare in vista del sottofondo. Dove spero li seppelliranno tutti.

"Alla Ferratella occupati di sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito, non è che c'è un terremoto al giorno"
"Lo so", e ride
"Per carità, poveracci"
"Va buò"
"Io stamattina ridevo alle tre e mezzo dentro al letto".

mercoledì 10 febbraio 2010

Carne grassa


Si, anche perché la vecchiaia incombe e 90 chili bisogna pure fare dello sforzo per mantenerli.

Ma la carne grassa è quella che a me tira su di morale. Idealmente, arrosticini. Poi in Olanda ho scoperto che a me il mal di mestruo non si cura bene a cioccolata, ma a Babi ketjap, il maiale indonesiano alla salsa agrodolce di soja che si fa proprio con la cotennona, la pancetta, ovunque ci sia più bianco che rosso.

Con l'aria che tira nell'ultimo paio di giorni, dentro e fuori (fuori stanotte ha fatto uno spruzzetto di neve polverosa) io ve lo dico sinceramente, se fossi giù (stavo per dire a casa, perché come è radicato nel cibo il senso di casa, io non lo so cos'altro), me ne sarei già andata sulla statale per Teramo in cerca di un porchettaro.

Che anche mia mamma trovava e forse ancora trova conforto in un bel panino croccante alla porchetta di Campli con la crosticina(che a Campli cosa sia il conforto materiale e spirituale lo sanno, visto che posseggono anche una Scala santa, che basta farla in ginocchio e stai a posto). Che i porchettari secondo me da come una gli pronuncia "Un po' di crosta" ti sanno dire meglio della ginecologa in che fas del ciclo sei. Io, almeno.

Oggi il Babi Ketjap a pranzo è improponibile, aprono solo di pomeriggio e in centro non ci vado. La porchetta peggiopadre. Però al super davanti casa, unico posto dove sono riuscita a trascinarmi dopo la scuola, mi sono fiondata su due fettone di capocollo e una vaschetta di cubetti di pancetta, entrambi biologici.

Il capocollo, cosparso di salsa alle 5 spezie cinese, che la metterei pure nel cappuccino da quanto mi piace, è finito in forno. I cubetti di pancetta, su un foglio di carta da forno, si sono fatti un 7-8 minuti di microonde fino a diventare croccanti. Ci ho farcito due fettine di pane.

Forse potrei aggiungerci un salame al cioccolato per dessert. Ma meglio di no.

Quello che si è inventato il peccato di gola secondo me non ha mai avuto a che fare con l'ormone impazzito.

martedì 9 febbraio 2010

Intervista per Expatclic (ovvero: tutto quello che racconto solo tra le righe spiegato al popolo, che può farne a meno ma vabbé)

Claudia di Expatclic mi ha intervistata qui. Lo ha fatto tra un trasloco a Gerusalemme e una ripartenza per il Perù, che fare l'expat, non voglio dire, ma è una specializzazione (poi sarei io il vulcano).

Io voglio ringraziarla e con questa scusa segnalarvi un sito dedicato alle donne expat.

E poi do così sfogo al mio complesso della diva, però aggiungo una precisazione.

Io sono pigra e tendo un pelino alla depressione. No davvero, il problema è che faccio tante cose solo per sentirmi amata e accettata (e poi mi incazzo quando se ne approfittano, ma questo è un problema mio) e per evitare di farmi ingoiare dal buco nero. non sono esattamente cose belle e positive, ma ognuno rema con le cinghie che ha, dicono gli olandesi e io ho quella dell'iperattività alternata all'apatia.

Come oggi, che Ennio appena alzatosi con la vocina di pianto mi dice che ha mal di testa e mal di pancia, il mal di testa ce l'ho anch'io, lo spedisco nel mio letto mentre preparo Orso per la scuola, che occhio non vede e cuore non duole (infatti solo sulla soglia di casa si è posto il dubbio dove fosse il fratello, ma l'ho incaricato di avvertire la sua maestra che sta male).

Intanto ho dormito fino a mezzogiorno, interrotta a volte dal figlio prontamente rimessosi, anche se è stato al patto di non giocare al computer, ma aveva ancora tutti i lego del compleanno da montre (ha persino ritrovato il libretto 2 che si era perso nella massa ed era tutto felice di potersi costruire anche quello).

Poi mi sono posta il problema di un paio di librini che mi voglio fare in proprio e che ho già mezzi pronti, di farne un dummy da far vedere a un paio di potenziali sponsor. ci ho provato, ma il mal di testa non mi ha dato tregua, così ho letto e poltrito e pisolato pure il pomeriggio.

Il capo, dio lo benedica, che nulla sapeva del lazzaretto in quanto uscito presto, è anche tornato presto e ha ripreso lui Orso, evitandomi di uscire di casa (che tra anda e rianda sono pur sempre 12 km. in macchina portarli e riprenderlio).

Io NON HO FATTO NIENTE. Mi sarebbe piaciuto riverniciare il tavolo di cucina con Ennio, che sarebbe piaciuto anche a lui. Ho un paio di robine creative e rilassanti con perline da infilare, che ha su di me e i miei figli un effetto tanto zen, ma le ho lasciate dove sono. Ho ignorato le riviste che mi attendono.

No, lo dico prima che uno si faccia un'impressione sbagliata di me. Sono in una fase in cui cerco di sbattermi il meno possibile, anche se sono cose piacevoli. Non ci sono per nessuno, tranne se vogliate darmi o farmi qualcosa di buono. Ecco, un bel massaggio alla schiena e ai polpacci, per esempio.

Ho cominciato ieri con una seduta dall'amica acupunturista che oltre a pungermi ne sa abbastanza di fatti miei da farmi le domande giuste ed invitarmi a riflettere. Mi sono fatta dei gran pianti, che a me fa sempre bene.

Ecco, è una fase un po' così, di pianti e punture. E spero mi passi un po' di pelandrite che ci sono due cosette carine che vorrei dipingermi su un paio di pareti.

lunedì 8 febbraio 2010

Lo zio preferito

Ultimamente, al compleanno di zio nr. 2, mia suocera guardando zio nr. 1 giocare e fare lo scemo con i bambini ha dichiarato: io adesso gli metto un annuncio: trentenne di bell'aspetto, ottimo zio (referenziato), estremamente timido cerca ragazza madre con almeno due figli.

Mi ha dato da pensare: la mia nuova vicina ha un figlio solo e poi lui si chiama come l'ex bastardo che l'ha abbandonata a due settimane di gravidanza. Un'altra mia amica stupenda che si è giusto rimessa in gioco, dopo il trauma da divorzio brutto brutto, ma forse, ecco si arrangia da sé.

Mio cognato: è veramente il più bello dei 4. Ci ha messo 15 anni o quasi a laurearsi, facendo lavoretti per mantenersi, perché aveva deciso che no, non si accontentava della triennale ma voleva proprio finire tutto e bene. Ce l'ha fatta. È timidissimo, questo lo frega. Però in famiglia è tutta un'altra pasta.

Quando è nato Ennio si è autodefinito come lo zio preferito e, devo dire, lo è. Ha insegnato ai bambini a fare il sumo, completo di urletti. Ci gioca, ci fa lo scemo, ci fa la lotta, li insegue. Gli racconta un sacco di cose e gli insegna pure quelle che io, magari, avrei fatto a meno. A volte gli mette una mazza da hockey in mano, in corridoio, e soprvvivono tutti e tre.

I miei figli lo adorano, ma a prescindere. Lo adoro anch'io, anche se per anni, per via che siamo due timidi, mi intimidiva assai, che quando vuole non ti si fila. Ma ci conoscevamo poco, che ne so, magari lo intimidivo anch'io.

Confidenza magari no, però ogni tanto, tanto sono la cognata scema pure io, gli faccio le domande, quelle che nessuno osa fargli. Quando si è fidanzato con una vecchia amica, ecco, eravamo tutti felici, perché lei è proprio tutta un'altra pasta di donna, decisa, che sa quello che vuole. però caruccia, buffa. Poi, come succede in queste coppie di olandesi, si lasciano perché sono più amici che innamorati (cognato nr. 2 con questa scusa ne ha lasciate tre o quattro di ragazze favolose che ci siamo prese nel cuore tutti).

Da quando sono entrati 5 minuti in casa sua quando lo abbiamo riaccompagnato dopo le feste di Natale dai suoceri, i bambini hanno scoperto che ha tre chitarre, di cui una è un banjo e l'altra è elettrica. Ecco, mi ci mancava la chitarra elettrica per portare il livello di adorazione a vette che voi umani.

"Ma le suoni tutte e tre?" gli ha chiesto Orso ieri.

L'ultima è che causa allenamento di basket si è perso la festa in famiglia di sabato pomeriggio.

"Arrivo sabato alle 11 e trenta, va bene se resto a dormire?" mi ha mailato la settimana scorsa.
"Si, bello, dai che domenica c'è la festa di Ennio con gli amichetti e magari vieni con noi, che un adulto in più fa sempre comodo".

È arrivato sabato sera 10 minuti dopo che ho cacciato tutti e sono crollata. Il capo lo ha messo a letto nella stanza degli ospiti. Domenica mattina le urla belluine di sopra mi sono state spiegate dal capo come Rob Roodkop (testarossa) che si faceva inseguire dalle belve.

A colazione ha commentato laconico:
"be, certo, dopo che mi hai convocato in quel modo senza lasciare nessuno spazio, cosa facevo, ti dicevo di no?"
"Oh, scusa veramente non ci ho messo nessun condizionale? proprio proprio?"

Alla festa il meglio di sé lo ha dato in uno di quei momenti che davvero non sai più cosa fargli fare a questi bambini e per il casino non riesci neanche a pensare con chiarezza.

"Tutti all'attacco di zioooo" ha urlato qualcuno (UNO) e quando la polvere si è diradata lo abbiamo visto sdraiato per terra con addosso 13 bambini, seduti sdraiati e assatanati. Poi lui è rimasto fermo, loro gli sono rimasti seduti sopra, ma tranquilli e io ho rimpianto di non aver preso la macchinetta fotografica.

Poi siamo andati a mangiare la pizza.
"Zio, ma perché non posso venire ad abitare da te?"che una casa di maschi con tre chitarre elettriche, anche se sminchiata e cadente, ha il suo fascino. "E tu che lavoro fai?"
"Zio fa il vagabondo e scrocca pizze a chi gliele offre" ha fatto lui.

Però anche così le pizze gliele offro più che volentieri e come sua madre so che è un ragazzo d'oro, con grandi talenti, solo che si è perso un po' per strada cosa vuole fare da grande.

E secondo me sta bene proprio così. forse lui da grande vuol fare proprio questo. I sui lavoretti per pagarsi le spese, per suonare la chitarra con il suo gruppo, per giocare a basket, asciutto, magro, in forma.

Mica come noiatri schiavi del lavoro, del mutuo, dei figli e del sovrappeso e mai la voglia di spararsi una palestra, solo che noi la chiamiamo mancanza di tempo.

Sua madre magari ci patisce, ma le madri certe volte non vedono le cose essenziali della vita.

"Statale 17" ad Anversa (B)

Comunicato volante che poi mi scordo e me lo ricordo all'ultimo momento e mi tocca mangiarmi le mani (le unghie me le mangio già).

Il 24 febbraio sono in trasferta ad Anversa su invito della Dante Alighieri per parlare dell'Abruzzo e di Statale 17, e mi porto dietro alcune copie, se qualcuno lo volesse. La conferenza inizia alle 19.30 allo Stadscampus dell'università, in Rodestraat 14, 2000 Antwerpen.

I soci della Dante di Anversa entrano gratuitamente, i non soci pagano € 3.

Il programma è:

L’Abruzzo aquilano tra le montagne del Gran Sasso e del Sirente

Introduzione storico-antropologica alla provincia dell’Aquila intorno alla Statale 17dal neolitico a oggi, con particolare attenzione al fenomeno della transumanza e ai suoi risvolti culturali, economici, politico-fiscali e sociali.

Alcuni dei principali monumenti della zona e dei borghi, anche per mezzo di fotografie prima e dopo il terremoto.

Presentazione del libro.

Se ho tempo faccio e porto i nocci atterrati secondo la ricetta di zia Vittoria.

Se venite, fatevi riconoscere, va bene?

domenica 7 febbraio 2010

La zia preferita

Il capo è il primo di quattro, il capobranco, fratello maggiore che si sente responsabile della felicità e benessere del resto. Con l'età e il branchetto suo un pochino gli è passata, ma quando si è in due capobranchi ad accoppiarsi i primi anni non sono semplici, perché il mondo sta lì ad aver bisogno di te e noi non ce la facciamo a dire di no. Poi capisci che non è così, che il mondo se la cava benissimo per fatti suoi. E la settimana scorsa ho detto all'amica traslocante di scordarselo che le vengo a dare una mano. Ma si diceva del capo.

I quattro figli, si maligna, sono stati fatti all'insegna dello "speriamo che sia femmina" e al numero quattro ci sono anche riusciti. È un miracolo che mia cognata sia venuta su così bene, con i fratelli che ha: di tutte le canzoncine per bambini ha sempre imparato prima la versione oscena per poi capire che ce n'era anche una socialmente accettabile. È quella dei quattro che ha fatto più fatica a farsi un posto suo nel villaggetto, è quella che ha girato più di tutti, è quella che si è laureata prima di tutti e poi ci ha messo una vita a capire cosa volesse.

Cioè, terza generazione veterinario della famiglia, laureatasi poco prima che il padre andasse in pensione, che poi il padre se lei avesse manifestato l'idea di prendere il suo posto un altro paio di anni l'ambulatorio lo avrebbe tenuto. Quando hanno mollato sua madre si è persino tenuta un tavolo operatorio perché non si sa mai, può sempre servire, povera figlia. Ma lei ha passato alcuni anni a fare la sostituta di veterinari che andavano in vacanza (c'è un sito apposito), è tornata a vivere in famiglia per lavorare in un ambulatorio vicino casa, alla fine se ne è andata in culo al mondo a est, ha un lavoro che le piace, un appartementino tutto suo, si è fidanzata con il fratello di una compagna di scuola del villaggetto e si aspettano sviluppi.

Le vacanze, come sempre da quando era studente, se ne va in posti caldi e selvatici a castrare cani e gatti randagi con un programma apposito di cui fa parte.

Anche per questo ieri non era alla festa.

Uno dei titoli di merito maggiori, però, agli occhi dei nipoti, è Belle. Belle è la sua coniglietta. Perché un veterinario, seppure con una vita tutta da organizzare, senza un animaletto suo, a me mi insospettisce.

Belle che un anno è stata la protagonista di una delle geniali cartoline di Natale autoprodotte di mia suocera. Sul lato davanti c'era una foto di belle con cappello da babbo natale in testa. Con la scritta: cosa mangiamo a natale? Sul lato dietro c'era un piatto di portata con dei resti di patate e un cappello moscio da babbo Natale.

Insomma, non è solo per Belle, non è solo perché è l'unica, ma è proprio per le sue infinite doti intrinseche che lei è la zia preferita.

venerdì 5 febbraio 2010

Di capo ce n'è uno solo

Che oggi mi è pure diventato coetaneo. E più invecchia più gli si attenuano i tannini ruvidi e le acidità.

giovedì 4 febbraio 2010

Il mio cugino grande Francesco

Premessa: in Italia i miei cugini dal mio stesso cognome vivono molto lontano dall'Abruzzo e anche se ci siamo sempre voluti un gran bene, le frequentazioni erano parche.

Quelli che io invece ho sempre definito i miei cugini spesso sono i figli dei cugini o dei nipoti di mio padre. Abbiamo insomme le nonne sorelle in comune. ma abbiamo in comune anche un'infanzia, un'adolescenza, le feste comandate, ci siamo sempre visti un sacco da piccoli e da grandi, insomma, abbiamo fatto a tempo a sposarci e figliare prima di cominciare a perderci di vista.

E il mio cugino grande, (ce ne sono un paio ancora più grandi, ma appunto, praticamente un'altra generazione) è Francesco.

Frncesco che ha fatto per primo tutte le cose interessanti: maturità, i viaggi all'estero da solo con gli amici (il primo in realtà dopo la maturità con mio padre in polonia sul camion. È andata così, lui raccoglieva, tanto per fare qualcosa in atttesa dell'inizio dell'università, mele a cottimo - che praticamente era tanto se ci si rimborsava il pranzo a pane e frittata. Passa mio padre: io vado in Polonia la settimana prossima vieni? Dammi il passaporto che sto andando a fare i visti. E andarono. Ecco, se non era mio padre ci sarei andata volontieri anch'io in Polonia con il camion, lo abbiamo fatto un'altra volta con la ritmo ma non era la stessa cosa).

Mio cugino Francesco che mi provocò il primo trauma zen della mia vita, quando con aria nonchalant disse: si, ma sai, io ormai a litigare con i fratelli proprio non mi viene più (erano in cinque e io già con uno solo uscivo pazza).

Francesco che poi è diventato veterinario come suo padre e stavo quasi per iscrivermi anch'io, perché vuoi mettere l'ascendente del cugino grande? A parte che oltre a essere inteligente, dolce, con una grande manualità (mi ricordo ancora certi capolavori di intaglio che faceva da ragazzino) e persino un bonazzo, ecco Francesco è proprio buono. Lo disse anche la sua allora fidanzata e adesso moglie: io mi sono innamorata della sua bontà.

Francesco che quando si è sposato è stato il mio primo matrimonio serio vissuto con conoscenza di causa della famiglia, e io mi sono messa a piangere direttamente in chiesa, perché il sacerdote disse delle cose bellissime sull'amore e il matrimonio e io mi dicevo: ma proprio lui, che ne sa? però erano bellissime uguali. Che poi gli hanno fatto tanti di quegli scherzi per la prima notte di nozze, gli hanno riempito la camera in albergo di sveglie posizionate ad orari diversi e la più perfida gliel'hanno legata con lo scotch al piede del letto proprio ad altezza orecchio.

Poi uno mica è fratello maggiore per nulla, è chiaro che sa stare al mondo, all'ultimo momento fece un raffinatissimo escamotage tra la camera degli sposi e quella della fidanzata del fratello, che così potè passare la notte lei a disinnescare le sveglie, povera Emanuela.

Che poi, cugino grande, cugino grande, da adolescente ci vuole poco a sembrare quasi adulto alla cuginetta piccola. ma parliamoci chiaro, ha 48 anni, meno di certi amici che frequento adesso.

Cioè, aveva 48 anni. Adesso li avrà per sempre.

Quando comincia a toccare alla tua generazione di andarsene, lasciando dietro moglie e figli, cominci a sentirti di colpo molto vecchia.

mercoledì 3 febbraio 2010

Le letterine di buon compleanno

In questa casa i compleanni si festeggiano quando si possono, per fortuna la festa a scuola di Ennio l'ho fatta il giorno giusto, almeno quella.

E ho scoperto una cosa bellissima che fanno: per il compleanno ognuno scrive una frasetta al festeggiato, poi la maestra le scrive tutte a spirale all'interno di un sole formato A4 con al centro il suo nome.

Cos'è risultato? di 26 bambini una 15-ina gli hanno detto che è buffo, altri 4 o 5 che è bravo a fare calcoli, uno - dioloperdoni - che ha dei bei capelli e la ritardataria, il giorno dopo, che scrive sempre delle frasi molto complesse.

Lui era felice, per una volta non è stato lì a fare il masochista.

Che è buffo, mi hanno fatto notare altri genitori che avevano letto, è nel personaggio. Ennio ha un tale desiderio di approvazione e attenzione che sta sempre a fare il clown, è un suo tratto caratteristico (e io lo vorrei più sicuro di sé ed autosufficiente).

Quella dei calcoli è pure vera, è il suo amore e gioia.

Quella dei capelli, in effetti è biondo. Ma se li fa lavare poco e pettinare di meno, per questo abbiamo rinunciato alla doccia serale che poi gli si asciugano sparati in tutte le direzioni.

A me questa abitudine piace moltissimo, che anche a me sarebbe piaciuto crogiolarmi nelle opinioni dei miei compagni di scuola, quando ero timida, masochista ed insicura anch'io.

Mi riconosco tanto in queste fragilità di mio figlio, e gli voglio ancora più bene anche per questo. Però devo capire come le ho ammortizzate io e cercare di aiutarlo in questo.


Radio Onda Italiana regala due biglietti (del valore di € 23 l'uno) per il concerto dei Tenores di Bitti che si terrà ad Amsterdam questo venerdì alle 20.30.

Per partecipare all'estrazione basta inviare una mail con in oggetto "Tenores" a info@ondaitaliana.org.

martedì 2 febbraio 2010

Però nella disgrazia

... c'e di buono che stimola le capacità creative della gente. Vi lascio quindi con una band aquilana di nuova formazione.



Ma tutti tu li trovi, mi direte? Beh, visto che non abbiamo un cavolo da fare, ce li passiamo tra di noi. Guardat, se vi dite l'amicizia su Facebook con qualsiasi aquilano giovane vi arrivano pure a voi, che vi credete?

Il film di Andrea


Ieri gita scolastica: con alcuni altri amici/genitori della nostra scuola siamo andati all'International Film Festival di Rotterdam, che sta svolgendosi in questi giorni, per vedere il film fatto da una dei nostri: Andrea Seligmann Silva (e Mieke Bal) hanno fatto Separations.

Non è la prima volta, ma resta sempre strano vedere cosa fa una persona che conosci, quando si tratta di produzione artistica. Separations tocca poi una serie di temi in cui io mi riconosco molto, ma in cui un po' chiunque trova del suo. Il bello è che del film mi aveva parlato il mio compare, il cui marito ha prodotto la musica/suoni ed è interessante vedere come si possa reagire in modo completamente diverso a questo film.

Che peraltro la stessa Andrea l'ha detto, alla prima ad Amsterdam, dopo il film i tavolini del baretto erano tutti pieni di capannelli, ognuno dei quali aveva visto una cosa diversa.

Di cosa parla Separations? Si tratta di un ego-documentario e tanto più verso la fine capisci che ruolo importante possa aver avuto Mieke Bal come co-regista, soprattutto quando devi mettere insieme il materiale, dare un taglio alle scene ecc. e cercare di mettere una distanza tra materiale di vita e materiale filmico.

Il punto di partenza è che i cinque fratelli Seligmaan Silva hanno tutti, a un certo punto, lasciato Sao Paulo dove sono cresciuti, per rifarsi una vita altrove, anche se due sono poi tornati. Come mai, si chiede Andrea? Da dove comincio a chiederglielo? Beh, cominciamo con un crollo nervoso avuto da sua madre 6 anni fa.

L'inizio è bellissimo, perché madre, padre e fratello, alla domanda: pensi che il passato di mamma abbia a che fare con la crisi che ha avuto 4 anni fa (all'epoca in cui girava) rispondevano a prima botta: quale crisi? e già capisci che la domanda è ottima.

È anche vero che in una famiglia con tante persone sparse tutte in giro delle volte devi far mente locale per capire di cosa si sta parlando esattamente. Ma questa crisi, si capisce dopo, è stata una bella batosta per tutti, per chi non c'era, come Andrea che all'epoca stava per partorire Eva, e per chi c'era, come Marcìo che ha passato tutti i pomeriggi del ricovero con sua madre in una specie di clinica degli orrori, con l'aggravante che la madre, psichiatra dedicata da sempre al suo lavoro, si è sempre battuta contro certe forme di psichiatria.

Infatti una notte, nel bel mezzo del suo periodo più difficile, si è alzata per slegare la paziente del letto accanto in contenzione, perché lei professionalmente era sempre stata contraria a questo sistema. Cioè, nel mezzo della sua crisi personale è il ricordarsi chi è come professionista che la tira fuori dal letto.

Ma la crisi, ala fine concordano un po' tutti, chi più chi meno velocemente, potrebbe in effetti avere causa dal fatto che nel 1939, quando Edith aveva 3 anni, la sua famiglia è riuscita a partire con l'ultima nave per il Brasile, unico paese fra tanti che aveva concesso loro un visto. A loro, ebrei tedeschi, ma soprattutto tedeschi dentro.

Insomma, ci sono moltissimi altri temi legati al come i Seligmann Silva, tutti e sette, vedono sé stessi, la propria identità multiforma (Brasiliani, ma di origine europea, padre antropologo a Belem, un'infanzia sotto la dittatura in Brasile che ha segnato la vita professionale del padre, tagliandogli di fatto le gambe e costringendolo a trasferirsi 3000 km. più a sud, a Sao Paulo).

Il tema dell'emigrazione permanente, della maternità e il modo di viverla, e delle separazioni che questo comporta nella vita: se vogliamo dirlo proprio in generale e tenendoci molto larghi, di questa parla Separations. Le separazioni nella vita come spunto per chiedersi: ma io, da dove vengo? Percé sono diventato quello che sono?

Trovo bellissimo come Andrea e Mieke lo abbiano sviluppato, come Andrea per sua stessa ammissione, è riuscita a fare certe domande ai suoi solo con la distanza della telecamera in mano, come Mieke per un annno e mezzo sia diventata incredibilmente intima con persone che conosceva solo dalle riprese di Andrea e dalle foto e frammenti audio e video di famiglia, montati in modo molto efficace.

Anche la tecnica di ripresa a mano dà questo taglio personale. Perché Andrea pone domande su un argomento di famiglia del quale non si è mai parlato, ma le vengono date anche delle risposte e le vengono poste anche delle domande, entrambe spesso scomode e quando vedi che l'immagine scivola via capisci che è il suo modo di togliere lo sguardo da qualcosa che riguarda profondamente anche lei.

Perché sono interessanti anche le risposte che loro tutti si danno.

Questo per quanto riguarda il film, che se l'argomento emigrazione, maternità, vita sotto dittatura, partenze, ritorni, ricerca delle radici, Sao Paulo amore mio e un'altra ventina che adesso mi sfuggono vi potrebbero interessare, io lo trovo molto ben fatto (Andrea fa la regista da una ventina d'anni e prima di andare a New York e poi venire in Olanda ha ricevuto molti premi per i suoi corti in Brasile, di cui vediamo alcuni frammenti).

Per me è molto strano vedere finalmente un suo film. Andrea ed io abbiamo vissuto dal 2000 al 2008 in due vie parallele e lei ha insegnato per me, per un periodo. Quindi sapevo dei suoi trascorsi registici, più di una volta abbiamo parlato di organizzare qualche proiezione tra amici per vedere i suoi lavori, poi ci siamo messe a figliare a intermittenza entrambe e la vita ci ha fagocitate.

Di lei puoi certo dire, a prima vista, che è molto più prussiana che brasiliana nei modi di porsi, e adesso capisco anche che certi pregiudizi di tipo etnico (che mi sono pure laureata sulla loro rappresentazione a fini umoristici) veramente ce li portiamo dietro dal profondo e che i posti in cui viviamo e il piacere e lo sforzo che ci costa adattarsi a un nuovo ambiente non fanno altro che aggiungere nuovi strati.

Quello che ho pensato - e le ho poi detto - è che in fondo lei ha fatto il film del mio prossimo libro. Che dopo aver tirato fuori qualcosina del mio coté paterno, ho subito pensato che prima o poi devo fare qualcosa anche con questa strana dinastia materna che mi ritrovo. E che assomiglia per certi versi alla sua nel senso del punto di partenza delle domande. Poi se iniziassi a farle io queste domande, le risposte ci porterebbero da tutt' altra parte, però è bello sentirsi riconfermare volta per volta che ci facciamo tutti le stesse domande e che il bello della vita è darci, come possiamo, al meglio o al peggio che le circostanze e la vita ci offrono, di darci ognuno delle risposte plausibili per sé.

Potete vederlo ancora oggi e dopodomani a Rotterdam:
Sala giorno ora
Cinerama 5 Tue 02 Feb 14:30 Tickets
Lantaren 2 Thu 04 Feb 20:15 Tickets

lunedì 1 febbraio 2010

Foto mancata

Capita a anche a voi di beccare per caso una scena eccezionale e rimpiangere di non poterla fotografare?

Ne ho intravista una che ancora rimpiango, specie dopo aver letto il post di Zauberei di oggi http://zauberei.blog.kataweb.it/2010/02/01/burqa/comment-page-1/#comment-61011.

Venerdì passo in bici davanti alla moschea. La moschea, specialmente di venerdì, crea movimento di maschi di tutti i tipi, la maggior parte giovani e vecchi in djellaba, ma assai poche femmine.

Ieri invece c'era un gruppo di ragazze, sui 20 anni. Tutte fresche, belle, con i piumini e i guanti colorati, con i vestitini svasati al ginocchio portati fuori dai pantaloni e il velo moderno, quello colorato e in colori e fantasie intonate legato dietro la nuca. Ridevano, si chiamavano, gridavano e si stavano prendendo a palle di neve.

Mi consolo pensando che se avessi avuto modo di fotografarle, sarebbe venuta sfocata. Ma la rimpiango ancora, questa foto.

La presentazione di Ennio


A scuola dall'anno scorso, cioè dal gruppo 3 in poi, i bambini tengono delle presentazioni su un argomento a scelta per imparare a esporre in pubblico.

Lo scorso anno Ennio lo ha fatto sugli strumenti a percussione, ma si è incasinato da matti perché invece di portarsi e seguire le foto che avevamo preparato in ordine logico per aiutarlo a darsi una traccia, si è preso una cosa che avrei dovuto buttare, ovvero, tutto il materiale di riferimento tirato giù da internet.

Che io nella mia ingenuità di madre pensavo: se gli faccio vedere delle foto di strumenti a percussione poi lui sceglie quelli che conosce e di cui sa qualcosa da dire, li scegliamo e parla solo di questi. Non l'ha fatto, nell'ansia di avere tanto e tutto si è incartato da morire.

Badate, quest'errore l' ho commesso anch'io al mio primo esame in Olanda, inglese. Mi sono persa nel contenuto - preparato benissimo - e ho trascurato la forma dell'esposizione.

Stavolta scopro la settimana scorsa la lista delle date e degli argomenti che si faranno da qui a giugno. Lui non c'è. lo iscrivo d'ufficio per la prima e unica data disponibile che ci lasciasse qualche giorno per prepararci. accetta di malavoglia.
"Ma non so di cosa parlare".
"Parla di una cosa che già conosci bene. Parla dell'Italia, parla delle vacanze".

Che se l'amico Samuel lo scorso anno ha parlato della Sicilia in cui è stato 10 giorni, vuoi che Ennio non abbia tante cose da dire?

"Allora parlo del terremoto a Ofena. Con le foto dell'Aquila e della casa di Lucrezia. Abbiamo parlato tanto del terremoto a Haiti e abbiamo anche raccolto i soldi, ma perché per il terremoto in Italia non abbiamo fatto niente?"
"Perché a Haiti stanno molto, ma molto peggio e ci sono molte più persone nei guai".
"Ma non è giusto".
"Parla di Ofena che ti cerco le foto".

Poi la vita continua, questo weekend abbiamo avuto il teatro, lui ha dormito fuori, finché ieri sera, al rientro dal cinema mi fa:
"Io domani ho la presentazione".
'Azz

Poi uno dice perché amo la scuola olandese? Perché te li tengono fuori dai piedi fino al primo pomeriggio e pranzano lì (a panini, va bene, ma occhio non vede, coredimamma non duole, tutto questo paese pranza a panini) e soprattutto non gli danno i compiti per casa. Tranne in casi disperati, che Ennio si lamentava che a qualcuno hanno dato i compiti per casa di matematica e a lui no. Che se avessi pure i compiti da seguire sarebbe la fine.

Insomma, le foto di cosa facciamo in estate a Ofena: arrosticini, piscina, vicoli e montagna.
"Me l'hai messa la foto degli arrosticini?" mi ha chiesto otto volte.
Per sicurezza la metto anche qui.

Questa è via Umberto I, prima (la foto è di Antonio Di Maggio)

Questa invece è dopo la messa in sicurezza
Comunque, abbiamo guardato le foto, pensato a quello che facciamo noi in vacanza e io, tanto per non smentirmi, gliele ho messe in PowerPoint. La nostra via prima e dopo la messa in sicurezza. Il terrazzo prima e dopo. Camera sua prima e dopo. Loro tre con Lucrezia che dormono sul lettone quest'estate, che è solo per il terremoto che stavolta ci siamo fatti finalmente alcuni giorni di mare con Lucrezia, sua mamma e suo fratello.

Questa è la mia camera di bambina e adesso dei bambini (quando non dormono con qualcuno di noi, che finisce sempre così)

Questa è dopo che ci è piovuto dentro per via che le scosse hanno spostato i coppi, e continuerà a pioverci finché non mi permettono di mandarci qualcuno, che perché l'unica parte di casa senza crepe debba andarmi in malora per le infiltrazioni non lo capisco, ma deve aver a che fare con il fatto che Bertolaso vuole diventare ministro insultando la Clinton

Con lui che a colazione ancora mi chiedeva altre foto, altre case rotte, altre macchine schiacciate. Gli ho spiegato che non bisogna buttarla sul sensazionalistico.

"Ma loro non le hanno mai viste le case tutte rotte".
E lui si, è vero anche questo.

Orso che mi chiede di prenderlo in braccio, mentre guardiamo le foto bellissime di Dario van Houwelingen, giovane fotografo di madre abruzzese che per il benefit sull'Abruzzo ci ha mandato le sue foto a caldo fatte a Pasqua, ma mi ha chiesto di non pubblicarle.

E dalla prossima volta gli insegno a farselo da solo il PowerPoint.