venerdì 9 dicembre 2011

Orso sa come (non) spezzarmi il cuore

Stamattina approfitto del capo ancora sotto la doccia per portare Orso nella nuova scuola con la nostra macchina, comodamente parcheggiata di fronte casa. Normalmente mi tocca farmi forza per portarlo in bici, come piacerebbe tanto a lui, o correre 3 vie più in là fino all' auto condivisa sotto la pioggia (mercoledi), la grandine (lunedi e martedi) e comunque al buio delle otto di mattina invernali a queste latitudini. Che lo so che stanno per arrivare le vacanze e verso febbraio la cosa lentamente migliora, ma per ora a me le mattine buie non fanno sangue. Specie con la grandine (ecco, la nebbia o la neve invece mi piacciono).

"Salutiamo papà, CIAO CAPO!!!!" ma il capo sta sotto la doccia e non ci sente.

Attraversiamo lo stradone tenendoci per mano.
"Sai mamma, ma papà quando esce presto io non riesco mai a salutarlo. E certe volte, quando torna dopo le 8, io neanche lo vedo". Ci sono dei giorni che non lo vedo mai".
"Amore, ma tu diglielo che ti manca, mi sembra una cosa tanto carina", e poi almeno lo sente dire da te, che magari lo sa benissimo che i figli li vede poco, come tutti i poveri genitori che si fanno un gran culo per il lavoro, ma almeno ne parlate ed esorcizzate la cosa.

Che il povero capo fa davvero del suo meglio e tra i due turni settimanali per portarli a scuola (Orso però con la scuola nuova ne è fuori, a parte ieri che io ho portato Ennio dal medico e loro sono andati in bicicletta) e in piscina la domenica. Ma Ennio ha in più il venir ripreso dal coro al giovedì sera e il calcio il sabato mattina. Che Orso aveva iniziato a dire che voleva fare calcio anche lui solo per questo motivo. Per cui sabato Ennio lo porto io così il capo per una volta poltrisce un po' e porta lui Orso a disegno.

Che questa è la cosa che davvero mi pesa più di tutte da quando abbiamo i bambini, soprattutto quando erano più piccoli e veramente non lo vedevano quasi mai e non cenavamo mai insieme come una famiglia, che a me, magari sbaglio, questa cosa del condividere il desco come espressione massima dell' armonia famigliare, lo so che è un pensiero limitante tutto mio, ma non mi piace che non lo possiamo fare, anche se adesso i figli crescono, mangiano sempre più tardi e ci riusciamo quindi abbastanza spesso.

Ma quando erano più piccoli, quanto mi sono sentita ragazza madre, proprio a me che la convivialità è tutto, ma convivia tu con due che litigano, non mangiano, mangiano la minestra con le mani, fanno cadere di tutto e io mica ho il tempo di cucinare prima e metterli a tavola dopo o dovrei iniziare a preparare la cena alle 16. E quando arrivi tu a mangiare la tavola è un casino e le cose buone che avevi fatto sono tutte fredde. Poi che una si da all' alcol. E alle pizze surgelate.

Adesso diciamo che va meglio, a parte che mangiano meno cose di prima e mica si può vivere di polpette, salsicce e pasta al pomodoro?

Insomma, tutto questo mi girava per la testa mentre attraversavamo lo stradone che è si larghino, ma neanche un' autostrada a 36 corsie. Chiedendomi cosa stavo sbagliando nella vita. Chiedendomi cosa voleva davvero dirmi mio figlio, che Orso è Orso e le sue richieste sono sempre molto ellittiche. Perché figlio mio mi stai dicendo questo?

Che mi si spezza il coredimamma?

"Perché quando torna alle 8 poi non abbiamo più il tempo di guardare i cartoni sul suo computer".

Giusto in tempo per non spezzarmi più il cuore.

È bello poter sempre contare su tuo figlio contro i sensi di colpa.

5 commenti:

Maria Michela ha detto...

Per i primi 12 anni della mia vita, la mia mamma l'ho vista pochissimo. Per lavoro, fa la maestra, doveva andare lontano dal paese e usciva alle 5 del mattino e tornava per cena. Papà più o meno idem.
Ecco io questa assenza ho dovuto sentirla raccontare, perché se ti devo dire la verità non me la ricordo.
Io mi ricordo mamma e papà che si occupano di noi, punto.

luby ha detto...

Mio marito ha turni micidiali e variabili, io esco presto e torno alle 20... Poi mi chiedono" ma non lo fai un bambino?"
Non lo faccio per he' non vedrebbe mai la mia faccia.
Non sarebbe vita ne

Mammamsterdam ha detto...

Maria Michela, hai santa ragione, io ho esattamente la stessa esperienza con i miei, non c' erano mai fisicamente ma sapevamo, o meglio, io sapevo, mio fratello pare l' abbia vissuta diversamente, che per qualsiasi bisogno serio mollavano tutto per noi.

Luby, ti capisco benissimo perché noi abbiamo iniziato cosi, con nido e mia mamma che era molto presente, ci ho messo qualche anno a disfarmi dalla sindrome da iperlavoro. Ma i bambini crescono e cominciano ad andare a dormire alle 21:-). E l' importante nella vita è appunto saper fare delle scelte coerenti con sè stessi, anche se da parte mia posso dire che nulla come i figli per riassestarti le priorità e renderti incoerente.

Matteo ha detto...

Io non sono padre. Penso che se lo fossi, questo del tempo sottratto ai miei figli, sarebbe uno dei miei più grandi drammi quotidiani. Mi risponderei che conta la qualità. Certo, però qualità e quantità assieme... vuoi mettere? Visto che non si può, da qualche parte bisogna pur togliere. Però di certo si può trovare il modo per rendere speciali i momenti insieme.

sab ha detto...

I bambini in ogni modo riescono a spiazzarti e questo riequilibra sempre il tutto ;) W Orso!