mercoledì 23 novembre 2011

Ma cos' è la destra, cos' è la sinistra

Stamattina mentre ci vestivamo per la giornata di prova a scuola nuova, le prime parole che dice Orso mentre si rotola dentro i pantaloni:

"Sai mamma, io uso sia la destra che la sinistra, perché mica posso starmelo a ricordare tutte le volte qual è quella che devo usare. Gli altri bambini invece o usano la destra o usano la sinistra".

Perchè domenica siamo stati all' IKEA per dare adenzia al povero padre morto ammalato e lavorante, per cambiare il 2, terzo e quarto pezzo di un mobiletto bellissimo ma sfortunato, in ogni scatola ci sono tre pezzi scheggiati, far stare zitti i bambini che alla parola IKEA cominciano con la lista delle pretese, e cercare di sopravvivere alla mia di influenza galoppante con il massimo rendimento (ho comprato altri due moduli del nostro futuro scaffalone a tutta parete) e il minimo sforzo (abbiamo pranzato all' Ikea e cenato alla pizzeria preferita), il tutto guidando in mezzo alla nebbia fitta, che se avessi potuto scegliere mi ficcavo a letto con il giornale e via.

E all' IKEA mentre facevamo una fila infinita, ho costretto i bambini a scriverselo da se il modulo di accettazione. E così facendo ho scoperto che Orso è ambidestro (il fratello è semplicemente mancino).

Dovrebbe esserci una morale in tutto questo, ma non la trovo.

Comunque oggi siamo andati insieme a scuola nuova in bicicletta con grande gioia di Orso, classe carinissima e bambini affettuosi (all' uscita: "Ho un sacco di amici, uno stava anche quest' estate al campo sulle dune", " e come si chiama?", "Non lo so"), maestra caruccia e comprensiva, che alla fine mi ha detto che è andata benissimo, che era curiosissimo e si è ispezionato tutto quello che hanno in classe e le ha detto che non somiglia per niente all' altra sua maestra, che adesso sta uscendo un po' fuori questa cosa, Orso e la sua vecchia maestra, con tutta la buona volontà, proprio non si prendono e non si capiscono come carattere, il che spiegherebbe tante cose.

Mentre me ne andavo ho attraversato il cortilone, sono andata all' asilo/doposcuola di fronte, ho aspettato una decina di minuti l' addetto all' ufficio che stava portando i bambini della pre-scuola (offrono questo servizio a genitori che devono uscire presto al mattino e consegnano i figli tra le 7.30 e le 8.30 alla pre-scuola, dove gli fanno fare colazione e li intrattengono con attività del mattino prima di portarli alle rispettive scuole) e mi sono goduta un nido di 2-3 enni che ballavano e facevano il trenino con le canzoni di Sinterklaa, come sono tipici a quell' età.

Il doposcuola è una sborata fotonica, direbbe il mio socio. Adesso, giusto per non lasciare nulla di intentato, mi informo a quegli altri due che ho più vicino casa, che mi semplificherebbe enormemente la logistica non tanto quel giorno fisso che ci andrà, quanto gli eventuali giorni extra in cui devo lavorare e recuperare due figli in due parti diverse della città.

Il primo passo è fatto. adesso devo piegare i 10 alberi di natale origami che Orso ha deciso di regalare per la sua festa di addio venerdì a scuola vecchia.

Ennio in tutto ciò sta cercando di superare il trauma del fratello che se ne va in autonomia, ci ha pianto alcune sere prima di dormire, ma stasera, a mobiletto IKEA montato, vecchio televisore della scuola di lingue con videocassette installato e una busta di videocassette di cartoni regalatami da Antonella (che oggi ha svuotato la baracca, mettendomi a montare lo scaffale nuovo (rientra suo marito che si affaccia in giardino e mi vede avvitare a mano una roba di metallo: che stai combinadno? Eh, sai, avevo delle cose da farmi perdonare da tua moglie, così mi ha messo al lavoro. Al che si è impietosito ed è andato a prendermi il giravite elettrico-fine della digressione), ci siamo messi dopo cena con una tazza di camomilla e un quadretto di cioccolata a guardare Chicken Run e così ci ha trovati il capo al rientro: sul divano con il timer perchè va bene che abbiamo montato la TV dopo 4 anni, ma sia chiaro che la somministriamo a quarti d' ora. Augh!

martedì 22 novembre 2011

Marea bassa

Come cavolo si fa, quando hai una carissima amica, ci si vuole, bene, ci si rispetta, non si può fare a meno l' una dell' altra, sai che unendo le rispettive competenze potresti volare davvero alto con il lavoro, ci si parla di continuo, ecco, come si fa ad incartarsi in una situazione di feudi e gelosie professionali, senza averlo mai voluto, senza averlo mai cercato, ma così, senti che sta arrivando qualcosa e poi ti ci trovi dentro fino al collo?

Si può, si può, quando metti insieme due donne emotive, entusiaste, che non vogliono farsi fermare da nulla e da nessuno. La cosa peggiore è che per una settimana siamo state malissimo, ognuna a rimuginare la sua parte, ci chiamavamo, ci davamo un feedback per capire che ognuna delle due si sentiva precisamente come l' altra, compatirci, dirci che ci dispiaceva, ma era una settimana di lavoro matto e disperatissimo e umanamente il tempo di sederci faccia a faccia una di fronte all'altra e parlarci quel quarto d' ora con calma non c' era? Oh. l' avessimo fatto per calcolo, per stronzaggine, per farci le scarpe, uno lo capisce ma così?

Poi ieri c' è nebbia fitta, lei sta inchiodata a casa con bimbo ammalato, io le porto la spesa e finalmente davanti a una focaccia con la mortadella, che le cose semplici sono le migliori, ci siamo abbracciate, baciate, chiarite.

"Io con te no ci lavoro mai, più, ci tengo troppo".
"Invece no, è come le malattie esantematiche, adesso che è sfogata e conosciamo i nostri limiti, possiamo farlo".
"Ho pianto tanto, te ne ho dette di tutti i colori, a un certo punto mio marito e amica comune hanno detto che ti dovevo parlare e farla finita che non mi reggevo più".
"Io invece a mio marito non glielo potevo dire che mi ero incartata proprio con te, stava già incasinato per conto suo e mi avrebbe fatto un cazziatone. Insomma, non lo potevo dire a nessuno".
"E io che facevo: ma lo vedo che sta facendo uno sbaglio grosso e non dovrei dirglielo?"

La cosa più bella di tutto ciò è che solo le vere amiche ti fanno stare così male e ti costringono così facendo a modificare delle tue idee preconcette, i famosi pensieri limitanti. Credo, spero, mi pare che ho deciso che posso anche fare a meno di fare 300.000 cose contemporaneamente. Che se definisco e limito le mie attività non vuol dire che magari le faccio meglio (io posso fare di tutto e di più, sia ben chiaro:-0) ma che i miei potenziali clienti fanno meno fatica a individuarmi e capire cosa ho da offrire.

"Ma siamo così brave, furbe e tutto, non ci potevamo stare attente prima, dovevamo proprio passare per tutto questo?"
"Si, così ce lo ricordiamo, abbiamo tirato tutto fuori dal profondo e adesso basta".

Insomma, io devo essere stata un po' insopportabile questa settimana. I bambini hanno avuto picchi di gnognosaggine e imboscamento nel lettone che levati, il capo era pieno di cose sue da fare con l' influenza a mille e quindi anche lui a tratti malmostoso. io mi incartavo con tutto e in più mi è capitata tra capo e collo una rogna di latifondi, non miei purtroppo, ma toccava risolvere pure questa e a distanza. Adesso spero sia finita.

Ieri mentre tentavo di farlo dormire, Orso abbracciati faccia a faccia mi fa:
"Sai che sei la mamma migliore di tutti i miei amici perchè non ti arrabbi mai o comunque meno di tutte".
"Ah, si, perchè le altre cosa fanno?"
"Urlano sempre".

Il meraviglioso dono della sublimazione che hanno i bambini.

Poi ci sono stati degli avanti e indrè di fratelli dal lettone, poi Orso alla fine mi si è addormentato di fianco e io mi dicevo:
"Finalmente, adesso posso accendere la luce e leggermi finalmente il giornal zzzzzzzzz....".

Poi mi ha svegliata Ennio in ambasce, che non riusciva a dormire, mi aveva appena comunicato che voleva smettere con il coro perchè 4 allenamenti di calcio alla settimana gli bastavano, ma si era pentito e non riusciva a dormire mentre le due alternative gli giravano nel cervello e io gli ho detto:

"Non svegliarmi sto dormendo, mettiti accanto a me e dormiamoci sopra" e ci siamo riaddormentati insieme.

All' una rientra il capo da un concerto e se ne va direttamente nel letto degli ospiti mentre io stretta tra i due dormo nel solco tra i materassi come Mosè nel Mar Rosso.

Solo per dire che se le ondate si sono abbassate tutte e io stamattina vado in consolato (un destino peggiore dell' influenza) a farmi timbrare la dichiarazione antilatifondo in cui dico che non c' entro niente e non ci voglio entrare, fino a dopo Natale voglio un periodo di bassa marea e calma piatta che veramente mi sono stufata.

Domani Orso va a fare la visita di prova alla nuova scuola, questo bambino ha già tutto il suo piano in mente sulla visita, la festa di addio, il nuovo inizio, mi sembra quel project manager di suo padre. Forse ha ragione lui che quando le cose le prendi in mano in prima persona invece di farti trasportare dalle varie ondate che ti mettono sotto, la vita è molto più facile.

Io intanto continuo a piegare gli alberi di Natale origami che lui vuole regalare venerdì alla classe vecchia. Ha fatto pure gli schemi di colore per tavolo.

sabato 19 novembre 2011

Domenica giorno dell' Indignazione a Piazza Dam

Ricevo e diffondo volentieri l' annuncio della giornata dell' Indignazione a piazza Dam domenica 20 novembre dalle 14. Alle 12 ci sarà una manifestazione di solidarietà con chi sciopera contro i tagli al trasporto pubblico alla Stazione Centrale, portate pentole e tegami se volete farvi sentire.

La protesta viene sottolineata da azioni ludiche, come la cucina di zio Ad, e performance di noti artisti, tra cui:

Freek de Jonge (cabaret), Def P (Onderhonden), DJ Isis a.k.a. 100% Isis (nachtburgermeester), Kumi Naidoo (directeur Greenpeace international), Reshma (schoonmakersbond), Eric Vermeulen (Abvakabo FNV), DJ Poly Esta, Ome Ad (Kookshow), Eline Peters (ASVA), Fanfare, Cabaret ‘Terug naar de Bossen,’ Silvia Terribili, Foto expositie Nina Berman, Samen de 99% vormen, Tango les, Evert Hassink (Milieudefensie), Jetta Kleinsma (PvdA), Jasper v Dijk (SP), Maureen van der Pligt (Passen onderwijs), Bart Griffioen (IS), Eric Vermeulen (ABVAKABO), Geertje Paay (schrijfster), Dimitris Pavlopoulos (docent VU en actief bij Take the Square), Maartje Terpstra (Platform Stop Racisme en Uitsluiting), Bruno Braakhuis (Groenlinks), Suzan Otten-Pablos (ADHD Netwerk), Kanteldekker. En nog heel veel meer!

Del nostro amato Stefano Benni verrà rappresentata l' azione teatrale: NAMES

Inoltre si chiederà`ai partecipanti di formare un enorme 99%.

Chi vuole aiutare a diffondere questo annuncio può farlo anche su:
* Facebook: https://www.facebook.com/event.php?eid=298667776810258
* Twitter: "20 November 14:00 uur, Dag van de Verontwaardiging op de dam. Maak met ons een menselijke 99%! http://www.heteherfst.nl #heteherfst"
* Banner: http://pleinderbeschaving.nl/wp-content/uploads/2011/11/mbw_300X250.gif
* Flyer: http://pleinderbeschaving.nl/wp-content/uploads/2011/11/flyer-mbw-3.pdf

Io sto ancora chiedendomi se credo alle proteste di piazza. Sicuramente, con un programma e una partecipazione del genere non credo a una protesta di queste dimensioni in Piazza Dam, che però è piccola e si fa subito a riempirla, mentre farlo in Museumplen, che sarebbe a mio modesto avviso una scelta più logica, se non hai sicure quelle 2000-3000 persone visivamente si fa presto a sembrare 4 gatti sparsi anche se si è in 1000. E sui telegiornali non fa la sua porca figura, mentre ingolfare il centro di Amsterdam comodamente vicino alla stazione, così chi viene da fuori fa subito ad arrivare.

Non credo alle proteste di piazza per una mia deriva qualunquista e per il fatto che in piazza sei anonimo, mentre credo di più ad altre forme di attivismo e alle petizioni dove firmi con nome e cognome. Ma a questa mi sa che ci vado, ce l' ho così comoda da raggiungere che ci posso arrivare pure a piedi. mi chiedo solo se sono abbastanza indignata per partecipare.

venerdì 18 novembre 2011

È venerdì

È una settimana che attendo notizie sulla nuova scuola di Orso. Dopo il liscebusso esplicatorio di venerdì scorso delle due maestre, che si sono spaventate e sentite anche un po' offese dalla comunicazione del cavolo e dalla fretta con cui io lo voglio spostare, anche per via di tutta la procedura con l' ortopedagogo che era stata avviata, dopo avergli spiegato il nostro punto di vista ed essermi tolta un paio di sassolini dalla scarpa, avevo concluso dicendo: noi ci poassiamo dire e fare quello che vogliamo, ma tanto Orso la sua decisione l' ha presa nel momento in cui ha deciso che lui sarebbe diventato impermeabile. E io adesso ho fretta di toglierlo da questo stato, spero che solo il cambiamento gli faccia capire che può ricominciare da capo, con un foglio bianco, da un' altra parte.

Perché lui ha una gran voglia, di andarci a quest' altra scuola, e spero solo non si deluda subito, perché i primi giorni, con tanti bambini che non conosci e la necessità di farsi spazio nel gruppo lo so da me che possono essere faticosi. Lunedì a colazione ha fatto subito: mamma, ma oggi vado alla scuola nuova?

Insomma, ieri anche la maestra di turno non aveva sentito niente e sono andata a chiedere alla coordinatrice interna, che è lei che si occupa di queste cose, ma lavora 2 giorni a settimana. Finalmente ci parlo, perché avrei voluto farlo a marzo/aprile, ma era in maternità. E finalmente ho trovato qualcuno che ha capito esattamente che abbiamo perso un' occasione.

"Avremmo dovuto pensare prima a fargli un test e dargli del materiali più al suo livello, così non si riduceva ad annoiarsi", fa lei.
"Si, e col senno di poi, sai, io avrei dovuto cambiargli scuola già in seconda quando si era messo a dare fastidio per la prima volta. Però senti Lizette, quello che sappiamo oggi non lo sapevamo allora e allora inutile dirci che potevamo fare meglio, abbiamo fatto quello che potevamo".

Se non altro rientro sollevata, comunico al padre nel suo letto di dolore (è rientrato precipitosamente, è schiantato a dormire e ci ho riparlato bene solo stamattina, quando stanco ma ripresosi se ne è tornato al lavoro), parto per i miei giri, ritorno a sera sfinita e malaticcia e nauseata pure io, e dormo con Orso che sta più vicino al bagno di camera mia, un piano per la precisione.

Perché lo scioglimento del rebus è arrivato con una telefonata della nuova direttrice ieri pomeriggio. che questa settimana Orso resta alla scuola vecchia per darci il tempo di fare le carte. Che gli danno il tempo di ambientarsi e tutto, quindi la faccenda dell' osservazione si sospende e si riprende solo se anche lì ricomincia a fare il lavativo o lo strano. che comunque la settimana che viene può venire un giorno in visita per abituarsi e poi venerdì gli facciamo una bella festa di addio a scuola vecchia.

"Che posso fare di regalino agli altri bambini? E se qualcuno è malato e non c' è? Ah, bene, vuol dire che glielo mettiamo sul tavolo e se lo prende quando torna, come facciamo per i compleanni".

Il fratello piange e non ci dorme la notte.
"Mamma, io non voglio, Orso mi mancherà moltissimo, perché a scuola lo vedo tante volte".
"Su, su, in fondo state in classi diverse e vi vedete poco, e poi veniamo a riprenderti insieme".
"Ma perché non rimane nella mia scuola?"
"Perché lì lui non è felice".

Spunta la testa del soggetto da dietro la porta:
"Vi sto ascoltando, eh?'

Qualcuno deve spiegarmi perché in momenti topici come questi la povera mamma febbricitante, distrutta e con la nausea nel gargarozzo che non va su e nn va giù, si ritrova da sola ad affrontare il mondo.

Per fortuna è già venerdì.

E comunque ieri, mentre aspettavamo che Ennio finisse lezione di canto e io uncinettavo, Orso ha deciso che l' uncinetto gli piace e stra imparando a fare la catenella e vuole farmici un cappello per il mio compleanno. Mi sento sempre più Soulemama, tranne la parte dello home-schooling, che sinceramente, a un figlio solo alla volta, lo farei pure volontieri.

mercoledì 16 novembre 2011

Last famous words



Qui il link che si legge meglio.

Qui il testo:

Dichiarazione del Presidente Silvio Berlusconi

Testo completo da stampare
5 Novembre 2011

Girano nei palazzi romani chiacchiere e pettegolezzi su un argomento: le dimissioni di questo Governo.

Mi spiace di deludere i nostalgici della Prima Repubblica quando i governi duravano in media 11 mesi, ma le responsabilità nei confronti degli elettori e del Paese impongono a noi e al nostro Governo di continuare nella battaglia di civiltà che stiamo conducendo in questo difficile momento di crisi.

Oh, è un documento storico mica pippe. Come quelle cassette di canzoni fasciste, proibitissime, ma si aggirava la cosa pubblicandole in una collana di documenti e testimonianze storiche.

Come sopravvivere ai propri stagisti (diomeliconservi)

Premessa: avevo iniziato a scriverlo 2 settimane fa questo post, sono rimasta indietro.

Da Giovanna Cosenza si parla di stage e avevo iniziato con un mio commento. Il commento mi è sfuggito di mano e ne ho fatto questo post, che dedico a tutti i meravigliosi stagisti che ho avuto al mondo, ringraziandoli per quello che mi hanno insegnato e sperando lo stesso anche di loro. Poi che lo dico a fare, la maggior parte di loro sono tuttora miei amici, quindi lascerò la parola a loro, se credono.

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Ho una piccola agenzia di traduzioni ad Amsterdam e grazie alle borse Leonardo ho potuto ospitare alcuni laureandi di scuola interpreti e università italiane. Nella mia situazione un rimborso spese di qualsiasi tipo non era proponibile, non solo per motivi finanziari (che comunque non potevo permettermi) ma soprattutto amministrativo-burocratici. Formalizzando il rimborso mi sarei accollata un lavoro che non sapevo fare, non avevo tempo e voglia di imparare e che se fatto male mi avrebbe tirato sul groppone un mare di guai.

Quello che potevo offrire era un portafoglio clienti interessante per farsi le ossa, la mia esperienza professionale, un mucchio di loving-tender-care e matritudine per studenti che avendo scelto una lingua rara, l' olandese, avevano forse più bisogno di esperienza sul campo (con i miei sottotitoli) nel Paese, e tutto il mio network che ha aiutato alcuni di loro che hanno deciso di fermarsi qui o tornarci dopo la magistrale, a trovarsi un lavoro. Ho pagato dei corsi di redazione in inglese, uso di CAT-Tools e altri training esterni rilevanti. E ho procurato dove possibile lavoretti retribuiti fuori dalla mia agenzia, perché i colleghi servono a questo.

La cosa più importante a mio avviso, e anche la differenza tra la mia e le agenzie più grandi dove lo stagista si ritrova a fare il giovane di bottega senza mai vedere da vicino una traduzione, lasciamo stare il correggerla e valutarla insieme, è l' esperienza pratica. Le scuole interpreti e di traduzione presentano spesso agli studenti un aspetto completamente irrealistico del mercato del lavoro: esistono solo le istituzioni e nulla oltre (al massimo le traduzioni letterarie, altra fucina di stage non pagati e lavoro pessimamente retribuito, ma vuoi mettere la gloria). E in nome della sacralità del lavoro presso le istituzioni si scoraggiano e terrorizzano studenti che magari hanno anche ottime capacità linguistiche, talento per il mestiere e voglia di lavorare, e che alla fine si mettono a fare la segretaria multilingue o l' account manager pur di non doversi confrontare con una cabina di traduzione senza rete.

Insegnare a uno studente quello che sta fuori dai libri, come funziona il mercato e quali sono le tariffe correnti, come farsi un tariffario e cercare committenti, quali sono i criteri di professionalità richiesti oltre ai contenuti linguistici, come fatturare e farsi pagare, aprire un conto in banca professionale, una partita IVA e una contabilità sono stati gli elementi che mi hanno detto essergli stati più utili.

Per quanto mi riguarda, avere uno o più stagisti (a un certo punto per sfighe varie ne ho avuti 3 contemporaneamente, di cui quello olandese, che stava scrivendo una tesi su Totò, tutte le mattine si sintonizzava su Radio Napoli facendocela godere a tutti. per un mese) per una ditta individuale è un lavoro. Trovargli cose da fare, correggere il loro lavoro, organizzargli i committenti esterni, tenere l'amministrazione dello stage mi sono costati molto più lavoro rispetto a farmi direttamente la traduzione nei ritagli di tempo, fatturarla e spedirlo al cliente. Però ho imparato tante cose da loro, è rinfrescante rimettersi dopo tanti anni nei panni di chi deve ancora iniziare la professione e su certi aspetti avere uno stagista è meglio di un corso di aggiornamento.

Quando è arrivato Stefano, che era il primo, io ero incinta, non avevo idea di come far fare uno stage a qualcuno, la casa che stava sopra la bottega era un disastro e dovevo ancora spostargli la postazione PC nell'ufficio sotto, per cui i primi giorni ha dovuto lavorare dalla mia camera da letto. Il primo giorno, non sapendo bene come regolarmi con un milanese, camminavo un pochino sulle uova, metti che sia berlusconiano e dico qualcosa di sbagliato. poi ci siamo messi a parlare di libri, è saltato fuori che Stefano Benni era lo scrittore preferito di entrambi (a lui il dubbio era venuto a vedere il campanello, uno dei miei figli nella vita ha un nome estremamente benniano, non ci scappi) e da lì ci siamo amati.

E siccome proprio quell' anno avevamo avviato il gruppo teatrale con Astaroth di Benni, lo abbiamo subito messo a fare il tecnico del suono, e le foto che abbiamo di lui quando alla seconda ci siamo ritrovati Benni in persona in camerino e a cena, e Stefano con l' aria di aver visto la madonna, ho avuto la tentazione di allegarla alla relazione di stage. Anni dopo mi ha ringraziata per avergli detto che a mio avviso era meglio se tornava nell'odiata Milano a fare la magistrale o qualsiasi altra alternativa sarebbe risultata complicata e lunga oltre che costosa. Tanto poi da Milano ne è sfuggito a gambe levate e se non mi sono persa delle puntate sono già altri due paesi in cui ha lavorato e vissuto.

Lo ammetto, li ho sfruttati vergognosamente: quando Dafna, la mia seconda stagista mi ha dichiarato che lei sarebbe stata altrettanto felice di tenermi i bambini quando non c' erano traduzioni, ne ho approfittato. Lei me li riprendeva dal nido mentre io cucinavo per tutti. Abbiamo ancora un suo disegno fatto con i bambini attaccato alla porta della camera di Orso, e adesso che lei il figlio se lo è fatto in proprio spero un giorno di ricambiare.

Idem dicasi per Francesca, anche lei quando mi ritrovavo incastrata con telefonate e rogne varie mi riprendeva Orso dal nido e ho saputo solo a stage ultimato che all' epoca mio figlio esaminava interessato tutti i ragni e le ragnatele per strada mentre lei aveva la fobia dei ragni. Santa subito.

Il discorso figli si è ribaltato con Martina, che invece all' epoca aveva Alice che neanche camminava e poteva pagarle il nido solo un giorno, quindi negli altri se la portava dietro e ci divertivamo tutti. Alice si è presa una cotta spaventosa per Ennio, che era tenerissima da vedere come gli agitava le braccine, ma mio figlio già allora delle donne che lo amano capiva poco e la situazione persiste tuttora. Le piccole lo adorano e lui manco se ne accorge e se qualcuno glielo dice si spaventa.

Nel tempo libero li ho messi tutti a fare i volontari per la Fondazione quelli di Astaroth nei ruoli più disparati (Edoardo a suo tempo aveva coniato i titoli di: tirapiedi, scagnozzo e Gran Ciambellone) in cui spero si siano divertiti e abbiano imparato cose. Jos all' epoca ci ha fatto una traduzione di un brano di Tondelli in olandese che ancora mi dico quanto è bella. Poi è scomparso tra Francia e Spagna pure lui.

Edoardo ci ha intrattenuti con il suo umorismo molto british, poi è scomparso e non se ne seppe più nulla, speriamo sia felice e stia bene.

Valentina non l' ho praticamente mai vista, si è rotta un piede tre giorni prima di iniziare, stava a Rotterdam dal suo ragazzo e ci siamo fatte lo stage per telefono e e-mail con traduzioni avanti e indrè. Lei e Alice, la sua amica e collega che mi ha spedito dopo, sono state le più faticose da mettere al lavoro semplicemente perchè non sapevano l' olandese e tutto il lavoro che potevano fare era in inglese, ma ci siamo divertite anche così.

Da qualche anno ho smesso perché ho cambiato l' impostazione della mia agenzia, ma nel nostro caso le borse Leonardo sono state risolutive. Alla faccia di quello che dicevano all' epoca certe colleghe, infatti, tutti i lavori retribuiti svolti dai fanciulli glieli ho rimborsati fatturandoli (e pagandoci le tasse) io e ripeto, il lavoro che ti procura gestire una persona quando in fondo non è che in quel periodo si morisse dal lavoro e che certe cose le potevo fare solo io, è uno stress di cui in questa fase della mia vita faccio volentieri a meno.

Alla fin fine hanno tutti lavori completamente diversi tra loro nei campi più disparati (la metà sempre con le traduzioni, quelli che hanno studiato olandese in Italia non ci sono più rientrati, con quelli che sono diventati traduttori free-lance continuiamo a passarci lavori e clienti reciprocamente, ecco, alla faccia di quello che ho detto sopra, se avessi le condizioni per offrirgli qualcosa di utile io uno stagista me lo riprenderei di corsa in casa. Ma c' è troppo poco lavoro per tenerli occupati full-time e allora ciccia.

lunedì 14 novembre 2011

Vediamo se ho capito bene

C' è costui che correttamente presenta le dimissioni perché non ha più la maggioranza comprata, cooptata, ricattata, piazzata. Gli assentisti, quegli che gli dicono sempre di si, a volte sono diventati assenteisti, fosse pure per ragioni igieniche (o, se a uno gli scappa, gli scappa, tanto l' età media è quella che è, la maggioranza è di maschi, vuoi che i problemi di prostata non siano più comuni del raffreddore?) e la cosa almeno una volta gli è stata fatale.

Aspetto il primo bischero che si fa tatuare la cifra 308 in caratteri gotici sulla chiappa e sulla fronte e poi si potrà parlare di degna chiusura dell' anno parlamentare.

Oh, Yeah.

C' è che il Presidente, dio ce lo conservi fresco come un cocomero in ghiaccio per almeno altre 3-4 legislature ma anche oltre, che fa quello che deve fare e coopta un tecnico, salvatore della patria, chetatore di mercati in maretta e di mercanti in fiera. Plausi. Applausi in diretta dalla Littizzetto (Luciana, dopo la politica che mi deluda anche la satira, non te la perdono). La sinistra inneggia: abbiamo fatto tutto noi.

C' è che l' unica cosa di sinistra qui dentro la dicono i militanti di Forza Nuova, cioè che stiamo svendendo il paese alle banche. E che la svendita la dirige il padre nobile del PCI in Italia. Mio marito lo dice da anni che gli estremi di destra e sinistra si assomigliano spaventosamente sempre di più, entrambi con la deriva fascistoide. Ma lui si riferiva al partito socialista olandese, non a Forza Nuova.

Oh, Yeah.

Allora, vediamo se ho capito bene tutto.

Comincia con un' Europa che fino a quando andava bene si è tenuta Berlusconi e i suoi accaro, come peraltro hanno fatto la Lega e Fini ai bei tempi. Ricordatevi questa parola, Europa. I popolari, tra cui il partito dell' ex-premier olandese, Balkenende, tanto cristiano, tanto sobrio, tanto olandese ed etico, signora miaaa, si sono tappati il naso, perchè fanno gruppone con Berlu e i suoi, che è buono per il 35% dei seggi europei dei popolari che quindi non lo possono buttare a mare. Così anche quel paio di iniziative antitrust contro lo strapotere mediatico del nostro, e la sua diretta conseguenza, mancanza di libertà di stampa, che pure vengono proposti in Europa, muoiono di consunzione lì dove si trovano.

Quella volta l' Europa non ci ha salvati, non le conveniva.

Perché non ce lo scordiamo, la libertà di stampa, il pilastro fondante della Eu, cari miei, mica bietole appena colte, è un principio
SA-CRO
IN-DE-RO-GABILE
IMMARCESCIBILE
finché bisogna sfrantecarci i maroni a paesi come la Romania, la Bulgaria, la Turchia.

L' Italia no, perché siamo grossi e fighi. Siamo grossi e fessi, ricordiamoci questa parte.

Quindi, vacilla il Portogallo, vacilla l' Irlanda (in Irlanda, mi dicono, con la scusa della crisi e dell' Europa e della bella compagnia hanno abbassato gli stipendi del 40%. Pensate al vostro stipendio, toglietegli idealmente il 40% e dirigetevi di corsa al più vicino ristorante della Caritas, quelli che sono sempre pieni e tocca prenotare in anticipo. Cominciamo a prenotarci tutti quanti. Un Irlanda l' hanno ingoiata perché c' era poco da scegliere e perché c' era questo nuovo premier pulitino, un po' più credibile e meno compromesso con le porcate di chi lo precede e allora la gente si è rassegnata).

Ricordatevi anche questa parola, come direbbe Lucarelli, credibile, che poi ci torno.

Poi la Grecia, signori, che bella cosa la Grecia, un campanello d' allarme per tutti noi. Perché con la Grecia è stato fin da subito chiaro, limpido e recoaro che tutta la storia era una porcata enorme per fargli pagare interessi che non si possono permettere e che ogni giorno di ritardo aumentava gli interessi e il casino, ma Franza o Allemagna, purché se magna, dovevano fingere di difendere il mandato dei loro elettori e perché no, farla cadere dall' alto, senza pensare che così ora che tocca terra si frantuma. Certe volte cadere dal basso è l' opzione meno dolorosa. Che il mandato degli elettori poi lo sappiamo che vale quanto il prezzo da carta da macero delle schede elettorali, ma sorvoliamo. E il referendum, cari i miei greci, ci potete condire la feta.

E l' Italia, nel frattempo? L' Italia che oltre a pagare interessi anche lei, aveva già pagato a suo tempo, un unicum, la eurotax per entrarci nell' euro, ve lo ricordate? Noi avevamo pagato in anticipo, a prescindere direbbe Totò.

Ma l' Italia è grossa, questo è il problema numero uno. È un delle maggiori economie in Europa, non ci giri intorno. Le banche europee, adesso ci arriviamo, quel sistema bancario che già da un bel po' minaccia di cadere e trascinarsi tutto dietro, tantevvero che abbiamo dovuto pagare con soldi delle nostre tasse, soldi che non sono andati alla scuola, alla sanità, allo stimolo all' economia, al welfare, ai servizi, con questi soldi abbiamo impedito alle banche di sprofondare. Perchè le banche, non so se lo sapete, una cosa buona l' hanno fatta. Ma non per noi, per loro.

Sono riuscite a farci credere che guadagniamo dei soldi che stanno belli al caldo e al sicuro da loro, nelle banche. E con questo sistema noi i soldi non li vediamo. Loro ci dicono che stanno lì, da loro, al calduccio, dalle banche, ma lo sapete cosa succede il giorno che l' Italia o chi per essa si desta e dice: vedo. Non diciamo: pago con il bancomat, la carta di credito. No. Se ci svegliamo una mattina dicendo: li voglio vedere i miei soldi, me li porto a casa e ci riempio un calzino, o un ditale, o un materasso, ognuno secondo le proprie possibilità, le banche chiudono. Se siamo dentro ci chiudono dentro e chiamano la polizia. È appena successo, ricordate?

Ecco, quelle banche lì europee sono fortemente esposte con tutte le economie europee, ma in particolare con una grossa, non la più grossa, ma quella che ha avuto la crescita minore in questi anni. Neanche una crescita zero, proprio all' indietro è andata.

Un popolo di santi, precari, cassintegrati ed eroi. Eroi di cosa non si sa, ma ci sta bene. Eroi nel mangiarsi la calzetta e il materasso che c' erano i nostri, quelli dei genitori e dei nonni, perchè viviamo in un paese sismico e a rischio idrogeologico e il nostro mode di funzionamento è l' attesa della catastrofe. E siccome ci siamo abituati, la attendiamo completamente indifferenti, per poi attivarci al volo nel momento del bisogno. Intanto la carestia è durata più a lungo del previsto e le riserve di grasso vedono il fondo. Non tutte, solo quelle non esportate all' estero.

Un popolo di santi eroi eccetera con un presidente del consiglio che gode del minor prestigio possibile per un capo di stato negli ultimi 150 anni. Ma cosa importano i fatti, quando la fa da padrone il marketing, condito di infotainment?

Stavolta l' Europa si è mossa. Non per l' antitrust, non per la libertà di stampa, non per gli insulti ai kapò e alle kulone ma perché oltre al grasso di riserva è finita la benché minima credibilità su norme che facessero bene al paese (quale?) e alle banche (sempre quelle).

La BCE ha smesso di comprare per un paio di settimane i nostri debiti e gli speculatori, gli ex-colleghi del salvatore della patria, si sono lanciati. Exit correttamente tappo.

Non siamo stati noi, ricordiamocelo.

Non l' hanno fatto per noi, ricordiamocelo.

Noi stiamo qui solo per pagare. Ricordiamoci anche quello.

Ora che dite, ho capito bene o ho frainteso qualcosa?

venerdì 11 novembre 2011

Mamma, ma come viene l' AIDS?

Detta domanda mi è stata fatta l' altra sera in pizzeria da figlio 1. Figlio 2 stava mettendo da parte le croste della sua pizza per chiedermene un' altra (vedi che se mi rifiuto di fargli bere checchessia che non sia acqua se non come dessert, la pizza la finiscono?) e non seguiva quindi il discorso.

Visto che io faccio bene a non avere la TV in casa? Perché in pizzeria invece del solito calcio sullo schermo c' era uno speciale su Freddy Mercury e quel paio paio di canzoni di cui hanno fatto vedere degli spezzoni di concerto e We will rock you la sanno, We are the champions pure, si fa presto a mettersi a seguire il tutto.

"Ma veramente Freddy Mercury è morto?"
"Si, l' hanno appena detto, un sacco di anni fa".
"Ma come è morto?"
"Di AIDS, che è una malattia".

Silenzio, mumble mumble, io mi sparo un morso di prosciutto crudo e ruchetta.

"Ma come si prende questa malattia?"
"Se ti va nel sangue il sangue di qualcuno che ce l' ha".

Il mio compare Seba lancia un' occhiata di sguincio, non so se significhi qualcosa. Tanto il resto ne parliamo in macchina.

"Ma come fai a farti venire nel sangue il sangue di qualcun altro?"
"Veramente non è solo il sangue, è anche il seme, lo sai no cos' è il seme (sempre rimandare lo studente ai capitoli già svolti) e in genere tutti i liquidi che produci con il corpo (semplificare, ha 9 anni, mica posso mettermi a fare l' analisi comparata dei fluidi corporei se sto guidando con l' obiettivo di averli a letto entro le 20, vero?).

A casa, al momento della favola della buonanotte mi fa la richiesta:
"No, parlami dell' AIDS".

Parlo di AIDS.

Parlando di AIDS parliamo di sesso. Del fatto che l' AIDS ci ha costretti a riconsiderare, se ce n' eravamo scordati, l' importanza di avere rapporti sicuri. Spiego cos' è un raporto sicuro (sempre con parole e parabole adatte all' età).

Faccio il discorso rapporti promiscui e non.

"Ma allora tu e papà, voi avete fatto sesso due volte per avere noi?"
"No, separiamo le due cose. Si fa sesso per avere dei bambini. Ma lo si fa anche perchè ti piace farlo, perchè ci si piace, perchè ci si vuole bene, lo fai sempre con la stessa persona o con tanti. Io e pap`a preferiamo farlo solo noi due, ma ci sono anche persone che hanno sesso con persone diverse e se sono tutti d' accordo va bene uguale. E comunque no, non lo abbiamo fatto solo due volte, ma più spesso".
"Tutti i giorni?"

Non esageriamo.

"Guarda che quando sei appena innamorato forse lo fai tutti i giorni, ma normalmente un po' di meno, e non ci dimentichiamo che chi ha certi bambini piccoli che gli si infilano continuamente nel lettone, forse lo fa meno di chi non ha nessuno che lo interrompe".

Ecco, l' ho detto. Chiamate il Telefono Azzurro.

martedì 8 novembre 2011

Progressi in tema orsesco

Ci siamo tolti il dente, signore onnipotente che parto che è stato. Cioè, dopo visite, telefonate, patemi, discussioni esterne per togliere pressione al vapore (mio), in modo da poter sostenere discussioni interne che non prevedessero subito l' intervento della neuro, e facciamo bene e facciamo male (grazie, dico solo grazie a tutti quelli che mi sono stati a leggere, a sentire, a darmi consigli o saggiamente astenersene, comunque darmi l' idea che prendermi sul serio ed ascoltarmi, cosa che da altre parti non avevo, e mi sarebbe servito invece). Oggi abbiamo parlato ai bambini del cambiamento di scuola di Orso.

Oggi non c' era scuola e i bambini avevano deciso ieri che si sarebbero alzati, preparato il caffè, spremuto le arance, e io mi ero svegliata forse alle 4 e alle 7, dopo aver parlato con il capo, averlo spinto a decidere, aver fatto del lavoro vario per distrarmi, alle 7 sono crollata a dormire, fino a che Orso non si è alzato ma ha deciso di venire a sdraiarsi con me per scaldarsi mentre Ennio faceva la spremuta, e il capo ha annunciato che va bene, visto che poteva lavorare da casa oggi, tanto valeva parlarne a colazione purchè facessi iniziare lui.

"Orso, ma tu che ne diresti se ti cercassimo un' altra scuola?"
"Quale, quella dove sono andato tanto tempo fa un giorno e che mi piaceva tanto, si, si, quella?"
"Quella dove avevano i tappetini per i bambini che si stancano e vogliono sdraiarsi un pochino?" si intromette Ennio.

OK, io sono quella che ieri mattina si è risvegliata alle 5 con una bruttissima sensazione nella pancia che le diceva: ma tu, cosa stai facendo a tuo figlio? Il dubbio del cornuto, lo chiamano, perchè ieri avevamo il colloquio finale con la potenziale nuova scuola.

"No, non è quella scuola che dici tu, perchè è troppo lontana, ma un' altra".
"Bambini è quella dove siamo stati quest' estate con le bimbe e mentre io e la loro mamma siamo andate dentro a vedere voi avete giocato fuori".
"Ah, quella".

No, perché sa solo il cielo quante mattine mi sono svegliata all'alba con il patema, aspettando il momento di parlarne con calma assieme al capo, ma parlarne con calma pare sia un ossimoro, e il poveruomo mica ha solo me e i miei patemi da gestire, ha anche un lavoro che nei momenti salienti della nostra vita gli riempie la testa e i momenti liberi e questo è uno di quei momenti. Anche a giugno lo era.

Insomma, stamattina mi sono svegliata non voglio neanche sapere a che ora, sfogandomi a leggere La Mennulara che ho iniziato ieri sera. che se vogliamo è pure confortante come letteratura. Il capo si è svegliato appresso a me, e a me dispiace fargli pressioni per decidere in questi rari momenti di silenzio, perchè le decisioni ponderate esistono, ma come mi ricorda la saggia Vic le decisioni perfette non esistono perchè oggi decidi in base a the best of your knowledge di quel momento e domani la vita ti cambia le carte in tavola senza che tu possa farci niente.

Poi ieri ci siamo andati e abbiamo visto un attimo la sua classe e la nuova maestra, ma erano impegnati in giardino con un progetto natura e orto, ci siamo fatti un giretto per la classe vuota, guardato il materiale, letta la guida scolastica (è la prima in cui c' è nello specifico una frasetta in cui dicono di voler prestare particolare attenzione anche a quelli che una signora, ex-insegnante e redattrice della rivista per gli insegnanti, incrociata per caso ai giardinetti all' inaugurazione della scuola di musica, quelli che la signora chiama whizz-kids, cioè bambini che invece di darti preoccupazioni perchè non ce la fanno e hanno bisogno di sostegno, danno preoccupazioni e hanno bisogno di sostegno perchè ce la farebbero un pochino troppo. E io lo so che insisto troppo su questo punto e ormai mi sono scocciata da sola, ma secondo me il problema è proprio quello e la signora in questione di tre nipoti ne ha due che hanno richiesto alla scuola un approccio specifico).

La classe, che dire: sono in 19 (meno che nella classe attuale quindi), 14 femmine e 5 maschi, tutti molto etnici compresa la maestra e mi sono ricordata del primo, catastrofico nido di Ennio nel quartiere popolare accanto al quartiere fighetto in cui abitavamo prima. Che con i genitori che incrociavo non sapevo mai di cosa parlare, ma che ero ogni volta colpita dalla socializzazione dei bambini, molto fisica, molto affettuoso, molto mirata al gruppo.

Che un giorno che Ennio di manco due anni aveva piantato una tragedia di pianti mentre lo stavo per lasciare, e io incintissima e disperata mi ero seduta per terra e l' avevo preso in braccio, così com' ero, senza una maestra che mi si filasse, 3 in una stanza di 20 m2 scarsi a chiacchierare per fatti loro, e una bambina più grande è venuta ad accarezzarselo e dargli i bacetti, un' altra ha trascinato sotto al suo naso una cassetta di costruzioni e si è messa a giocarci invitando altri due bambini a unirsi e a quel punto Ennio interessatissimo si è scordato di piangere e mi ha mollata per giocare con loro mentre una piccolissima già che ha visto che il posto si era liberato mi è venuta in braccio lei.

Ecco, io guardavo quel nido parcheggio con quelle maestre ignoranti, e come dicono gli olandesi, molto ordi, abbreviazione di ordinair, che sta per biondone con 3 cm. di ricrescita, lampadate, con la sigaretta pendula e l' accento burino, e i pantaloni stretch bianchi su un giroculo da 2 metri e i taccazzi in bilico sotto e le unghione smaltate. Che io come tutte le madri con la puzza sotto al naso ci guardo a queste cose, e sapevo che entro il mese saremmo passate all' asilo ariano a 2 minuti da casa, con la maestra eterea steineriana e laureata (l' ho scoperto solo due settimane fa, ma lo sospettavo), il piano pedagogico e i giocattoli di legno, e, ma allora non lo sapevo, una classe di 7 maschi ariani taciturni e sotto i due anni, che ci hanno messo un bel po' a mescolarsi e interagire e meno male che a un certo punto sono arrivate un mucchio di femmine più coccolone e interessate nel prossimo, ma questo è stato il vantaggio di Orso che ci è entrato dopo in quella classe lì, quando il ricambio naturale aveva fatto il suo corso.

Insomma, spero in una classe con una socializzazione più 'mediterranea' e colorata, una maestra capace di improvvisare quando nel mese più piovoso dell' anno hanno il programma in giardino in cui ogni bambino ha un barattolo per misurare la caduta della pioggia e proprio quel giorno lì non piove e hanno però la signora del progetto natura venuta apposta allora con lei si mettono a ripulire dalle erbacce le aiuole, e a me le maestre con capacità d' improvvisazione mi fanno allegria e danno fiducia, e lo so che mi sto arrampicando sugli specchi e cerco di razionalizzare le mie sensazioni di pancia che vi devo dire?

Tanto ne ho parlato già qui.

Tanto, con tutto il mio politically correct del cazzo la prima cosa che ho pensato quando ho visto quella classe, ma proprio la prima, è che non ce ne sembrava essere manco uno con gli occhi azzurri, il contrario esatto della classe attuale. Tanto non me ne sono neanche dovuta vergognare perchè mi sono appena letta Blink! The power of thinking without thinking e mi sono rassegnata al fatto che non ci posso fare niente se ho questi pensieri di primo acchitto, basta che so da dove vengono, che io delle mie reazioni di pancia su argomenti su cui ho studiato volendo mi posso pure fidare, che un mucchio di gente che non si è letta Blink! questa fiducia non ce l' ha e cerca fatti, dati e analisi che poi sonop manipolabili esattamente quanto le reazioni di pancia e del diman non v' è certezza, e che ttè faa na pooora mamme? e insomma, l' abbiamo fatto, non per la prima volta il maschio alfa ha la sensazione che decido io e lui non ha niente da dire, non per la prima volta io trovo che sia un' osservazione ingiusta e soffro in silenzio, visto che io su questa cosa di cambiagli la scuola ci sto studiando dal 2009 e non mi sembra di aver preso decisioni affrettate, e che magari le potessi decidere io le cose, lo avrei fatto a giugno questo passo, cos^`trasferivo anche Ennio senza colpo ferire e invece questa maledetta cosa che le cose vanno studiate e decise in due, anche quando un momento tranquillo resta un' ossimoro e la vita ci insegue, o, che vi devo dire, io specialmente dopo che ho scritto questo mi sento molto più sollevata e così spero anche di chi ha partecipato con affetto degli infiniti patemi e per semplicità fa prima a leggerselo qui come è andata a finire, vero mamma?

domenica 6 novembre 2011

La donna non vuole essere un uomo 1 (traduzione da Joyce Roodnat)

Joyce Roodnat è giornalista per NRC Handelsblad, uno dei maggiori quotidiani olandesi e ha appena pubblicato un libretto edito dall' editore olandese Contact intitolato: Cosa vuole la donna?
Vi traduco una pre-pubblicazione perché dice cose che mi interessano, e infatti domani vedo di procurarmi il testo per intero.

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La donna non vuole essere un uomo

Una donna non vuole essere uomo. Questo si sa.
Ma non è così semplice.
Che una donna non voglia essere un uomo, gli uomini proprio non riescono a immaginarselo. Proprio non ce la fanno, non possono crederci e basta. Perché gli uomini non solo decisamente non vogliono essere una donna, gli uomini vogliono soprattutto non essere mai altro da un uomo.
Complicato?
Ma no, basta guardare alle reazioni che ci sono quando qualcuno sceglie le caratteristiche esteriori dell'altro sesso. Le donne che seguono il sentiero della mascolinità non devono contare su troppa comprensione o aiuto. Se una ci prova ad assumere un comportamento maschile, riceve dei commenti sarcastici: che virago. Oppure: guarda guarda, questa li porta lei i calzoni. Oppure: ma che, vuoi avere il mio uccello?
Ma se una donna è talmente consapevole di sé che nonostante tute le opposizioni e il sarcasmo, continua a fare l' uomo, alla fine riesce a ottenere rispetto.
Donne in abito da uomo. Donne che si muovono come un duro. Donne che camminano un pelino a gambe divaricate. Donne che si siedono stravaccandosi, il pube leggermente sollevato.
Donne che non si chinano partendo dai fianchi (aggraziato) ma dal collo (forte). donne che accentuano la larghezza del proprio torace (le spalle) al posto della profondità (seno). Donne che ritengono scontato che in compagnia siano loro a mobilitare l' attenzione, e che ci riescono pure.
Se una donna mascolina di questo tipo è anche testarda, gliela passano. Perché nei fatti vuole qualcosa che chiunque, uomo o donna, si può immaginare. Tutto questo è possibile e già succede da tanto tempo.
Allora le donne vogliono essere un uomo?
Ma no.
Perché quella donna in camicia da boscaiolo fa sottilmente in modo che il suo esser donna sia innegabile. La cravatta nel suo abito maschile la evita, perché le spezza la linea della gola. La cravatta è già un passo troppo lungo, è più qualcosa per le adolescenti giapponesi in uniforme scolastica, e questo appartiene al reparto fantasie erotiche, e non fa parte quindi di quanto stiamo dicendo.
La donna quella tuta da operaio la complementa con un cespuglio di capelli (o di legno, se ce l' ha sottomano) mica da poco. O con una canottierina trasparente. Non si fa mancare un gioiello ben puntato sul colletto aperto della camicia. Una donna in smoking porta i tacchi.
Marlene Dietrich dimostrò come possa diventare infernalmente sexy quell' abito da pinguino chiamato tight. I pantaloni attiravano l' attenzione sulle sue famose gambe (assicurate per un milione di dollari), questo in un' epoca che dubitava della rispettabilità di una donna in pantaloni maschili. Dietrich ha dimostrato chiaramente di desiderarla, l' identità maschile, e che questo erotizza la donna. E questo vale sempre, fino a una donna in boxer.

Ma perché una donna che si comporta e/o traveste da uomo strombazzando contemporaneamente il proprio sesso viene considerata così attraente? La risposta è semplice. Così facendo conferma la convinzione maschile che ognuno, nel profondo del proprio cuore, desideri essere un uomo, anche le donne.
A questo un uomo ci arriva, Era quello che lui pensava già.
Il che chiarisce anche immediatamente perché l' altra faccia della medaglia, l' uomo in abiti femminili, sia una barzelletta. Nella commedia A qualcuno piace caldo (1959) Jack Lemmon e Tony Curtis si fanno passare per donne e la parte migliore è la battuta finale del film: "Nessuno è perfetto". Questo è quello che Jack Lemmon si sente rispondere dopo aver ammesso di non essere una donna, anche se ha addosso una gonna e una parrucca. Lui è un uomo! Ma guarda! Si strappa la parrucca dalla testa e pianta le gambe ben allargate l' una dall' altra. Giusto la gonna non se la tira su, per far vedere il rigonfiamento nelle mutande, ma ci manca veramente poco.
Cosa vuoi che sia, è la risposta stoica. " Nobody's perfect". Fine del film.
Perché questo è così divertente? Perché lui, il machoman innamorato di Marilyn Monroe, viene identificato con una donna, anche quando è dichiaratamente un uomo.
Gli uomini in abiti da donna, gli uomini truccati, con rossetto e fondotinta, qui sembra trovarsi il confine. Questo è tradimento al sesso maschile. Per quanto, a ben vedere, se si tratta di un kilt scozzese, improvvisamente vale come una cosa supermaschia. Profumo e mascara da uomo prendono piede e marcano attualmente l' uomo che piace alle donne.
Per quanto l' esagerazione non è consentita... un uomo effeminato suscita sospetto, non solo da parte degli uomini ma anche delle donne. Gli uomini si sentono minacciati, mentre le donne in prima istanza non lo prendono sul serio.
Se le donne che hanno atteggiamenti maschili possono essere accettate o persino considerate attraenti, l' uomo femminile non lo è direttamente. L' uomo femminile deve prima dimostrare di essere davvero un uomo, indipendente dal fatto se sia omosessuale o etero.
Che una certa parte della scena omosessuale scelga per il body-language femminile ha anche poco a che fare con le donne. Gli omosessuali mica vogliono essere donne, dioliscampi. Esagerano l' eleganza, l' abbigliamento, il trucco e soprattutto la motricità femminile. E lo fanno in un modo che nessuna donna vorrebbe fare proprio, a meno che non stia imitando un gay.
In questo modo gli omosessuali lasciano vedere di essere uomini fuori dal comune. Provocano. Rivendicano il diritto alla differenza, il diritto di essere altro dall'etero. Ma sempre conservando tutto il potere, la forza, la dominanza e altre piacevolezze riservate agli uomini e senza le quali la vita per loro non varrebbe un centesimo.
Si tratta di piacevolezze che alle donne non interessano per niente. Perché le donne approfittano volentieri dell'una e dell'altra parte, ma non vogliono essere un uomo, anche se vedono benissimo i vantaggi che ci sono ad esserlo.
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Fine prima parte, ne manca un' altra che cercherò di tradurre in settimana, ma mi interessa intanto sentire cose ne pensate voi. Diciamo che mi piace l' approccio e riconosco alcune cose, ma altre mi sembrano tirate un po' per i capelli.

La fata e il dente e la pasta zia

Stasera si è cenato metà di avanzi e metà no. Mentre per me e il capo facevo un curry thai di verdure avanzate (zucca di halloween, si ancora, cavolfiore posthalloween en 4 melanzanine thai comprate ancora prima del mio viaggio in Italia, facciamo 3 settimane di frigo? Buone come appena colte, signora mia), ai bambini ho fritto dei quadratini della polenta fatta ieri insieme alla prova tecnica di brasato, e intanto che si cuocevano le fettine ho deciso di friggergli con il resto di impasto di pasta zia dolce delle palline.

La pasta zia è un' idea di Lerinni, che mentre cresce un impasto con il lievito lei ci mette accanto una base di pasta madre senza lievito, che cresce con i rimasugli volatili del lievito dell' altra pasta e grazie a questo rinforzo, non è proprio una pasta madre ma una pasta zia, la chiama lei. Solo che io l' ho fatta diversamente. con un impasto messo a lievitare venerdi mattina sabato ho fatto la focaccia: bella, gonfia, con le bollicine, me l' hanno sbafata tutta tra pranzo e cena.

Sulla ciotola dell' impastatrice c' era però avanzato uno strato di pasta molle e appiccicosa, di quelli che da lavare sono rognosissimi e ti intasano pure lo scarico.

Ho riempito così con acqua tiepida un terzo della ciotola, l' ho rimessa a girare fino a che la pasta appiccicaticcia si è sciolta nell' acqua, ci ho aggiunto farina, e poi dell' olio, e poi del latte e altra farina, e il sale, insomma, ho rimesso a lievitare pure quello contando sui resti di lievito presenti nell' appiccicume avanzato. Ha funzionato.

Stamattina Orso ne ha voluto un pezzo tutto suo, che ho messo in un tupperware ed ha continuato a crescere anche lì, toccherà dargli della farina, stasera. Con il resto, non avevo davvero voglia di farci un' altra focaccia (basta, quanta focaccia si può mangiare in questa casa?), ci ho rotto dentro un uovo, ci ho messo dello zucchero di canna ad minchiam e 100 gr. di burro fuso e poi ci volevo fare dei paninetti dolci. Solo che era domenica, l' amichetto ADHD (non sul serio, ma è quello bastardino che ha portato Orso a prendere a martellate la porta del fratello) è rimasto a dormire, e io volevo togliermeli tutti di torno e andare in palestra) insomma, ai paninetti non ho dato il tempo di rilievitare nella forma dei muffin, ho infornato subito e sono venuti buoni, ma un po' mattonosi. Vanno ottimamente per il latte, ma stasera mentre cucinavo mi incombeva sul piano l' impastatrice con il resto appiccicoso dell' impasto dolce, e quello si che aveva rilievitato, ma non avevo tempo e palle di rimettermi a fare la manfrina panini. Così ho messo un pentolino di olio di semi e li ho fritti in palline, serviti spolverati di cannella come secondo (il primo era la fettina preceduta dalla polenta fritta).

"Ma loro, verdura niente?" fa il capo, igienista della domenica sera.
"Massì, gli avevo tirato fuori le carote, guarda lì sopra".

E gli abbiamo sciacquato una carota a testa, che in genere se la tirano fuori dal sacchetto e la sbafano senza manco lavarla.

Crack.
"Mamma, mi è caduto il dente mentre mordevo la carota".
"Ennio, ma veramente" si preoccupa il capo.
"Si, ma gli pendeva da qualche giorno".
"Fa vedere".

(A me sinceramente, così a cena, faceva un po schifo e non ho guardato).

Noi ci perdiamo regolarmente tutti i denti dei figli, e pensare che loro ci terrebbero, mesi fa finalmente ne ho messi alcuni at random in uno scatolino di legno delizioso (insieme al dente del giudizio estratto al capo 20 anni fa il mese dopo che io ero tornata in Italia e che lui mi aveva mandato come pegno d' amore, salvo che poi per telefono mi è toccato esaminarlo per capire se ci mancava un pezzo, visto che gli faceva male la gengiva e si cercava di capire se se ne fosse staccato un pezzetto durante l' estrazione, poi uno dice che mi fanno schifo i denti dei figli, ma ho anche tutta questa roba feticistica che si, è un pezzetto di chi amo, insomma, me li perdo per non fare la scelta di buttarli, evidentemente), con su "il mio primo dentino" che stava in un pacco di roba pubblicitaria che rifilano alle madri incinte, che stanno rincoglionite e si iscrivono a tutto, per fidelizzarle a prodotti come l' olio per neonati (quello giallo, buttato tutto perchè a Ennio peggiorava l' eczema), pannolini e salviettine di marca (mai adottati, noi eravamo per il marchio privato dell' etos che costava un terzo di meno), un CD sponsorizzato da un latte in polvere di canzoni per bambini, bellissimo, peccato ce lo siamo persi, è stata la cosa in assoluto più utile e gradita, e lo scatolino, inutilizzato per anni perchè io ad archiviare le cose proprio non ci sono portata.

"Ma gli date i soldi?" si informa Orso. (Contanti o assegno, mi chiedo oziosamente in silenzio). "Ennio, tu metti il dente in una scatolina, la metti sotto al cuscino e stanotte mamma e papà ti lasciano un soldo".

Ah, ecco, non ci credono più.

"Ma io il mio dente lo voglio".
"Allora ti diamo i soldi adesso e via".

Labbruccio tremulo:
"Ma... ma... la fata del dente?"

Oddio, lo sapevo che Orso sarebbe stato il primo a scoprirci su tutto e fra manco un mese è pure Sinterklaas e chissà che altre scoperte esistono.

"Mamma, ma la fata del dente esiste?"
"Ma no, sono loro", fa Orso.

Il resto si perde in una roba indefinita e vaga di latte tiepido prima di dormire, ripetute domande se hanno davvero mangiato e la cena si può considerare chiusa o vogliono qualcosa. Lasciamo cadere, ecco.

'Io voglio la pappa di cereali", fa Orso.
"No, Orso, quella no, o il latte all' anice o niente".
"Ma l' ho provato e non mi piace, bleah".

Poi a letto mi informo:
"Orso, ma la fata del dente esiste?"
"No".
"Perchè lo pensi?"
"Perchè gli elfi e le fate non esistono e neanche i topolini che portano la moneta e poi con quattro denti fanno un palo della luce, l' ho visto in un film ma non ricordo dove. Mi racconti una storia di Gesù?"

E allora visto l' andazzo, decido per una storia dai vengeli apocrifi, quella in cui Gesù da bambino fa degli uccellini di argilla, così belli, che un altro bambino si arrabbia perchè i suoi fanno schifo e glieli vuole schiacciare, ma Gesù batte le mani spaventato e fa: scappate e quelli diventano vivi e volano via.

Che con questo andazzo tra il reale e fantastico, l' apocrifo è l' unica via che mi dà un certo conforto.

giovedì 3 novembre 2011

Considerazioni orsesche sulla paternità

Stasera il capo alle 16 doveva tornare per far mettere le gomme invernali alla macchina e Ennio dalle 17.15 alle 18 aveva una lezione aperta a due genitori, ma no ai fratelli piccoli, al coro. Il coro sta esattamente dall' altro lato della città, quindi l; idea era di andare, ascoltare, andarcene a cenare da Antonio a Casa Di Maggio, la rosticceria più favolosa e nuova che ci sia in Surinamestraat 40 e andare a riprenderci Ennio alle 19.30 con una pizza appresso, che tanto solo quella si mangiano i miei figli lì.

E Orso ha spiato la lezione per i genitori dalla finestrina sul corridoio, accogliendomi piangendo per l' esclusione quando siamo usciti:
"e io non sapevo dove eravate e vi ho cercati dappertutto e poi non potevo entrare e mi avete lasciato solo" e io lo sapevo benissimo che la cosa per cui si è sentito escluso non eravamo noi che stavamo a sentire, ma erano quegli altri che stavano a cantare, e lui non più. It builds charachter, dicono gli americani.

Che poi Juf Emma mi ha fermata per le scale per dirmi che hanno avuto una qualche forma di miscomunicazione perchè lei aveva appena stabilito con Orso il codice segreto per farlo stare attento a lezione senza doverlo sempre richiamare e il giorno dopo le colleghe le comunicano: no, è fuori dal coro. Ho consolato anche lei.

Poi siamo andati da Antonio, abbiamo convinto Orso che se mangiava prima la pizza poi gli compravamo i bucaneve che gli prendo sempre lì, noi ci siamo mangiati due sfincioni favolosi e due arancini e ci siamo divisi questa delizia di tonno con crosta di semi di finocchio con insalata di arancia e olive nere e subito dopo di noi il negozio si è affollato con un signore con cucciolo nel marsupio e un figlio molto più grande, un ragazzone con la faccia da pischellone, che si sono presi la sedia avanzata nel nostro tavolo e mentre aspettavano l' ordinazione parlavano, il padre a momenti controllava il piccolo, e io lo controllavo anch' io chiedendomi se non avesse caldo e se non era il caso di togliergli un cappello col paraorecchie rivestito di pelo che per la giornata era francamente esagerato, figuriamoci poi dentro.

E Orso finisce la pizza e a voce altra, mentre se ne stanno andando si chiede:
"Ma anche i gay possono avere un bambino?"
"Ma certo", facciamo noi genitori progressisti.
"Si, ma non nel senso che gli esce dalla pancia?"
"No, quello no, quello devono trovare una donna che gli presta la sua di pancia. Però io conosco un signore che ha un blog e lui e suo marito l' hanno trovata in America una signora che gliel' ha prestata e adesso hanno un bambino".

Al capo però è venuto da ridere sotto ai baffi da quando ha detto la parola gay.

Orso, il mio figlio osservatore che tira le conclusioni di quello che vede. Mi chiedo se il signore con il marsupio ci ha sentiti, la mia di ipotesi era quella del secondo nido con serata dedicata ai figli di primo letto e conseguente giro in rosticceria. Ma le dinamiche gastronomiche dei genitori di figli quasi adulti separati mi sembra presto per condividerle con i figli.

I nuovi corsi di vino di novembre e dicembre


Io sto veramente bene quando mi si da o mi do qualcosa da fare. Ecco qui allora in breve l'agenda dei miei prossimi corsi sui vini italiani, partendo dalla mia regione preferita dal punto di vista eno-gastronomico, il Piemonte. Sono stati infatti i vini piemontesi a farmi capire, anni fa, cosa di buono ci possa essere in un vino e temo mi abbiano segnata per sempre, perché se è vero che esistono due scuole filosofiche in enologia, tra quelli che sono per il sangiovese e quelli che sono per il nebbiolo, io sono indiscutibilmente e perdutamente per il nebbiolo, comunque lo vogliano chiamare quelli che lo fanno *lo chiamano anche Spanna, Chiavennasca, Picultener o altro, contenti loro).

Per carità, i migliori corsi che ho fatto negli ultimi due anni, quelli proprio a furor di popolo, sono stati quelli sui vini a base di sangiovese, perché applico la tecnica di mia madre con il pesce. Mia madre odia l'odore del pesce e per farselo piacere da volerlo mangiare anche lei, ci cucina delle cose eccezionali. Ecco, io a furia di sviscerare in modo consequenziale ed analitico quello che ci si può fare con il sangiovese in lezioni da est a ovest (e finiamo con il Morellino di Scansano che io amo più di tutti) negli scorsi due anni sono riuscita a farmelo piacere. Ma a questo giro datemi il nebbiolo (me l' hanno dato, e qui ringrazio di cuore i produttori del Consorzio del Moscato d' Asti, persone deliziose una a una, che mi hanno fatto assaggiare e mi hanno raccontato tutti i vini che fanno, come vi riferirò a mia volta).

Che poi, nebbiolo, nebbiolo, ma mica c' è solo il nebbiolo in Piemonte. Che i bianchi del Piemonte, solo per i nomi che hanno (Erbaluce di Caluso, Arneis, Favorita, Cortese, mica come noi in Abruzzo Passerina, Pecorino, non c'è gioco) ma anche per il sapore sono la destinazione enologica in cui spendo più volentieri i miei soldi. Ma parliamo della Barbera, del Barbaresco, del Dolcetto, che non è per niente un vino dolce, se per caso stavate pensando al contrario. E se proprio vogliamo parlare di vini dolci, allora datemi un Brachetto, un Moscato che proprio non riesci ad ubriacartici neanche con molta buona volontà (specie se ci mangi quei pasticcini alla nocciola che sembrano amaretti morbidi, ma è proprio un' altra razza).

Ecco, tutto questo per dire che fra poco parto con le lezioni sui vini del Piemonte e due sono lezioni con cena perché è da quando i miei non hanno più l' albrgo che non ho più modo di cucinarmi un bel brasato come Cristo comanda e come dico io (e come me l'ha insegnato lo chef Giovanni, un caratteraccio quell' uomo, ma sapeva cucinare queste robe qui del nord ovest), ed è proprio ora di farlo.

E qui lo ripeto, ma basta andarsi a rivedere i miei post piemontesi dall' ottobre scorso all' indietro, se un giorno dovessi rifarmi una vita in Italia ecco, io e il capo il Piemonte ce l' abbiamo in cima alla lista.

Quindi, annotatevi:

- 18 novembre dalle 19.30 alle 22.30 I vini delle Langhe con cena



- 25 novembre dalle 18.30 alle 21 Masterclass I vini dell'Astigiano, cucina Antonella Barbella, presso l' Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam
- il 2 dicembre, sempre la lezione con cena sui Vini del Monferrato dalle 19.30 alle 22.30



- 18 dicembre Dolcezze d' inverno dalle 18 alle 20, che di domenica pomeriggio ci sta tutta una lezione su vini allegri e festevoli come il Brachetto, il passito di Erbaluce, e quelle belle bollicine allegre del Moscato, accompagnate da dolcetti e tortine (vi faccio la mia versione austroungarica con crema al burro di mia nonna Helena della torta alle nocciole, e pure per quest'anno abbiamo sfidato il diabete)

- e nel mentre, il 9 dicembre mi sposto dal Piemonte per passare ai Vini del Vulcano, una classe amatissima con i vini scelti da Peter Smit di Eck en Maurick e da Piet Dooijewaard della Dooijewaard in Wijnen, che me li fanno pagare, come no, ma anche loro li valgono tutti. E con le brevissime giornate che precedono il solstizio, il calore vulcanico ci vuole tutto anche lui. E a parte i vini, ci costruiamo intorno una signora cena.

A parte per la Masterclass, per le altre lezioni ho pochi posti, quindi se vi interessa, anche come regalo di Sinterklaas o di Natale, fatemelo sapere su barbara@madrelingua.com.

PS: ho cambiato le ultime due date perchè mi ero incartata, quelle qui sopra sono quelle giuste.

mercoledì 2 novembre 2011

Mens sana in corpore sano

Venerdì notte mi hanno svegliata i dolori alla gamba e piede destri. Crampi, non potevo poggiarci sopra il peso. Da allora o mi riposo o ho i crampi, ieri a un certo punto camminavo tutta storta che alle mie amiche facevo pena. Solo le birkenstok attenuano un po' (mi permettono di girare per casa), altre scarpe mi ammazzano. Si è capito cos' è? Boh. La tirocinante del mio medico mi ha detto di andare dal fisio.

Ho provato ad andare a comprare qualcosa di meglio e più invernale delle birken nel negozio dell' ex-campionessa di atletica che anni fa ci ha fatti camminare, esaminati e misurati prima di venderci le migliori scarpe da corsa e da squash della nostra vita. Solo che stavolta c' erano due sbarbi, uno dei due rientrato con in mano il sacchetto del pranzo ed ha fatto prima a consigliarmi un paio di solette da 17 euro e vedere come va, che rischiare che gli si raffreddasse il panino se doveva vendermi un paio di scarpe (prezzi da 120 euri in su, ma li avrei spesi volentieri se me li avesse consigliati lei).

Poi ho passato il pomeriggio ad aiutare santosuocero e cognatoscapolo a smontare la cucina nella nuova casa di Marina, che gliene serve una più bassa e preferibilmente non blu e grigia e capisco da me che scendere in tre un piano da lavoro in pietra di 2,5 metri per 4 piani di scale e poi precipitarsi a casa in tram e a piedi per ritirare i figli in tempo, tra un crampo e l' altro, forse non è il modo migliore per farseli passare.

Ovvio che se mi sveglio presto per il fastidio al plantare, poi penso. E penso male. E salto l' appuntamento con la psicologa.

E mi chiedo in cosa sbaglio se non riesco a farmi prendere sul serio su quel paio di cose a cui tengo. Tipo la scuola del figlio, o gli orari e l' impegno per attività intra ed extralavorative. Tipo che tutto quello su cui sputo sudore, lacrime e sangue, due anni dopo lo fa qualcun altro ed è un genio, lo propongo io due anni prima e sono trasparente.

E mi chiedo se devo lavorarci sopra o semplicemente lasciar perdere le cose e le persone che non mi prendono sul serio e dedicarmi un po' di più e un po' meglio a chi invece - e ce ne sono abbastanza da riempirmi un paio di vite - lo fa spontaneamente.

Di cosa mi stanno parlando esattamente i crampi?

Tante domande, poche risposte, qualcuno conosce un fisio affidabile?